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Gaza, presidente Unicef Italia Nicola Graziano sul genocidio: “È un’ecatombe che va fermata, malnutrizione aumentata del 180% da febbraio”

Per Graziano "i bambini che sopravvivono alla guerra a Gaza saranno per sempre colpiti dalle privazioni e dall'esposizione agli eventi traumatici che hanno vissuto" durante il genocidio in corso

28 Luglio 2025

Gaza, presidente Unicef Italia Nicola Graziano sul genocidio: “È un’ecatombe che va fermata, malnutrizione aumentata del 180% da febbraio”

Nicola Graziano Fonte: Unicef Italia

"È un’ecatombe che va fermata", denuncia con fermezza Nicola Graziano, presidente dell’Unicef Italia, parlando del genocidio in corso a Gaza. "Per mano dell’uomo, non a causa della natura, si stanno consumando vite umane", aggiunge, evidenziando l’aumento drammatico del 180% dei casi di malnutrizione acuta nei bambini rispetto a febbraio. La situazione è catastrofica, ed è su questo che l’Unicef lancia un grido d’allarme alla comunità internazionale.

Gaza, presidente Unicef Italia Nicola Graziano sul genocidio: “È un’ecatombe che va fermata, malnutrizione aumentata del 180% da febbraio”

Una catastrofe umanitaria senza precedenti è quella che si sta consumando nella Striscia di Gaza, dove, secondo l’Unicef, i più piccoli stanno pagando il prezzo più alto. "Vorrei premettere che a Gaza vivono un milione di bambini e che tutti, ripeto tutti, oggi hanno urgente bisogno di assistenza umanitaria", dichiara il presidente Nicola Graziano in un’intervista.

Fin dall’inizio del conflitto, i minori, sia palestinesi che israeliani, sono stati vittime di violenze, privazioni e traumi indelebili. "Bambini sono stati uccisi, traumatizzati e presi in ostaggio. Bambini sono rimasti orfani e feriti. I bambini sono affamati e non hanno acqua potabile. I bambini non vanno a scuola e la sicurezza delle loro case è un ricordo lontano", spiega Graziano. Secondo i dati Unicef, "negli ultimi 21 mesi di guerra a Gaza sono stati uccisi più di 17 mila bambini e 33 mila sono stati feriti. Ogni giorno sono stati uccisi in media 28 bambini, l'equivalente di un'intera classe. Considerate questo dato per un momento. Un'intera classe di bambini uccisi, ogni giorno, per quasi due anni. Un’enormità".

I traumi sono incancellabili, e il futuro dei sopravvissuti è drammaticamente incerto. "Tutti i bambini di Gaza oggi hanno bisogno di assistenza psicologica a causa dei traumi inferti dalla guerra. Perdita dei genitori, di parenti amici, distruzione delle proprie case, fame, povertà e mutilazioni. I bambini che sopravvivono alla guerra a Gaza saranno quindi per sempre colpiti dalle privazioni e dall'esposizione agli eventi traumatici che hanno vissuto. Già prima dell'inizio della guerra, metà della popolazione infantile di Gaza aveva bisogno di assistenza psicologica e di salute mentale. Oggi, tutti i bambini di Gaza hanno bisogno di questi servizi".

Le immagini che arrivano da Gaza mostrano bambini malnutriti, disidratati, senza accesso ad acqua e cure. L’Unicef è presente sul campo e continua a documentare l’orrore. "Attraverso i nostri team a Gaza raccontiamo e denunciamo ciò che oggi è tristemente divenuta realtà e quotidianità. Per mano dell’uomo non a causa della natura si stanno consumando vite umane. Dobbiamo denunciare con forza che i bambini non sono combattenti. Vengono uccisi e mutilati mentre fanno la fila per ottenere cibo e medicine salvavita che oramai non ci sono più. Cibo e acqua scarseggiano, i bambini bevono acqua putrida o acqua del mare, è tutto distrutto stanno proliferando nuove malattie. Stanno sopportando condizioni di vita catastrofiche, tra cui come dicevo una grave insicurezza alimentare e la malnutrizione. Degli oltre 113 mila bambini sottoposti a screening per la malnutrizione a giugno, quasi 6 mila sono risultati gravemente malnutriti. Questo rappresenta uno sconcertante aumento del 180 per cento dei casi di malnutrizione acuta rispetto a febbraio. Questi bambini gravemente malnutriti hanno bisogno di cure costanti e controllate, di acqua sicura e di assistenza medica per sopravvivere ma la capacità di produzione idrica è drasticamente diminuita e, di conseguenza, il 95 per cento delle famiglie di Gaza non ha accesso ad acqua a sufficienza".

Il collasso idrico è un altro fronte tragico. "Il pompaggio dell'acqua, la desalinizzazione e il trattamento delle acque reflue funzionano tutti a capacità notevolmente ridotta a causa della mancanza di carburante. I servizi igienici sono quasi al collasso. Con l'acqua pulita sempre più difficile da raggiungere, i bambini hanno poca scelta se non quella di bere acqua contaminata. Questo aumenta il rischio di epidemie, con le malattie trasmesse dall'acqua che rappresentano oggi il 44 per cento di tutte le consultazioni sanitarie. Continuiamo a registrare un aumento dei casi di infezioni diarroiche e respiratorie nei bambini sotto i cinque anni. E negli ultimi giorni, il nostro team Unicef a Gaza ha risposto a un'epidemia di meningite con decine di neonati gravemente malati. È una ecatombe che va fermata, non abbiamo più parole per definire questa situazione".

Dall’Italia, qualcosa si muove. "Ringrazio la presidente Meloni e il ministro Tajani per aver consentito insieme alla nostra Unità di crisi l’arrivo nel nostro territorio di bambini colpiti da mutilazioni o gravi malattie", dice Graziano, riconoscendo anche l’impegno dei 5 milioni di euro stanziati per Unicef. Tuttavia, i numeri sono implacabili: "A Gaza ci sono un milione di bambini e migliaia di loro hanno urgentemente bisogno di assistenza medica d'emergenza. I bambini con ferite traumatiche e gravi condizioni mediche preesistenti sono a rischio di morte perché le cure mediche di cui hanno bisogno non sono disponibili nella Striscia. Gli ospedali che sono ancora in grado di operare sono sovraccarichi, con i reparti di emergenza che operano a pieno regime e con un'affluenza superiore al 100 per cento. Queste strutture devono far fronte a gravi carenze di medicinali essenziali e di carburante, che interrompono le cure critiche e lasciano al buio alcune sale operatorie. L'accesso alle cure neonatali critiche è stato ridotto di quasi il 70 per cento. Almeno 12.500 pazienti con ferite gravi, malattie croniche e condizioni mediche complesse necessitano di un'evacuazione medica urgente, tra cui migliaia di bambini. Ma solo un piccolo numero di Paesi tra cui come dicevo l’Italia, sta accogliendo pazienti da Gaza, causando un numero ancora maggiore di morti evitabili. Insomma finché il sistema sanitario di Gaza non avrà capacità sufficienti, l'Unicef chiede un maggiore sostegno per le evacuazioni mediche, con la garanzia che tutti i pazienti evacuati e i loro assistenti possano tornare a Gaza dopo il trattamento e la guarigione".

Anche gli aiuti umanitari scarseggiano. "Dopo quasi 11 settimane di blocco totale degli aiuti, le autorità hanno permesso l'ingresso nella Striscia di Gaza di una piccola quantità di forniture Onu a partire dalla metà di maggio. Non è neanche lontanamente sufficiente. Tra il 19 maggio e il 2 luglio, le autorità hanno permesso a una media di 30 camion ONU al giorno di scaricare gli aiuti ai valichi designati. Tra questi, prodotti nutrizionali dell'Unicef, forniture per il trattamento delle acque e vaccini. 30 camion al giorno sono una minima parte di ciò che serve a due milioni di persone per sopravvivere. Continuiamo quindi a chiedere alle autorità di permettere l'ingresso e la consegna di aiuti umanitari a Gaza con una velocità e una portata sufficienti a soddisfare i bisogni urgenti di bambini e famiglie".

E sulla risposta delle Nazioni Unite: "Lo ha detto molto bene la nostra direttrice mondiale Russell giorni fa al Consiglio di Sicurezza e lo ribadisco qui. Negli ultimi mesi la risposta umanitaria guidata dalle Nazioni Unite è stata messa da parte, nonostante il fatto che durante il cessate il fuoco di marzo abbiamo fornito assistenza in modo efficiente e sicuro. L'Unicef e i suoi partner si sono impegnati a fornire assistenza umanitaria, tra cui vaccini essenziali e cure neonatali, servizi nutrizionali salvavita e accesso all'acqua potabile, attraverso più di 400 punti di distribuzione in tutta Gaza. L'Unicef e i nostri partner si sono spinti oltre, consegnando gli aiuti porta a porta, raggiungendo i bambini malnutriti e le madri incinte direttamente nei loro luoghi di rifugio"

Il messaggio dell’Unicef è chiaro: servono accesso umanitario sicuro, aiuti smilitarizzati, rispetto del diritto internazionale e protezione per i civili. "Noi chiediamo che l'Unicef e i nostri partner umanitari possano fare il loro lavoro. Abbiamo dimostrato che i beni di prima necessità come medicine, vaccini, acqua, cibo e nutrizione per i bambini possono raggiungere chi ne ha bisogno, ovunque si trovi, quando abbiamo un accesso adeguato. Abbiamo urgentemente bisogno di un ritorno al funzionamento della pipeline di aiuti guidata dalle Nazioni Unite, con un accesso umanitario sicuro e sostenuto attraverso tutti i valichi disponibili. Inoltre, l'Unicef ribadisce l'appello del Segretario Generale a garantire che tutti gli aiuti forniti siano smilitarizzati e fondati sui principi di umanità, imparzialità, neutralità e indipendenza. La sicurezza dei civili deve essere fondamentale. Esorto questo Consiglio ad usare tutto il suo peso per fare pressione sulle parti affinché accettino questi principi e queste regole".

E alle parti in causa invece cosa chiedete in questo momento? "A Gaza gli effetti della violenza perpetrata sui bambini sono stati catastrofici. Il diritto internazionale è chiaro: tutte le parti in conflitto hanno l'obbligo di proteggere i civili e di garantire la consegna sicura e senza ostacoli dell'assistenza umanitaria. Esattamente quello che non sta accadendo. Chiediamo a tutte le parti di agire immediatamente per proteggere i bambini. Chiediamo a Israele di rivedere urgentemente le sue regole di ingaggio per garantire il pieno rispetto del diritto internazionale umanitario, in particolare la protezione dei civili, compresi i bambini, e di condurre indagini approfondite e indipendenti sugli incidenti e sulle presunte violazioni per assicurare la responsabilità. E chiediamo a tutte le parti di rispettare i loro obblighi legali per garantire la sopravvivenza e il benessere della popolazione civile, anche attraverso un accesso umanitario sicuro, rapido e senza ostacoli. Chiediamo ad Hamas e agli altri gruppi armati palestinesi di rispettare il diritto internazionale umanitario, compreso il rispetto delle strutture da cui dipendono i civili e la facilitazione dell'accesso senza ostacoli. Inoltre, dovrebbero rilasciare immediatamente e senza condizioni tutti gli ostaggi detenuti a Gaza. Bisogna arrivare senza indugi con l’impegno diplomatico del mondo intero ad un cessate il fuoco senza se e senza ma".

Il messaggio finale è rivolto proprio ai bambini di Gaza: "Perdono. Vi abbiamo deluso. È la semplice verità. Visto dai loro occhi, il nostro fallimento è un tradimento del loro diritto di essere bambini. Bambini sani, sicuri e istruiti. La storia giudicherà duramente questo fallimento. E anche i bambini lo giudicheranno. I bambini di Gaza, come quelli di tutto il mondo, meritano la pace. Il nostro compito è dare ai bambini il futuro che meritano. Dobbiamo semplicemente impegnarci e darci la mano, come avrebbe detto Papa Francesco".

Fonte: L'Espresso

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