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Garlasco, legale di Sempio Massimo Lovati: “Stasi non è mai entrato a casa Poggi, è una pedina di un’organizzazione criminale” - VIDEO

Il legale di Sempio critica la ricostruzione che ha portato alla condanna di Alberto Stasi, ex fidanzato di Chiara Poggi e condannato in via definitiva per l’omicidio

30 Maggio 2025

Nelle ultime settimane, sul caso di Garlasco, è intervenuto pubblicamente anche l’avvocato Massimo Lovati, legale di Andrea Sempio, ai microfoni del programma “Il Diario del giorno” e durante l’ultima puntata di “Quarto Grado”, andata in onda lo scorso 23 maggio.

Lovati ha avanzato una teoria che si discosta radicalmente dalle ricostruzioni ufficiali, ventilando l’ipotesi della presenza di un killer legato a un contesto religioso nei pressi del luogo del delitto: “Non sarebbe da escludere che a uccidere Chiara Poggi sia stato un sicario, probabilmente legato al Santuario delle Bozzole che dista appena 300 metri dalla casa della ragazza”.

A sollevare ulteriori dubbi, il racconto di un testimone secondo cui Andrea Sempio sarebbe stato visto insieme alla vittima proprio nei pressi del santuario. Ma il legale smentisce categoricamente qualsiasi legame tra il suo assistito e quel luogo: “Non mi risulta che Sempio frequentasse il Santuario né l'oratorio. Per me è una novità, una cosa nuova”. E, interrogato su un’eventuale amicizia tra Sempio e la vittima, aggiunge: “Sempio non mi ha mai detto di questa circostanza. Mi ha detto che non frequentava né l'oratorio né il Santuario per essere contrario al cattolicesimo”.

Lovati si spinge anche oltre, criticando apertamente la ricostruzione che ha portato alla condanna di Alberto Stasi, ex fidanzato di Chiara e condannato in via definitiva per l’omicidio. Il legale di Sempio propone una visione completamente diversa del ruolo di Stasi nella vicenda: “Mi porgo la domanda relativamente al narrato di Alberto Stasi, che sicuramente è falso e menzognero. Però, mentre le indagini tradizionali che hanno portato alla sua condanna rivolgono a Stasi questa menzogna per condannarlo, per me questa menzogna non è sua ma è una menzogna che gli hanno inculcato coloro che copre. Stasi è una pedina di un'organizzazione criminale che l'ha costretto, con la minaccia, a sostenere e a dire queste cose”.

Parole forti, rafforzate da un elenco di presunte incongruenze e falsità nelle dichiarazioni rese da Stasi nei giorni successivi al delitto: “Dal primo momento. Quando dice di aver scavalcato un muretto di casa Poggi, alto 2 metri, quando riferisce di aver visto la ragazza agonizzante mentre invece era già morta, quando dice ‘mi serve un'ambulanza, forse l'hanno uccisa’, quando dice ‘è la mia fidanzata’ e quando dice che sta correndo verso i carabinieri con le scarpe pulite, cosa impossibile perché la prova regina della colpevolezza di Stasi sono proprio le suole delle scarpe che non potevano essere pulite. Allora secondo me Stasi non è mai entrato in quella casa, ha riferito cose che gli hanno detto di riferire sotto minaccia. Questa è la mia ricostruzione dei fatti”.

Una tesi che lo stesso Lovati definisce come priva di riscontri oggettivi, ma coerente con il clima di incertezza che ancora circonda il caso: “Io non ho né prove, né indizi. È solo di una ricostruzione mia, suggestiva, come avvocato criminologico. Però voglio rilevare che neanche contro il mio cliente Sempio ci sono prove e indizi, eppure è sottoposto a un procedimento penale. È tutto fumo”, conclude.

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