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Ops UniCredit Banco BPM, Tar Lazio accoglie parzialmente ricorso su golden power, resta obbligo di uscita dalla Russia e acquisto titoli del Tesoro

Per il Mef, la sentenza "conferma la legittimità del golden power". Resta l'obbligo per Unicredit di cessare le attività in Russia entro 9 mesi dall’autorizzazione dell’operazione

12 Luglio 2025

Ops UniCredit Banco BPM, Tar Lazio accoglie parzialmente ricorso su golden power, resta obbligo di uscita dalla Russia e acquisto titoli del Tesoro

Andrea Orcel, fonte: imagoeconomica

Il Tar del Lazio ha accolto parzialmente il ricorso di UniCredit sul golden power invocato dal governo sull’ops da 10 miliardi di euro su Banco BPM. Questa la decisione del tribunale dopo che la banca guidata da Andrea Orcel aveva impugnato il potere speciale esercitato dall'esecutivo a proposito dell’offerta sulla Banco BPM. Per il Mef, la sentenza "conferma la legittimità del golden power". Resta l'obbligo per Unicredit di cessare le attività in Russia entro 9 mesi dall’autorizzazione dell’operazione e mantenere il peso attuale degli investimenti di Anima in titoli di emittenti italiani.

Ops UniCredit Banco BPM, Tar Lazio accoglie parzialmente ricorso su golden power

Il Tar del Lazio ha deciso di accogliere parzialmente il ricorso con il quale UniCredit contestava la legittimità del golden power esercitato dal governo Meloni con un Decreto legge del 18 aprile scorso in merito all'ops su Banco BPM.

Il governo aveva deciso di estendere l’ombrello del golden power anche al settore bancario, nel tentativo di arginare operazioni considerate sensibili. Qualche giorno fa un portavoce della Commissione Ue aveva dichiarato: "Non abbiamo preso alcuna decisione. Non abbiamo nemmeno concluso alcuna valutazione preliminare e non è stata inviata alcuna lettera". Nello specifico, la Direzione Generale della Concorrenza (Dg Comp) della Commissione ritiene eccessiva e non conforme alle regole comunitarie l’applicazione del golden power a una fusione tra due operatori privati in ambito bancario.

La decisione apre ora a scenari nuovi per il consolidamento del settore bancario italiano, in un contesto in cui i margini d’azione del governo appaiono sempre più limitati. Per Unicredit, invece, si tratta di un via libera pesante che rafforza le proprie mosse sul dossier Banco Bpm e riduce drasticamente le incertezze regolamentari intorno all’operazione.

I due punti accolti

Sono due in particolare gli specifici punti di accoglimento. Da una parte quello che impone di "non ridurre per un periodo di cinque anni il rapporto impieghi/depositi praticato da Banco BPM e UniCredit in Italia, con l'obiettivo di incrementare gli impieghi verso famiglie e PMI nazionali".

Secondo i giudici, "non è ragionevole l'assunto che la fissazione di un termine quinquennale sia proporzionata al fine di mitigare i rischi per la sicurezza nazionale che potrebbero verificarsi qualora UniCredit, a seguito del perfezionamento dell'operazione, decida di applicare immediatamente anche a Banco Bpm il più basso rapporto depositi/impieghi praticato in Italia da UniCredit. Importante la parte della sentenza con la quale i giudici hanno ritenuto che alla "statuizione di parziale accoglimento del ricorso consegue, quale obbligo conformativo, la rinnovazione della valutazione in ordine alla valenza temporale oggetto di contestazione in giudizio". 

Il secondo punto riguarda il rilievo del Decreto legge, che "impone all'offerente di non ridurre il livello dell'attuale portafoglio di project finance di UniCredit e BPM". Il Tar ha ritenuto che "alla luce dell'imposizione (anche) nei confronti di UniCredit, peraltro sine die, del mantenimento del livello del portafoglio di project finance, viene infatti a configurarsi l'esercizio di un diretto intervento statale sulla politica aziendale di UniCredit".

Nessun rilievo invece su altri due aspetti del golden power che chiedono di "mantenere il peso attuale degli investimenti di Anima in titoli di emittenti italiani" e fissano in 9 mesi l’uscita delle attività finanziarie di Unicredit nella Russia.

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