22 Ottobre 2025
La nave Madleen della Freedom Flotilla
La procura di Roma ha aperto un’inchiesta formale sul caso della Global Sumud Flotilla, la flotta umanitaria attaccata mentre navigava nel Mediterraneo. Le ipotesi di reato al momento sono sequestro di persona e danneggiamento con pericolo di naufragio, ma non si esclude che l’indagine si estenda anche ad altri capi d’imputazione, come omicidio e trattamenti inumani e degradanti, già avanzati negli esposti presentati.
Il fascicolo, affidato ai pm Lucia Lotti e Stefano Opilio, riguarderebbe non solo l’abbordaggio delle imbarcazioni e il trasferimento forzato ad Ashdod, ma anche gli attacchi subiti al largo di Creta da navi – alcune battenti bandiera italiana – da parte di droni e forze armate israeliane.
Tra i denuncianti figurano 36 attivisti e, individualmente, Tony La Piccirella, skipper barese a bordo della nave Alma. Al momento, spiegano fonti giudiziarie, l’indagine si concentra sul sequestro e sul danneggiamento, ma "non è escluso che la lista si allunghi". A chiarire i contorni dei fatti saranno anche le audizioni programmate per le prossime settimane.
L’attenzione dei magistrati si concentra in particolare su quanto accaduto tra il 23 e il 24 settembre, quando la Flotilla sarebbe stata colpita da uno sciame di droni in acque di competenza dell’Unione Europea, e sul successivo abbordaggio avvenuto il 1° ottobre, in acque internazionali. Ma l'inchiesta punta a ricostruire tutte le fasi della navigazione.
Molti attivisti hanno documentato gli attacchi con smartphone, telecamere e macchine fotografiche, ma tutto il materiale è stato sequestrato e mai restituito. In alcuni casi, durante l’abbordaggio da parte dell’Idf, i militari avrebbero costretto gli attivisti a gettare i telefoni in mare. Tuttavia, "non è escluso che qualcuno sia riuscito a inviare del materiale nei giorni o ore, se non minuti precedenti al sequestro delle attrezzature".
Ulteriori elementi di prova potrebbero arrivare dalle telecamere di bordo, che hanno trasmesso in streaming fino a quando "non sono state messe fuori uso dai jammer che hanno fatto saltare le comunicazioni o non sono state distrutte dai militari israeliani". Tutto materiale che, se recuperato, potrebbe entrare a far parte degli atti processuali in un’indagine definita già ora lunga e complessa.
Per la procura non ci sono dubbi sulla competenza italiana, dal momento che i reati sarebbero stati commessi non solo su cittadini italiani, ma anche su imbarcazioni battenti bandiera italiana, quindi su territorio giuridicamente italiano.
Un ulteriore elemento che potrebbe aggravare il quadro riguarda la posizione di quattro parlamentari italiani presenti a bordo di due imbarcazioni della Flotilla. Nonostante il passaporto diplomatico, "per ore sono rimasti ostaggio dell’esercito israeliano, sulle navi trasferite forzosamente ad Ashdod, in banchina, nel container per l’identificazione e in camionette e cellulari-prigione senza neanche avere la possibilità di incontrare un legale quando richiesto".
Attualmente, il fascicolo è a carico di ignoti, ma non è escluso che dopo le prime testimonianze vi siano iscrizioni formali nel registro degli indagati. In questa fase iniziale, appare invece esclusa l’ipotesi di omissione di tutela da parte della Marina militare italiana, che alcuni attivisti avevano chiesto di valutare.
L’inchiesta è ancora in fase embrionale, e tutte le attività istruttorie sono ancora da definire.
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia