28 Agosto 2025
Trump, Kushner e Blair, fonte: Instagram, @aol
Nella giornata di mercoledì 28 agosto si sono ritrovati alla Casa Bianca il presidente americano Donald Trump, l'ex premier inglese laburista Tony Blair e il genero del tycoon Jared Kushmer, celebre immobiliarista ebreo e amico di famiglia del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Con loro, anche l'inviato speciale Usa in Medio Oriente Steve Witkoff, il segretario americano Marco Rubio e il suo omologo israeliano Gideon Sa'ar. Il motivo di discussione è stata la Gaza post-bellica: una riunione per discutere ancora una volta del piano "Aurora" di deportazione dei palestinesi dalla Striscia e dalla ricostruzione e trasformazione del territorio in una riviera di lusso.
Un progetto, scritto dalla Boston Consulting Group con il benestare dei governi americano e israeliano, con anche il contributo (economico e ideologico) di Tony Blair, che sta subendo una forte accelerazione a causa dell'occupazione di Gaza City da parte dell'Idf, prima fase per sfollare 1,1 milione di palestinesi verso sud e poi in altri Paesi.
In un incontro a porte chiuse, avvenuto ieri alla Casa Bianca, l’ex premier britannico Tony Blair e Jared Kushner, genero di Donald Trump ed ex consigliere senior durante la sua prima presidenza, hanno presentato al presidente americano le loro idee per il dopoguerra a Gaza. L’obiettivo dichiarato: immaginare uno scenario di governo della Striscia senza Hamas al potere, ma nemmeno un singolo palestinese.
Secondo fonti vicine al dossier, al vertice – che non compariva nell’agenda ufficiale della Casa Bianca – hanno partecipato anche il segretario di Stato Marco Rubio e il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar. A rivelare i contorni del summit è stato l’inviato speciale Steve Witkoff, che ha parlato di un “piano globale” senza tuttavia fornire dettagli concreti, a cui avrebbe lavorato anche il marito di Ivanka Trump, Jared Kushner, colui che elaborò gli Accordi di Abramo nel 2020 e che suggerì a Netanyahu di deportare i palestinesi nel deserto del Negev.
Il nome che circola nei corridoi diplomatici è quello del piano "Aurora”, un progetto sviluppato con il contributo della Boston Consulting Group (BCG), sulla base di un progetto del 2017 dell'Institute for Zionist Strategies israeliano, e discusso con imprenditori israeliani e americani. A luglio è emerso che lo studio di consulenza di Tony Blair – oggi a capo di un think tank con centinaia di dipendenti nel mondo – era coinvolto in una serie di contatti riservati per delineare la cosiddetta “Riviera di Gaza”, una proposta di riconversione urbanistica e industriale che implica la deportazione forzata di palestinesi. Blair ha negato una paternità diretta, ma documenti e conversazioni intercettate lo collocano tra gli attori chiave nella fase preparatoria.
Il progetto “Gaza Riviera” prevederebbe la trasformazione della Striscia in un polo turistico e commerciale di lusso, affiancato da aree manifatturiere e zone economiche speciali. L’idea, portata avanti in colloqui riservati tra imprenditori israeliani, consulenti americani e alcuni membri dell’entourage di Blair, comporterebbe lo sfollamento di decine di migliaia di famiglie palestinesi per fare spazio a resort, stabilimenti e infrastrutture. Tra le ipotesi circolate, anche la creazione di una “Elon Musk Smart Manufacturing Zone”, una zona industriale ad alta tecnologia che avrebbe dovuto attirare capitali e multinazionali. Un piano che, seppur non ufficializzato, è stato bollato da più osservatori come una “beffa storica”: trasformare il territorio distrutto in un’area di investimento per pochi, a costo dell’esilio dei residenti originari.
Mentre a Washington si discute di ricostruzione, nella Striscia l’esercito israeliano prosegue l’avanzata su Gaza City, definendo “inevitabile” l’evacuazione di oltre un milione di civili. Una vera e propria accelerazione del piano "Aurora", che vede la distruzione completa della città più popolosa della Striscia e che comporta lo sfollamento forzato dei palestinesi verso il sud.
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