06 Dicembre 2025
Tatiana e Dragos
Dragos Gheormescu respinge ogni accusa e racconta gli 11 giorni trascorsi con Tatiana Tramacere: per lui erano insieme volontariamente, immersi in una quotidianità “normale”, mentre fuori cresceva l’allarme per la scomparsa della 27enne. Il giovane rumeno ribadisce di essere “innamorato” e di non averla mai costretta a nascondersi.
Dragos Gheormescu, 11 giorni al centro del caso Tatiana Tramacere, racconta passo dopo passo una vicenda che, dice, gli ha lasciato addosso paura e amarezza. Appena ha saputo che Tatiana era stata trovata nascosta tra gli indumenti di un mobile, ha ribadito la sua versione: "Se l’hanno trovata lì non ce l’ho messa certo io, non ero in casa". E sull’allarme nazionale scattato per la giovane scomparsa aggiunge: "Mi credevano un assassino? Ho sofferto". Secondo Dragos, gli undici giorni trascorsi con Tatiana sono stati tutt’altro che un sequestro. "Stavamo vivendo il momento, mi sentivo bene con lei. Io uscivo a fare la spesa, lei rimaneva in casa. Per noi era naturale" spiega, sostenendo che la ragazza sia rimasta volontariamente nel suo appartamento. La relazione, racconta, sarebbe nata in modo spontaneo: "Casualmente, un po’ così… Mai avrei fatto del male a Tatiana. Siamo innamorati e stavamo costruendo la nostra relazione".
Dragos ricostruisce anche il 24 novembre, l’ultimo avvistamento pubblico della ragazza: "Abbiamo passeggiato in campagna, meditato il da farsi. Poi Tatiana si è chiusa in casa". Nei giorni successivi, dice, la routine era semplice: lui fuori per le sue commissioni, lei all’interno dell’appartamento.
Il momento più duro? L’arrivo dei carabinieri. "Sono rimasto impressionato quando mi hanno mostrato il mandato con l’ipotesi di omicidio e occultamento di cadavere" ricorda. Ora si dice più tranquillo, rassicurato dal suo avvocato, Angelo Greco, che gli avrebbe spiegato come quella formula fosse “tecnica”, necessaria per procedere alle verifiche. "Non ero e non sono accusato di nulla" sottolinea. L’unica cosa che chiede è la restituzione del telefono sequestrato: "Spero me lo ridiano quanto prima".
Dragos sostiene di essersi reso conto della gravità della situazione guardando la televisione: "Mi sono spaventato, ho capito cosa stava succedendo". E oggi, a mente più lucida, confessa un rammarico profondo: "Chiedo scusa ai genitori di Tatiana, ai magistrati, ai carabinieri, alla gente di Nardò. Il forte sentimento che proviamo l’uno per l’altra non mi ha fatto comprendere le conseguenze di questa avventura".
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