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Turchia, Procura di Istanbul emette mandato d'arresto per Netanyahu e 36 persone complici di genocidio, tra cui ministro Katz e capo Idf Zamir

Il mandato d'arresto e di cattura riguarda 37 persone complessivamente, tra cui Saar Salama e Ben-Gvir. Nel documento della procura sono citati esplicitamente episodi di violenza voluta e mirata contro palestinesi innocenti e infrastrutture civili. Questa decisione giuridica e politica della Turchia concretizza definitivamente le posizioni da sempre critiche di Erdogan nei confronti del genocida Netanyahu

07 Novembre 2025

Turchia, Procura di Istanbul emette mandato d'arresto per Netanyahu e 36 persone complici di genocidio, tra cui ministro Katz e capo Idf Zamir

Erdogan e Netanyahu, fonte: Facebook, @Nicoleta Barbu

La Turchia ha infine emesso un mandato d'arresto contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e contro altre 36 persone accusate di complicità nel genocidio contro la popolazione palestinese della Striscia di Gaza.

Turchia, Procura di Istanbul emette mandato d'arresto per Netanyahu e 36 persone complici di genocidio, tra cui ministro Katz e capo Idf Zamir

È questa l'importante decisione presa oggi, venerdì 7 novembre, dalla Procura generale di Istanbul contro 37 figure chiave dell'establishment israeliano, dichiarate colpevoli dell'uccisione di oltre 65 mila palestinesi, di cui soprattutto donne e bambini (oltre 20.000) e del ferimento di altri 165 mila civili. Nella lista dei nomi dei criminali accusati risultano, oltre a quello già noto di Benjamin Netanyahu, quello del ministro della Difesa Israel Katz, nonché di Eyal Zamir, il 59enne capo di Stato maggiore delle Idf, di David Saar Salama, attuale comandante in Capo della Marina israeliana, e di Itamar Ben-Gvir, ministro della Sicurezza.

La decisione della Procura generale turca - annunciata dall'ufficio del procuratore capo di Istanbul - si accoda così ai mandati d'arresto già emessi in precedenza contro Netanyahu e il suo ex ministro della Difesa Yoav Gallant dalla Corte Penale Internazionale. La posizione della Turchia e, in particolare, del primo ministro Erdogan, è sempre stata dichiaratamente ostile contro la leadership israeliana, e la decisione presa da Istanbul ne è la prova schiacciante: il mandato d'arresto è la chiara denuncia di violenze sistematiche e di attacchi mirati durante gli oltre due anni di genocidio. Un genocidio che non si è fermato neppure il 13 ottobre scorso, con la firma a Sharm el-Sheikh del presunto accordo "di pace" propugnato da Trump con la partecipazione di Netanyahu.

Il documento fa riferimento a episodi specifici di violenza contro i civili, come quello del 17 ottobre 2023 contro l'ospedale battista Al-Ahli, nonché i bombardamenti al centro ospedaliero di Ebli il 21 ottobre di quell'anno. Operazioni militari israeliane che, secondo accuse ben comprovate e ormai note a tutti, hanno sempre preso di mira volontariamente civili e infrastrutture a Gaza che nulla c'entravano coi miliziani, e che dunque non erano obiettivi militari. Tra i gravissimi episodi citati c'è anche quello del 1° aprile 2024, ovvero l'uccisione di operatori umanitari della World Central Kitchen.

I fatti di settembre e ottobre legati alla Global Sumud Flotilla hanno rappresentato una svolta fondamentale. È in seguito all'intercettazione in acque internazionali di imbarcazioni umanitarie da parte dell'esercito israeliano, ed è dopo l'arresto di molti civili (in questo caso turchi), se i tribunali di Istanbul hanno aperto indagini dopo diverse denunce. Inchieste condotte dalle autorità turche sotto giurisdizione della Corte di giustizia di Istanbul e in coordinamento con il Ministero della Giustizia e il Ministero degli Affari Esteri della Turchia. Questa decisione concretizza infine la drastica posizione sempre mostrata da Erdogan, e si aggiunge alla decisione già datata di sospendere relazioni diplomatiche e commerciali con Tel Aviv.

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