06 Dicembre 2025
Se c’è qualcosa più prevedibile del traffico sul Grande Raccordo Anulare è Carlo Calenda che su X scopre, con lo stupore di un turista americano davanti al Colosseo, che gli Stati Uniti fanno… gli Stati Uniti. Nel suo drammatico monologo da geostratega in pausa pranzo, ci racconta di una “National Security Strategy” che mette l’Europa nel mirino, come se Washington si svegliasse ogni mattina pensando: “Chi possiamo irritare oggi? Ah sì, Bruxelles”.
E mentre lui dipinge l’UE come una povera fanciulla indifesa, l’Europa reagisce con la sua tradizionale potenza: un vertice. L’arma definitiva dei deboli di carattere. La cavalleria dei burocrati. L’urlo di battaglia dei 27: “Approfondiamo il quadro!”
Calenda propone di “rilevare le strutture di comando della NATO”, che suona più o meno come chiedere alla zia di 80 anni le chiavi della sua Panda: romanticamente coraggioso, totalmente irrealistico. Immaginare Bruxelles prendere in mano la NATO è come aspettarsi che la UE compili un documento senza rimandarlo di sei mesi: pura fantascienza.
E poi c’è l’idea di “rispondere duramente” agli americani sugli atti economici ostili. Certo, l’Unione Europea è famosa per le sue risposte durissime: note verbali, commissioni di studio, tavoli tecnici… roba che fa tremare il Pentagono dalle risate.
In sintesi, il piano di Calenda è semplice: gli USA ci trattano male, la Russia ci spaventa, la NATO ci ignora… ma tranquilli, l’Europa farà un summit. Perché quando il mondo brucia, a Bruxelles sanno sempre cosa fare: aggiungere un’altra riunione all’ordine del giorno.
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