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Usa, colonello Macgregor: "Guerra è inevitabile, Israele ne inizierà una con Iran a ottobre; Trump vuole tirarsi fuori dall'Ucraina, Russia non attaccherà Europa" - VIDEO

Secondo il Colonnello in congedo Douglas Macgregor, ex consigliere del Segretario del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, il Medio Oriente si trova sull’orlo di un nuovo conflitto su larga scala, che vedrebbe contrapposti Israele e Iran, con il probabile coinvolgimento diretto degli Stati Uniti

26 Settembre 2025

Secondo il Colonnello in congedo Douglas Macgregor, ex consigliere del Segretario del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, il Medio Oriente si trova sull’orlo di un nuovo conflitto su larga scala, che vedrebbe contrapposti Israele e Iran, con il probabile coinvolgimento diretto degli Stati Uniti. Durante una lunga intervista, Macgregor ha delineato uno scenario geopolitico carico di tensioni, in cui convergono interessi strategici, economici e militari di numerosi attori globali.

L'agenda globalista europea è intrecciata sia con la guerra in Ucraina che con quella potenziale in Medio Oriente”, ha spiegato MacGregor, sostenendo che l’attuale contesto internazionale stia preparando il terreno per una possibile escalation. Le recenti sanzioni "alleggerite" verso l’Iran da parte dell’Unione Europea – ignorate da Cina e Russia – avrebbero, secondo l’ex ufficiale, aperto un varco diplomatico che potrebbe essere sfruttato da Stati Uniti e Israele per giustificare un attacco a Teheran.

Al centro dell’analisi, il ruolo sempre più centrale del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che – secondo MacGregor – godrebbe attualmente di un “controllo assoluto” sulle principali istituzioni statunitensi, dal Congresso alla Casa Bianca, passando per l’intelligence e l’apparato militare. Ma è proprio questa finestra di potere, ha spiegato, che potrebbe spingere Netanyahu ad agire “prima che il sostegno incondizionato di Washington venga meno”.

MacGregor dipinge un quadro in cui Israele si troverebbe in una posizione sempre più vulnerabile sul piano regionale. “L’Egitto non è più un alleato sicuro”, ha detto, sottolineando la crescente cooperazione tra Il Cairo, la Turchia e la Cina. La possibilità di un riarmo egiziano con missili balistici e da crociera – potenzialmente forniti dalla Cina – rappresenterebbe, secondo l’analista, un rischio concreto per la sicurezza israeliana.

A rafforzare il fronte anti-israeliano ci sarebbe anche un’inedita alleanza strategica tra Arabia Saudita, Pakistan e Turchia. Il Pakistan, dotato di armamento nucleare, mantiene legami storici con i sauditi e relazioni militari sempre più strette con Ankara. “Se Erdogan avesse bisogno di una bomba atomica, i pakistani gliela fornirebbero”, ha affermato MacGregor, evidenziando la rapidità con cui questi paesi potrebbero trasformarsi in potenze nucleari operative.

Il colonnello ha inoltre sottolineato come l’Iran abbia rafforzato in modo significativo le proprie capacità difensive dopo la guerra dei 12 giorni, migliorando l’integrazione dei suoi sistemi anti-aerei fino all’80% di efficienza. Teheran può contare anche sul sostegno crescente di Russia e Cina, rendendo l’eventualità di un attacco ancora più rischiosa per Israele.

Sotto il punto di vista strategico, Israele si sente circondata”, ha dichiarato MacGregor. “E quando ci si sente accerchiati, si attacca. E il bersaglio, per loro, è l’Iran”.

Oltre agli aspetti militari, l’ex consigliere ha evidenziato la portata delle trasformazioni economiche in corso. La Cina sta infatti stringendo accordi energetici con Arabia Saudita, Emirati Arabi e Iran, basati sullo yuan e sostenuti da riserve auree. Pechino sta realizzando depositi d’oro a Riyadh e Hong Kong, in parallelo al mercato dell’oro di Shanghai, con l’obiettivo di facilitare transazioni internazionali fuori dal circuito del dollaro. “È dedollarizzazione su vasta scala”, ha detto MacGregor.

Questo sistema permetterà, ad esempio, che il petrolio venduto dai sauditi ai cinesi venga pagato in yuan convertibili in oro, rendendo il dollaro sempre meno centrale negli scambi globali. Secondo MacGregor, questa rivoluzione economica spinge ulteriormente Israele e gli Stati Uniti ad agire in fretta.

MacGregor ha affermato che la visita di Netanyahu a Washington potrebbe servire a “finalizzare i piani per l’assalto all’Iran”, approfittando di un clima politico ancora favorevole. Parallelamente, le pressioni esercitate attraverso i principali centri finanziari di New York e Londra stanno tentando di spingere anche gli alleati europei a schierarsi con Israele.

L’ex ufficiale ha poi denunciato una continuità politica tra l’attuale amministrazione Biden e quella di Trump, sostenendo che l’ex presidente, negli ultimi mesi, si sarebbe “trasformato in una copia di Joe Biden”, mantenendo inalterata la linea interventista in Ucraina. A suo avviso, la guerra in Europa orientale e quella in Medio Oriente sarebbero promosse dalle stesse forze politiche e strategiche presenti a Washington.

Sul fronte ucraino, MacGregor ha espresso preoccupazione per l’intensificarsi della retorica bellica tra Europa e Russia. “Gli europei parlano di abbattere jet russi, e Mosca ha già avvertito che questo significherebbe guerra”, ha affermato. Ha citato anche presunti incidenti avvenuti di recente, come l’invio di droni russi su Polonia ed Estonia, che aumentano il rischio di un conflitto diretto tra Russia e NATO.

Dietro molti incidenti attribuiti a Mosca, secondo MacGregor, ci sarebbero in realtà manovre orchestrate da altri paesi, come Ucraina, Polonia o gli Stati Baltici, interessati a coinvolgere la NATO in un conflitto diretto contro la Russia. Un esempio: droni intercettati con SIM card svedesi o polacche, presentati come minaccia russa. "Si tratta di una farsa", denuncia, e accusa i leader europei di alimentare una pericolosa narrativa d’invasione senza basi concrete.

L’ex consigliere del Pentagono denuncia la debolezza strutturale della NATO. Secondo lui, gli eserciti europei sono "armate lillipuziane" incapaci di sostenere un’offensiva sul campo in Ucraina. Le linee produttive militari statunitensi non sono in grado di tenere il passo con quelle russe, e molti paesi europei, sottoposti a forti pressioni economiche, non hanno le risorse per sostenere una guerra prolungata.

Macgregor suggerisce poi che Donald Trump si sia allontanato dalla leadership della NATO, lasciando gli alleati europei a gestire il conflitto da soli. Sebbene Trump continui a vendere armi e supporto militare, il suo messaggio sarebbe chiaro: "Non è il nostro problema". Una posizione che, per l’ex ufficiale, riflette un più ampio ripensamento strategico sull’impegno americano in Europa e Asia.

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