20 Settembre 2025
Germano Dottori, consigliere scientifico di Limes, ha raccontato al Giornale d'Italia le possibile conseguenze geopolitiche della reimposizione delle sanzioni ONU all'Iran.
Quali conseguenze geopolitiche avrà la reimposizione delle sanzioni ONU (“snapback”) sull’Iran per i rapporti tra Teheran, Mosca e Pechino?
"La proposta è stata avanzata da Francia, Germania e Gran Bretagna. Contempla il ricorso ad un meccanismo tecnico che porterebbe al ripristino delle sanzioni, sospese a suo tempo per facilitare un nuovo accordo sul nucleare, senza passare per un nuovo voto in Consiglio di Sicurezza. Se la manovra andasse in porto, è probabile che incoraggi il regime ad intensificare i propri rapporti con le maggiori potenze antagoniste dell’Occidente, come Cina e Russia, peraltro già attualmente piuttosto significativi. Tra l’altro, corre voce che militari iraniani siano impegnati in questi giorni nella complessa esercitazione denominata Zapad 2025, ovvero Occidente, alla quale peraltro pare partecipino pure dei soldati indiani. Nulla è tuttavia irreversibile. L’allineamento internazionale dell’Iran potrebbe cambiare qualora un ordinamento diverso subentrasse alla Repubblica Islamica. Dovremmo perciò avere maggiore coraggio nell’esplorare alternative ad una politica che vede l’Europa piuttosto passiva nei confronti di Teheran e di quanto vi accade".
In che direzione si sta muovendo la partita della successione alla Guida Suprema Khamenei e quali scenari interni ed esterni essa potrebbe aprire?
"Cosa stia succedendo al livello più alto del regime in questo momento è ignoto, anche se oggetto di speculazioni continue. Le ambizioni di alcuni sono note ed è certo che chiunque avanzi pretese non farà nulla per cambiare la natura della Repubblica Islamica. Al contrario, probabilmente cercherà di auto-rappresentarsi come un campione della continuità. Si tratterà in ogni caso di un momento cruciale per la vita dell’Iran. Ed è verosimile che i Pasdaran tenteranno di imporre una candidatura a loro vicina. Se si aprissero divisioni, tuttavia, potrebbe crearsi uno spazio per un vero cambiamento. Il collasso dell’Unione Sovietica iniziò nel 1985, quando al vecchio Cernenko succedette Gorbaciov. Dobbiamo aspettare e sperare".
Come potrebbero evolvere nei prossimi anni le forme di resistenza sociale e politica in Iran dopo le proteste del 2022-2023?
"Il livello di legittimazione popolare del regime è caduto, per concorde ammissione di tutti coloro che visitano il paese o vantano contatti credibili al suo interno, al livello minimo di sempre. Un paese ricco di gas e petrolio sperimenta ogni giorno black out conseguenti all’insufficiente produzione di energia elettrica. Scarseggia anche l’acqua, a causa di sconsiderate politiche di gestione del territorio e delle sue risorse. Inoltre, i prezzi volano e il potere d’acquisto della classe media precipita. Prima o poi, altre scintille innescheranno ulteriori proteste, che hanno ormai assunto un’evidente ciclicità, reiterandosi nel tempo in forme sempre più partecipate. Alla caduta del regime, tuttavia, servirà anche altro: la forza economico-sociale dei bazaari ed almeno una componente militare. L’Esercito regolare, l’Artesh, che non è molto politicizzato, è stato espropriato del suo ruolo di detentore del monopolio della forza armata a vantaggio dei Pasdaran. Prima o poi emergerà qualcuno al suo interno che considererà percorribile l’ipotesi di riprendersi ciò che gli è stato tolto nel 1979, tanto più che le scelte fatte in campo internazionale dal regime hanno esposto l’intera nazione persiana ad un dannoso conflitto con Israele. Naturalmente, la rivincita dell’Artesh non dovrebbe perfezionarsi tramite un colpo di stato, ma auspicabilmente fiancheggiando una futura rivolta popolare".
Di Lelio Antonio Deganutti
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