29 Luglio 2025
Israele ha reclutato alcuni influencer per fare propaganda e raccontare la sua versione del genocidio in corso nella Striscia di Gaza. Domenica 27 luglio, tra i volti selezionati per questa operazione di comunicazione ci sono Bellamy Bellucci, Eylon Levi e altri content creator attivi soprattutto su Instagram e X. Il gruppo ha visitato il valico di Kerem Shalom, al confine tra Israele e Gaza, documentando con selfie e video la presenza di pallet di aiuti umanitari ammassati sotto il sole. Il messaggio degli influencer nega la carestia e va contro la realtà dei fatti: “l’Onu non li distribuisce”.
L’intento, secondo Tel Aviv, è quello di mostrare all’opinione pubblica internazionale che se nella Striscia si soffre la fame, la responsabilità non sarebbe da attribuire a Israele, ma alla gestione inefficace delle Nazioni Unite. I contenuti postati dagli influencer insistono su questa narrativa, veicolata a colpi di stories, reel e commenti nei feed social, senza menzionare il genocidio in corso.
Non si tratta della prima iniziativa di questo genere da parte dell’esercito israeliano (Idf), che già lo scorso ottobre – nei giorni successivi all’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, costato la vita a 1.200 israeliani tra civili e militari, con oltre 250 persone rapite – aveva coinvolto personaggi pubblici e influencer per “raccontare la guerra a beneficio della difesa israeliana”.
A sostegno della strategia digitale propagandistica messa in campo, il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen aveva dichiarato che “i social network e l'influenza sull'opinione pubblica internazionale sono fondamentali durante la guerra, al fine di mobilitare il sostegno internazionale”.
Il messaggio che Cohen intende diffondere è netto: “la lotta dello Stato di Israele è la lotta della luce contro le tenebre, una cultura che desidera la vita contro i vili terroristi”. E proprio in quest’ottica, il ministro ha elogiato l’impegno degli influencer ringraziandoli per il loro contributo “da veri patrioti”, sottolineando che agiscono “per amore della patria” e “si prendono cura di tutti i cittadini di Israele”.
Tra i volti di spicco coinvolti fin dai primi mesi del conflitto figurano nomi come Noa Tishby (attrice e produttrice), Emily Schrader (giornalista), Fleur Hassan-Nahoum (ex vicesindaco di Gerusalemme), Joe Zevuloni (imprenditore residente negli Stati Uniti) e Arsen Ostrovsky (avvocato per i diritti umani).
Al valico di Kerem Shalom, oltre al già citato Eylon Levy, era presente anche Bellamy Bellucci, influencer sudafricana transgender nota per i suoi contenuti su bellezza, botox e make-up, ma oggi anche attivista filo-Idf. Su Instagram, dove conta oltre 70mila follower, ha condiviso video tra i pallet di scatoloni negando la carestia e il genocidio a Gaza: “Basta con le bugie! Lo Stato ebraico non ha alcuna colpa: sono le Nazioni Unite che non hanno distribuito gli aiuti ai civili di Gaza. E l'ho visto con i miei occhi, proprio a Gaza”, scrive Bellucci.
Dello stesso tono il messaggio di Eylon Levy, ex portavoce del governo israeliano allontanato dal premier Netanyahu per divergenze politiche. Oggi prosegue la sua attività comunicativa su Instagram, dove afferma: “Israele sta consegnando aiuti a Gaza più velocemente di quanto l’Onu riesca a distribuirli. Mentre lasciano marcire al sole i viveri, le Nazioni Unite scrivono comunicati stampa incolpando Israele. Tutti questi pallet sono dentro Gaza, e l’Idf sta esortando l’Onu a prenderli”.
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