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"Patto segreto" Egitto-Israele-Usa, ricollocazione palestinesi deportati in cambio di accordo da 35mld$ su gas estratto da giacimento Gaza Marine - RETROSCENA

Tel Aviv vende il suo gas naturale al Cairo, rendendo l'Egitto sempre più centrale nel commercio di energia nel Mediterraneo; in cambio, il governo di al-Sisi ospiterebbe i 2,2 milioni di palestinesi deportati da Gaza, così che Israele possa annetterla, il tutto con il benestare di Donald J. Trump

08 Agosto 2025

"Patto segreto" Egitto-Israele-Usa, ricollocazione palestinesi deportati in cambio di accordo su gas da 35mld $ preso da giacimento Gaza Marine - RETROSCENA

Oggi, venerdì 8 agosto 2025, il gabinetto di sicurezza di Benjamin Netanyahu ha approvato il piano di occupazione della Striscia di Gaza, piano che, stando a quanto afferma il primo Ministro israeliano, prevederebbe la presa dell'enclave palestinese e la deportazione di 1 milione di persone nel sud del territorio, in attesa della "rimozione" di Hamas per infine consegnare la Striscia alle "forze arabe che la governeranno correttamente". Lo stesso giorno, l'Egitto ha raggiunto un accordo da 35 miliardi di euro con lo Stato ebraico per l'esportazione di gas naturale

I due fatti, che letti singolarmente parrebbero non essere collegati, sono invece posti in stretta, strettissima relazione tra loro. 

Il vero piano di Tel Aviv infatti prevederebbe l'annessione definitiva di Gaza e la deportazione dei palestinesi in Egitto; di conseguenza l'accordo sul gas con Israele non nasconderebbe nient'altro che un pagamento dato al Cairo per ospitare nel suo territorio i 2,2 milioni di gazawi che ancora vivono, o meglio sopravvivono, nella Striscia.

Il procedimento logico è piuttosto semplice: Tel Aviv vende il suo gas naturale al Cairo, rendendo l'Egitto sempre più centrale nel commercio di energia nel Mediterraneo; in cambio, il governo di al-Sisi ospiterebbe i palestinesi deportati da Gaza, così che Israele possa annetterla, il tutto con il benestare di Donald J. Trump.

"Patto segreto" Egitto-Israele-Usa, ricollocazione palestinesi deportati in cambio di accordo da 35mld $ su gas estratto da giacimento Gaza Marine - RETROSCENA

È chiaro che le reali intenzioni del governo Netanyahu (espresse più volte nel piano "Aurora" in collaborazione con BCG, nel piano "Greater Israel" del 1982 e nel piano dell'Institute for Zionist Strategies del 2017) non siano certo quelle di occupare momentaneamente la Striscia per poi consegnarla a una terza parte. Israele vuole prendere Gaza (e la Palestina tutta) per annetterla e ricostruire quel "Regno di Israele" da sempre invocato. Occorre però eliminare i 2,2 di palestinesi ancora vivi dal territorio della Striscia. Come fare? Da qui entra in gioco l'accordo con l'Egitto.

L'Egitto è stato più volte identificato come luogo "adatto" per ricollocare la popolazione palestinese deportato. Ovviamente il governo di al-Sisi non accetterebbe senza battere ciglio 2,2 milioni di palestinesi nel suo territorio e quindi chiede in cambio qualcosa: il gas naturale israeliano.

L'Egitto è il 17° produttore mondiale di gas naturale con circa il 25% delle riserve del Mediterraneo orientale, mentre Israele è solamente al 49° posto della classifica globale dei produttori. L'accordo, che in condizioni normali non avrebbe motivo di compiersi, è quindi presto fatto: il governo di al-Sisi compra il gas israeliano, mettendo le mani su buona parte del combustibile del Mediterraneo orientale, in cambio si prepara a ospitare i palestinesi deportati.

Sorge un interrogativo però. Il gas israeliano da dove proviene?  Formalmente, la risorsa energetica fornita all'Egitto proverrebbe dai due giacimenti off-shore Leviathan, controllati dal colosso statunitense Chevron insieme alle israeliane Ratio e NewMed Energy, ma qualcosa non torna: se il gas naturale provenisse dal Leviathan, secondo quanto sostenuto da alcuni esperti, Israele esaurirebbe in circa 20 anni le sue riserve. Se fosse realmente così, fra 20 anni lo Stato ebraico sarebbe costretto a dover importare gas naturale; una strategia economica-commerciale difficile da comprendere.

Infatti, il gas naturale infatti non arriverebbe dal Leviathan, come formalmente indicato, ma sarebbe estratto dal Gaza Marine, il terzo giacimento di gas più grande dal Mediterraneo. Il piano di Netanyahu prevederebbe la riattivazione del giacimento, dove l'estrazione è ferma dal 1999, in modo da consegnare all'Egitto il gas dei palestinesi (essendo di fatto un giacimento al largo di Gaza) in cambio della ricollocazione degli stessi dopo la deportazione.

E Trump? Il presidente degli Stati Uniti avrebbe dato il suo, tacito, consenso. È inverosimile pensare che il tycoon non sia al corrente delle mosse dei suoi alleati, non sappia dell'esistenza di un enorme giacimento di gas naturale al largo di Gaza e non sia informato di un accordo tra due società israeliane e il gigante statunitense Chevron.

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