27 Settembre 2025
Netanyahu all'Onu, fonte: X, @ansa
Nel suo intervento all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Benjamin Netanyahu ha scelto di portare non solo parole, ma immagini. Il poster intitolato “THE CURSE”, mostrato con enfasi davanti ai delegati, raffigurava Gaza come epicentro di una minaccia, circondata da frecce che evocano assedio, isolamento, distruzione. Un messaggio visivo potente, ma profondamente inquietante per chi conosce la realtà quotidiana dei palestinesi sotto occupazione.
Nel suo discorso, Netanyahu ha denunciato gli attacchi del 7 ottobre, definendoli “atti indicibili”. Ma ciò che è rimasto indicibilmente assente è stato qualsiasi riferimento alla sofferenza del popolo palestinese, ai bombardamenti incessanti su Gaza, alle migliaia di civili uccisi, ai bambini sepolti sotto le macerie, alle famiglie spezzate. L’intervento ha ignorato deliberatamente il contesto storico e politico che ha portato a questo punto: decenni di occupazione, blocco economico, negazione dei diritti fondamentali.
Mentre all’interno dell’ONU alcuni delegati applaudivano, fuori dalle sue mura si levavano le voci della protesta. Attivisti, cittadini, membri della diaspora palestinese hanno denunciato l’ipocrisia di un discorso che pretende di parlare di sicurezza ignorando la giustizia. La sicurezza di uno Stato non può essere costruita sulla cancellazione dell’altro. Eppure, il linguaggio scelto da Netanyahu visivo, drammatico, polarizzante sembra voler rafforzare proprio quella logica di esclusione e demonizzazione.
Il poster “THE CURSE” non è solo una rappresentazione grafica: è una dichiarazione ideologica. Definire Gaza una “maledizione” significa negare la sua umanità, ridurre un popolo intero a una minaccia astratta. È una retorica pericolosa, che alimenta l’odio e giustifica la violenza. In un contesto già segnato da sofferenza indicibili, questo tipo di comunicazione non avvicina alla pace, ma la allontana.
Il popolo palestinese merita di essere ascoltato, non solo come vittima, ma come soggetto politico, come comunità che rivendica il diritto alla libertà, alla dignità, alla vita. In un mondo che si riempie la bocca di diritti umani, il silenzio su Gaza è assordante. E ogni discorso che ignora questa realtà contribuisce a perpetuare l’ingiustizia.
Di Nico Combattelli Popoli (Pe)
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