21 Novembre 2025
Orcel, Castagna, Meloni, von der Leyen e Lovaglio, fonte: imagoeconomica
La Commissione Europea ha deciso di avviare una procedura di infrazione contro l'Italia per la sua legge sul golden power nell'ambito dell'Ops Unicredit - Banco Bpm per "incompatibilità dei poteri discrezionali nelle fusioni bancarie con il diritto dell'Unione europea in Italia". Bruxelles ha inviato una lettera di messa in mora, ritenendo che il governo abbia ostacolato la libera circolazione dei capitali e interferito con Commissione e BCE. L'intervento dell’Antitrust europeo secondo la Commissione Ue "non riguarda un caso specifico ma la legislazione italiana". Sul tavolo c'era anche l'ipotesi di un accordo mediato dal ministro dell'Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, secondo cui i partiti di maggioranza avrebbero garantito di sostenere Ursula von der Leyen e la sua Commissione, come anticipato dal Giornale d'Italia.
Era attesa per oggi la decisione della Commissione europea sulla possibile procedura di infrazione per l'utilizzo dei poteri speciali del golden power da parte dell'Italia nel caso Unicredit e la decisione è arrivata. Nel mirino di Bruxelles è finito il cosiddetto golden power, il Dpcm che interveniva sulla vicenda Unicredit-Banco Bpm. Nella lettera la Commissione sottolinea che, "pur essendo volta a tutelare la sicurezza nazionale e l'ordine pubblico", la normativa "per come applicata dalle autorità italiane, rischia di consentire interventi ingiustificati per motivi economici, compromettendo i principi della libertà di stabilimento e della libera circolazione dei capitali nel mercato unico. Inoltre, la normativa italiana si sovrappone alle competenze esclusive della Banca centrale europea nell'ambito del Meccanismo di Vigilanza Unico".
Una vicenda spinosa quella relativa al Golden power che di fatto vede contrapposti Unicredit e Governo. Lo scorso luglio il Tar del Lazio aveva accolto "parzialmente" il ricorso di Unicredit contro l'esercizio del Golden Power, che aveva posto dei paletti all'ops su Banco BPM. Due i punti del ricorso presentati che erano stati accolti dal Tribunale amministrativo del Lazio, che allo stesso tempo ne aveva "bocciati" altri due, ritenuti invece legittimi. Fra i due punti annullati c'era il riferimento temporale a 5 anni della richiesta di "non ridurre per un periodo di cinque anni il rapporto impeghi/depositi praticato da Banco BPM e UniCredit in Italia, con l'obiettivo di incrementare gli impieghi verso famiglie e PMI nazionali".
Il secondo punto annullato si concentrava sull'obbligo di mantenere il livello del portafoglio di project finance. Rimasto l'obbligo di uscita dalla Russia e acquisto titoli del Tesoro.
Così il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti: "La commissione solleva obiezioni sulla norma cosiddetta Golden Power, riformata nel 2022 con il governo Draghi. Sulla base delle valutazioni della sentenza risponderemo ai rilievi che ci vengono mossi nelle sedi competenti. Con spirito costruttivo e collaborativo faremo una proposta normativa che farà chiarezza e supererà le obiezioni. Siamo convinti che permetterà di avere un quadro di competenze condiviso".
Come anticipato dal Giornale d'Italia, sul tavolo c'è la messa a punto del "terzo polo bancario allargato", ovvero la combinazione MPS - Mediobanca - Banco BPM che darebbe vita ad un gruppo da 50 miliardi di capitalizzazione.
La combinazione dei 3 istituti ad oggi esprimerebbe infatti una capitalizzazione di € 47,2 miliardi: Siena, a € 8,6 per azione (+2%), ha raggiunto i 26,15 miliardi di euro includendo l'86,3% di Piazzetta Cuccia detenuto (€ 12,6 miliardi su 14,6, quindi da aggiungere € 2 miliardi, per un totale di € 28,15 miliardi), Piazza Meda i € 20,1 miliardi, ma, detenendo il 3,74% di Mps - Mediobanca è necessario sottrarre € 1 miliardo, per un totale, appunto di € 47,2 miliardi netti.
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