29 Luglio 2025
“Our genocide“. È il titolo dell’ultimo rapporto di B’Tselem, secondo cui Israele sta commettendo un genocidio contro i palestinesi nella Striscia di Gaza secondo i parametri del diritto internazionale. Alla stessa conclusione giunge il report di un'altra ong, quello di Physicians for Human Rights. È la prima volta che le organizzazioni israeliane per i diritti umani affermano in via ufficiale che Israele si sta macchiando della distruzione del popolo gazawi e chiedono alla comunità internazionale di intervenire per fermare le atrocità.
Nel documento pubblicato da B’Tselem, una delle più note ong israeliane per i diritti umani, si denuncia una serie di gravi violazioni umanitarie da parte di Israele nella Striscia di Gaza. Pur condannando con fermezza l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 – definito come crimine di guerra e probabile crimine contro l’umanità –, il rapporto evidenzia come la reazione israeliana sia stata caratterizzata da “un bombardamento massiccio e indiscriminato di centri abitati” e dalla “morte di fame di oltre due milioni di persone come metodo di guerra”. Le operazioni militari israeliane avrebbero provocato “uccisioni di massa”, danni psicofisici diffusi, e la distruzione sistematica delle infrastrutture civili, culturali ed educative di Gaza.
Il rapporto si basa su testimonianze dirette di residenti, dati di agenzie delle Nazioni Unite, inchieste giornalistiche e valutazioni di esperti di diritto internazionale. Tra le accuse principali, anche “arresti di massa e abusi sui detenuti nelle prigioni israeliane, che sono di fatto diventati campi di tortura per migliaia di palestinesi detenuti senza processo” e “sfollamenti forzati di massa, compresi tentativi di pulizia etnica”, insieme alla distruzione di campi profughi e all’indebolimento deliberato di UNRWA, l’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi.
“Le dichiarazioni rilasciate da importanti decisori israeliani in merito alla natura dell’attacco a Gaza hanno sempre manifestato intenti genocidi”, afferma il rapporto. Vengono citate le parole dell’ex ministro della Difesa Yoav Gallant che ha definito i palestinesi “animali umani”, così come la dichiarazione del premier Benjamin Netanyahu del 28 ottobre 2023, in cui ha paragonato la guerra a Gaza a quella contro “Amalek”, il popolo biblico che Dio ordinò di sterminare. Tali affermazioni, unite ai fatti sul terreno, portano secondo B’Tselem a “una conclusione inequivocabile: Israele sta adottando misure coordinate per distruggere intenzionalmente la società palestinese nella Striscia di Gaza… e sta commettendo un genocidio contro i palestinesi”.
Parallelamente, il rapporto pubblicato da Physicians for Human Rights – Israel analizza l’attacco sotto il profilo sanitario e giuridico, arrivando anch’esso alla conclusione che Israele è responsabile del crimine di genocidio, come definito dalla Convenzione delle Nazioni Unite. Secondo la ong, le azioni israeliane “non sono accessorie alla guerra, ma fanno parte di una politica deliberata che prende di mira i palestinesi come gruppo”. Vengono identificati almeno tre atti riconducibili alla definizione giuridica di genocidio: “Uccidere membri del gruppo, causare loro gravi danni fisici o mentali e infliggere loro deliberatamente condizioni di vita volte a provocare la distruzione totale o parziale del gruppo”.
La PHRI lancia dunque un appello urgente alla comunità internazionale affinché adempia ai propri obblighi previsti dall’articolo I della Convenzione sul genocidio, esortando anche le organizzazioni sanitarie e umanitarie mondiali a intervenire contro quella che definisce “una catastrofe umanitaria” dovuta al collasso intenzionale del sistema sanitario gazawi.
Oltre a queste due organizzazioni israeliane, sono numerose le realtà che parlano apertamente di genocidio: da Amnesty International a Human Rights Watch, dalla Federazione internazionale per i diritti umani a Medici senza frontiere. Diversi esperti israeliani di genocidio e Olocausto, come Daniel Blatman, Omar Bartov, Raz Segal e Amos Goldberg, condividono l’analisi, segnalando una deriva che, secondo loro, ha oltrepassato la soglia dei crimini di guerra per configurare un tentativo deliberato di annientamento della popolazione palestinese.
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