24 Aprile 2025
Anche nel suo ultimo giorno di vita, Clementina ha chiesto al suo amico, nostro collaboratore, di denunciare quanto le stava accadendo, di fare video e foto, di poter avere avere un cellulare nuovo, visto che i suoi due telefonini erano stati inspiegabilmente sottratti (a detta del personale sanitario dai parenti), insieme a carta di credito, contanti, documenti e chiavi di casa. "Assassini, mi stanno ammazzando, chiama i carabinieri, fai i video, fai le foto, voglio andare a casa, lasciami un cellulare", ha continuato a ripetere ininterrottamente con le poche forze che le restavano, come si sente nell'audio.
La 95enne Clementina Antonietta Callegari Mortara era entrata in ospedale sana, lucida e in piena autonomia, era stata ricoverata il 21 marzo 2025 per bronchite ed è morta il 1° aprile 2025 dopo 12 giorni e 11 notti legata al letto e sedata nell’Istituto Clinico Città Studi (ICCS) di via Jommelli 17 a Milano, anche denominato "Istituto Clinico Città di Milano", struttura privata convenzionata con la Regione Lombardia, ex Clinica Santa Rita ribattezzata “ospedale degli orrori” dopo il processo iniziato nel 2008, durante il quale la Corte d'Assise d'Appello di Milano aveva condannato a 21 anni e 4 mesi di carcere Pier Paolo Brega Massone, l'ex primario della clinica Santa Rita, accusato della morte di quattro pazienti e arrestato 13 anni prima.
"Io non voglio stare qui", ha detto per l'ennesima volta, chiedendo di essere dimessa. "Mi hanno fatto morire, neanche l'acqua", afferma ad un certo punto. Il nostro collaboratore, i primi giorni, aveva trovato Clementina e la sua compagna di stanza legate e sedate. L'altra signora aveva molta sete, ma essendo legata non poteva bere. Quando lui l'ha aiutata, lei gli ha detto: "Che Dio la benedica, resti qui, la prego". Poi gli ha dato un bacio sulla mano.
Quando il nostro collaboratore era andato a trovare Clementina il 31 marzo 2025, lei sin da subito aveva detto che i suoi due telefonini erano spariti, esattamente come la carta di credito, i contanti, i documenti e le chiavi di casa. Lei inizialmente pensava che le fossero stati rubati e, dopo le continue richieste di informazioni al personale sanitario da parte del nostro collaboratore, i medici hanno detto che gli oggetti sarebbero stati portati via dai parenti.
Tuttavia senza i suoi cellulari, Clementina era rimasta isolata dal mondo. Non poteva più chiamare il suo caro amico e non poteva ricevere telefonate. Inoltre, senza contanti, carta di credito e chiavi di casa, non poteva nemmeno più tornare a casa, cosa che lei chiedeva sin dai primi giorni di ricovero. Giorni in cui tuttavia è stata legata al letto e anche sedata.
Nell'audio che potete ascoltare, Clementina chiede ripetutamente di denunciare, di farle video e foto da dare ai Carabinieri, chiede di poter avere un telefono per chiamare il 112 e un avvocato. Durante la visita del nostro collaboratore, lei gli prende il telefono dalle mani e non glielo vuole ridare. Lo vuole tenere con sé per poter chiamare autonomamente i Carabinieri e denunciare l'ospedale.
"Bisogna parlare ai carabinieri. Io come faccio in queste condizioni?", "Mascalzoni, assassini, mi fanno morire". "Ti rendi conto di quello che hanno fatto?", "Voglio andare a casa, dove sono le chiavi", "Aiutami, ti prego", "Dammi il telefono", "Chiama la Polizia". "Chiama i Carabinieri, fai la denuncia". "Fai i video, fai le foto", "Voglio un telefono, lasciami il tuo telefono". Queste sono solo alcune delle frasi che Clementina ha ripetuto ininterrottamente anche il giorno prima della sua morte, per tutta la durata della visita del suo amico. Frasi che diceva sin dai primi giorni di ricovero.
Il giorno dopo noi ci eravamo recati in ospedale per portare alla 95enne un telefonino nuovo, come da lei richiesto. Tuttavia Clementina non era nella sua stanza. Il personale sanitario diceva che non ci avrebbe rilasciato alcuna informazione in quanto noi non eravamo parenti e che non ci avrebbe detto nemmeno il numero della stanza.
Eravamo dunque allora andati all'info point per capire che cosa stesse succedendo. La receptionist ci aveva detto che dal suo registro risultava il numero di stanza del giorno prima, ossia 228. Noi le avevamo fatto sapere, però, che eravamo già stati lì, ma la 95enne non c'era. Allora la signora ha chiamato direttamente il reparto. Dopo quella telefonata ci ha detto: "Mi dispiace, non posso più dirvi nulla”. Molto preoccupati per la paziente e per questo silenzio persino sul numero della stanza, siamo tornati nel reparto e lì, il signore che c’era con il nostro collaboratore, anche lui amico della paziente, quasi piangendo ha chiesto almeno di poter sapere se fosse viva o morta, ma con un atteggiamento ostile, il personale sanitario ha ribadito che non ci avrebbe dato alcuna informazione.
La sera stessa, una persona ha inviato un messaggio al nostro collaboratore con scritto che la 95enne era morta. Tuttavia, sempre quella sera, un parente della signora aveva parlato con un'altra persona della famiglia, la quale gli aveva detto che la paziente stava bene. Era morta o stava bene? Perché tutti questi messaggi contrastanti?
Il giorno successivo è arrivata l'ufficialità della morte. Clementina era morta.
Restano tante domande, nessuna delle quali ha ancora una risposta. Perché sottrarre i telefonini a una signora di 95 anni che chiamava spesso il suo caro amico, che tutti i giorni le faceva visita in ospedale? Perché sottrarre l'unico strumento di contatto con il mondo esterno? Perché i suoi cellulari venivano messi offline?
Perché le sue richieste di dimissioni (richieste fatte da una paziente che era entrata da sola in ospedale, in piena autonomia e lucidità, che viveva da sola) non sono mai state accolte? Perché la paziente è stata legata e anche sedata?
Sin dall'inizio del ricovero, Clementina aveva chiesto al nostro collaboratore di portarla via. Aveva più volte chiesto anche di filmare tutto e di andare dai carabinieri. Voleva denunciare quanto le stava accadendo. Lo ha chiesto anche poche ore prima della sua morte.
https://www.ilgiornaleditalia.it/news/cronaca/697018/clementina-denunciare-ospedale-morta-infarto-patimento-fisico-morale-immobilizzazione-prolungata-sedata.html
https://www.ilgiornaleditalia.it/news/cronaca/698087/istituto-clinico-citta-studi-milano-paziente-ricoverata-bronchite-legata-al-letto-sedata.html
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