17 Giugno 2025
Uno degli aspetti più controversi del delitto di Garlasco è legato alle analisi informatiche svolte sul computer di Alberto Stasi. Secondo i periti Roberto Porta e Daniele Occhetti, incaricati dal giudice di primo grado, il pc fu manomesso dai carabinieri in modo tale da comprometterne gravemente il contenuto. Non solo: al suo interno vi erano “contenuti pornografici”, potenzialmente al centro del movente.
Tra i tanti elementi che non tornano nella vicenda dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco, c’è il giallo legato al computer dell’allora fidanzato, Alberto Stasi. I dubbi riguardano le operazioni compiute dai carabinieri nei primi giorni di indagine, che avrebbero compromesso in modo irreparabile l’integrità del pc. Lo sostengono i periti informatici Roberto Porta e Daniele Occhetti, che esaminarono il computer su incarico del giudice durante il processo di primo grado.
Secondo quanto dichiarato dai due esperti a Quarto Grado, il computer “non era integro, l’attività fatta dai carabinieri ne aveva stravolto il contenuto”. Sul dispositivo “erano state compiute operazioni poco ortodosse“, come “svuotato il cestino”, cancellando così “tutta una serie di informazioni legate alla datazione dei file che hanno compromesso la possibilità di ricostruire con precisione quello che era successo”.
Il sospetto che tra i file eliminati vi potesse essere un elemento chiave è ancora oggi oggetto di discussione. Tra le ipotesi formulate durante le prime indagini vi fu quella che Chiara Poggi avesse scoperto un segreto sul computer del fidanzato, proprio la sera prima del delitto. Un segreto “di natura tale da non poter essere facilmente digerito”, secondo gli inquirenti dell’epoca.
La criminologa Roberta Bruzzone ha parlato di “contenuti per adulti molto particolari”, ossia immagini e video pornografici nascosti all’interno del computer. Secondo la ricostruzione dell’accusa, la ragazza avrebbe potuto vederli mentre Stasi si assentava brevemente lasciandola sola in casa sua con il pc acceso.
Eppure, secondo Porta e Occhetti, non ci sono evidenze che Chiara Poggi abbia effettivamente visionato quei file. Le immagini pornografiche erano infatti nascoste in una cartella anonima – chiamata “Nuova cartella” – all’interno di un’altra denominata “militare”, tra decine di altri documenti, rendendone difficile il rintracciamento.
Le analisi informatiche rivelano tuttavia che Chiara entrò nel computer di Stasi: copiò su una chiavetta USB oltre 200 foto di coppia e svolse una “attività di esplorazione”, visionando alcune immagini e cartelle. Ma non accedette, secondo i periti, ai contenuti pornografici.
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