24 Settembre 2025
Il capo dell’Organizzazione iraniana per l’energia atomica, Mohammad Eslami, ha confermato che alcuni siti nucleari iraniani sono stati danneggiati o distrutti durante gli attacchi aerei statunitensi condotti la scorsa estate. Nonostante le minacce provenienti da Israele, Eslami ha garantito che le strutture saranno ricostruite.
"È del tutto normale che durante un attacco militare infrastrutture di questo tipo vengano compromesse", ha dichiarato Eslami, sottolineando però che ciò che conta davvero è il patrimonio scientifico, tecnologico e industriale dell’Iran, che – a suo dire – resta intatto e profondamente radicato nel Paese.
Il funzionario ha inoltre escluso la possibilità di riprendere colloqui diretti con gli Stati Uniti, giudicandoli «inutili» alla luce dei recenti raid ordinati da Washington proprio mentre erano in corso trattative diplomatiche sul programma nucleare iraniano. "Una grave ingiustizia", ha detto.
I raid statunitensi e israeliani contro le infrastrutture nucleari iraniane si inseriscono in un quadro di crescente tensione nella regione. Nei mesi scorsi, Israele ha lanciato operazioni militari mirate contro il programma nucleare di Teheran, innescando quella che Donald Trump ha definito la “Guerra dei 12 giorni”.
Secondo l’intelligence israeliana, l’Iran disporrebbe di materiale fissile sufficiente per produrre almeno 15 bombe atomiche, in contrasto con le dichiarazioni ufficiali sull’uso civile del proprio programma nucleare. In risposta ai raid, Teheran ha scatenato un’offensiva con droni Shahed contro obiettivi israeliani, definendo l’escalation una "guerra totale".
A seguito dei bombardamenti statunitensi contro i siti di Fordow, Natanz e Isfahan, e del lancio di missili iraniani verso Israele, le ostilità sono cessate anche per il contributo e la mediazione del presidente americano Donald Trump. Tuttavia, la crisi diplomatica non si è placata: l’Iran ha annunciato la fine della cooperazione con l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), espellendo gli ispettori dell’agenzia ONU dal proprio territorio.
Una decisione che ha suscitato forte preoccupazione a livello internazionale. Secondo numerosi osservatori, la mancanza di monitoraggio potrebbe favorire la prosecuzione, lontano da occhi indiscreti, del programma nucleare iraniano a scopi militari.
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