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Dal dissenso alla censura: l’ironia amara del nuovo DDL sulle università che colpirà tutta l’informazione

Altro che ordine e buon senso: la crociata pro-IHRA sembra più un tentativo goffo di imballare il dissenso e spedirlo in deposito permanente

05 Dicembre 2025

Dal dissenso alla censura: l’ironia amara del nuovo DDL sulle università che colpirà tutta l’informazione

Non avevo ancora finito il caffè quando ho capito che era arrivato il momento di ringraziare ironicamente Delrio & co. per la loro eroica impresa: illuminare le nostre università… con un faro che abbaglia invece di far vedere.

Il loro DDL, ci dicono, dovrebbe salvare le accademie dal caos. Perché, si sa, se gli studenti osano criticare Israele senza chiedere il permesso, dev’essere subito “carnevale ideologico”. Eh sì, che fastidio quella roba chiamata dibattito.

La storia della “deriva anarchica” è la classica favola per adulti nostalgici della quiete. La criminalizzazione del dissenso? Ma no, figurati, è solo un dolce massaggio istituzionale: una bella ripulita al pensiero critico, come un aspirapolvere che succhia tutto ciò che disturba la moquette del conformismo.

L’adozione della definizione IHRA, poi, sarebbe — dicono loro — un intervento di precisione. Certo: una chirurgia fatta con il martello pneumatico, ma sempre chirurgia è, no?

Delrio, Malpezzi, Casini: accusati di tradimento? Macché. Stanno solo facendo ciò che riesce meglio alla politica italiana quando si parla di università: mettere un bavaglio e chiamarlo “responsabilità”.

In un Paese che scambia spesso il potere per saggezza, serviva qualcuno che almeno provasse a non tirare il freno a mano sul pensiero critico. Invece hanno tirato proprio il freno d’emergenza. Con stile? Zero. Con effetti collaterali? Tutti. Ma almeno ora abbiamo la certezza: il problema non erano gli studenti. Era la loro libertà di parlare.

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