04 Aprile 2025
Addio a Clementina Antonietta Callegari Mortara, la 95enne è entrata in ospedale (lucidissima) per una bronchite ed è morta dopo 12 giorni e 11 notti di ricovero durante il quale è stata legata a letto e sedata al punto da non riuscire più a parlare chiaramente, ad interagire con il mondo, a muoversi. Nel corso della degenza ospedaliera lei è dimagrita moltissimo dato che non mangiava e non si muoveva, uno dei suoi due cellulari si era scaricato e non era più stato caricato, mentre l'altro continuava ad essere messo in modalità offline. Cellulari che, negli ultimi giorni di ricovero, sono stati sottratti insieme a carta di credito, contanti, documenti, chiavi di casa, impedendo alla signora di poter chiamare il suo caro amico che tutti i giorni le faceva visita e chiunque altro desiderasse contattare. Impedendole di tornare a casa nonostante le sue continue richieste di dimissioni, fatte sin dai primi giorni di ricovero, sia prima della sedazione sia dopo.
La signora, quando aveva i telefoni funzionanti, chiamava spesso il nostro collaboratore chiedendogli aiuto: "Portami via, tutta una violenza, mi tengono bloccata a letto, mi legano, mi hanno tolto il cellulare dalle mani, mi fanno punture di non so che cosa, mi stanno ammazzando, vieni a prendermi, portami via, voglio andare via". Queste sono solo alcune delle frasi che Clementina diceva, ripetiamo, sia prima sia dopo la sedazione. Le diceva anche quando lui andava a trovarla.
Il giorno in cui erano spariti i telefoni, Clementina aveva strappato dalle mani del nostro collaboratore il suo telefono e non voleva ridarglielo. "Lasciamelo, mi serve - gli diceva implorandolo - i miei cellulari non ci sono più, voglio chiamare i carabinieri". Quel giorno la sedazione era molto inferiore rispetto a quella decisamente evidente dei giorni precedenti. Il giorno successivo lui era andato in ospedale per portarle un telefonino nuovo, ma lei era scomparsa.
Il 21 marzo 2025, la signora (che, ribadiamo, era lucidissima, viveva da sola, era autonoma e indipendente) aveva chiamato l'ambulanza perché aveva il fiato corto dovuto a una bronchite che "si trascinava da qualche settimana". Aveva preferito chiamare il 118 anziché recarsi in un ospedale con la propria macchina perché aveva "paura di non trovare parcheggio". Lei guidava abitualmente. Trascorreva l'inverno a Milano, mentre in estate si recava in Sicilia tra Messina e Stromboli. Ogni tanto andava anche a Bogliasco in Liguria. Aveva una casa in ognuno di questi quattro luoghi. Era nata l'1 giugno 1920 a Messina e avrebbe compiuto 95 anni fra due mesi.
I sanitari del 118 l'hanno trasportata nell'ospedale privato convenzionato con la Regione Lombardia "Istituto Clinico Città Studi" di via Jommelli 17, a Milano, anche denominato "Istituto Clinico Città di Milano", ex Clinica Santa Rita ribattezzata “clinica degli orrori” dopo il processo iniziato nel 2008. La signora è stata ricoverata nella stanza 227 del reparto del dottor Matteo Carlo Ferrari, a capo dell'Unità Operativa di Medicina Generale, al secondo piano. Il 31 marzo 2025 è stata spostata nella camera 228. Il ricovero è durato 11 notti e 12 giorni, dal 21 marzo all'1 aprile 2025.
Dopo il suo ingresso nella struttura ospedaliera, la signora aveva chiamato il nostro collaboratore agitata: "Aiuto, mi hanno legata, vieni a prendermi, mi tengono bloccata a letto, tutta una violenza, portami via". Lui le aveva chiesto dove fosse e, nella telefonata, la signora, lucida, gli aveva indicato la via. Nell'audio si percepisce che la 95enne non aveva il telefono vicino all'orecchio e si sente anche il cellulare sfregare sulle lenzuola. La signora era legata.
Quando lui si è recato nella struttura nell'orario di visita, ha trovato infatti la 95enne legata al letto. Era legata anche la paziente che c'era nel letto accanto. Questa, nella prima visita del nostro collaboratore, lo implorava di darle da bere mentre lui parlava con Clementina, chiedendo continuamente con gentilezza: "Mi aiuti, ho tanta sete, mi aiuti, ho tanta sete, ho molta sete, per favore mi aiuti". Lei da sola non poteva prendere la bottiglietta in quanto legata. Quando lui gliel'aveva avvicinata alla bocca, lei lo aveva ringraziato: "Che Dio la benedica, resti qua per favore". Gli aveva anche dato un bacino sulla mano. L'ultima volta che siamo stati in ospedale, al contrario delle volte precedenti abbiamo trovato la paziente completamente addormentata.
Dopo le prime chiamate di Clementina al nostro collaboratore, la 95enne ha iniziato ad essere sedata e biascicava. Era impossibile comprendere le sue parole, ma le poche comprensibili erano sempre le stesse: "Aiuto, aiuto, aiuto, mi fanno iniezioni di non so che cosa, portavi via, voglio andare via, voglio le dimissioni, mi stanno ammazzando, chiama i carabinieri". La paziente ha ripetuto queste frasi in ogni telefonata e ogni volta che il nostro collaboratore è andato a trovarla.
Veniva legata nonostante, a causa della sedazione, non riuscisse a parlare chiaramente e a muoversi. La signora inoltre ci riferiva di non mangiare da giorni. Era visibilmente dimagrita dal suo ingresso in ospedale. Non era più in grado di scendere dal letto né di camminare. A volte voleva bere, ma anche lei non riusciva a prendere la bottiglietta essendo legata.
Negli ultimi giorni il nostro collaboratore l'ha trovata slegata e con meno sedazione. Probabilmente i nostri articoli avevano fatto smuovere qualcosa.
Nell'ultima visita prima della scomparsa della 95enne, il nostro collaboratore si era accorto che alla paziente erano stati sottratti i suoi due cellulari, i documenti, i contanti, la carta di credito e le chiavi di casa. Oggetti che, a detta del personale sanitario, sarebbe stati portati via dai parenti. Senza telefonini, (uno dei quali i giorni prima si era scaricato e non era più stato caricato, mentre l'altro era stato messo in modalità offline), Clementina non aveva più potuto contattare il suo amico né avrebbe potuto lasciare la struttura ospedaliera chiamando un taxi.
Sempre nell'ultima visita, consapevole del fatto che le fossero stati sottratti i cellulari, aveva strappato dalle mani del nostro collaboratore il suo telefono e non voleva ridarglielo. "Lasciamelo, mi serve - gli diceva implorandolo - i miei cellulari non ci sono più, voglio chiamare i carabinieri". Quel giorno la sedazione era molto inferiore rispetto a quella decisamente evidente dei giorni precedenti.
Clementina aveva più volte chiesto al suo amico di filmare tutto e di andare dai carabinieri. Inoltre gli chiedeva sempre quali iniezioni le venissero fatte, ma lui non le sapeva rispondere perché i medici non davano informazioni di questo tipo a chi non era parente. Lei voleva firmare una delega per fare in modo che il personale sanitario potesse rivelargli tutto, ma i medici dicevano che non accolgono deleghe da parte di chi è sedato.
Clementina è morta senza poter contattare il suo amico, il quale le aveva fatto compagnia durante il ricovero nell'orario di visita, durante le telefonate e col quale ogni settimana trascorreva del tempo prima dell'ingresso in ospedale. Senza telefoni la paziente era isolata, non poteva avere contatti con il mondo esterno.
L'1 aprile, il giorno successivo a quello della sparizione dei 2 cellulari, noi eravamo andati a far visita a Clementina per portarle un cellulare nuovo, con alcuni numeri registrati, fra cui quello del nostro collaboratore, suo amico. Tuttavia lei non era nella sua stanza. Abbiamo chiesto in quale camera fosse, ma il personale sanitario aveva detto che la signora non era più lì, che non avrebbe rilasciato informazioni in quanto non eravamo parenti e che non ci avrebbe detto il numero della stanza.
Eravamo allora andati all'info point per capire che cosa stesse succedendo. La receptionist ci aveva detto che dal suo registro risultava il numero di stanza del giorno prima, ossia 228. Noi le avevamo fatto sapere, però, che eravamo già stati lì, ma la 95enne non c'era. Allora la signora ha chiamato direttamente il reparto. Dopo quella telefonata ci ha detto: "Mi dispiace, non posso più dirvi nulla”. Molto preoccupati per la paziente e per questo silenzio persino sul numero della stanza, siamo tornati nel reparto e lì, il signore che c’era con il nostro collaboratore, anche lui amico della paziente, quasi piangendo ha chiesto almeno di poter sapere se fosse viva o morta, ma con un atteggiamento ostile, il personale sanitario ha ribadito che non ci avrebbe dato alcuna informazione. “Disumani - ha poi detto lui raccontando che cos’era successo -, la persona a cui ho chiesto se la donna fosse viva o morta non provava emozioni”.
Una lettrice de Il Giornale d'Italia, che conosceva la situazione, ha dichiarato: "In una delle ultime chiamate, Clementina ti diceva biascicando stremata che aveva chiesto le preparassero le carte per le dimissioni, ma più lottava per farsi ascoltare da medici e infermieri e più la stordivano con la sedazione.
In questo ospedale hanno scelto deliberatamente di usare le maniere forti su una paziente di 95 anni lucida, autonoma, capace di intendere e volere, e che era solo spaventata. Questo anziché scegliere di fare la cosa giusta, che richiedeva maggior dedizione e professionalità, ovvero, tenerla sveglia, farle un po’ di compagnia e fornirle le dovute rassicurazioni sulle cure - viene quasi il dubbio se sapessero come curarle la bronchite.
Clementina ha subito per giorni delle crudeltà in totale assenza di comprensione umana. A volte in ospedale se reputano che un paziente possa far agitare gli altri, perché magari alza la voce e dice che lo stanno ammazzando, lo sedano. Ma questa non è una regola, bensì una scelta arbitraria. Inoltre, si sa che la sedazione ripetuta e intensa può diventare profonda e portare alla morte, come per i pazienti oncologici in stato terminale, che vengono appunto accompagnati alla morte".
Ci sono arrivati diversi messaggi da parte dei nostri lettori. "Io, da figlio, non toglierei mai il cellulare a mia madre mentre è ricoverata in ospedale. E' una violenza fare una cosa del genere". "E' stata torturata, il declino è stato evidente dal giorno del suo ingresso in ospedale a seguito delle terapie a cui è stata sottoposta e delle modalità stesse con cui è stata gestita. Un progressivo deperimento fisico e psichico, anche a seguito delle costrizioni, sembra una condanna a morte". "Speriamo che tutti i casi di malasanità vengano alla luce e che sia fatta giustizia".
Il suo amico Pippo di Messina: "Clementina amava parlare di alcune situazioni definendole kafkiane... e ora si è ritrovata lei nella storia più kafkiana di tutte".
Clementina Antonietta Callegari Mortara era stata ricoverata il 21 marzo 2025 per bronchite ed è morta il 1° aprile 2025 dopo 12 giorni e 11 notti legata al letto e sedata nell’Istituto Clinico Città Studi di via Jommelli 17, a Milano, anche denominato "Istituto Clinico Città di Milano", ospedale privato convenzionato con la Regione Lombardia, ex Clinica Santa Rita.
1) Puntata 1 del 28 marzo 2025
2) Puntata 2 del 29 marzo 2025
Articolo Andrea Stramezzi, 29 marzo 2025
3) Puntata 3 del 30 marzo 2025
4) Puntata 4 del 31 marzo 2025
5) Puntata 5 del 1 aprile 2025
6) Puntata 6 del 2 aprile 2025
7) Puntata 7 del 3 aprile 2025
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