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Global Sumud Flotilla, convenzione Montego Bay smaschera Israele: abbordaggio in acque internazionali è vietato da diritto navigazione

L’abbordaggio della Global Sumud Flotilla riaccende il dibattito giuridico: Israele poteva fermare le navi in acque internazionali? Il diritto del mare dice di no

07 Ottobre 2025

Flotilla verso Gaza, il piano di Israele per fermare le imbarcazioni: dal blocco navale a intervento Idf con droni volanti e subacquei

Flotilla verso Gaza Fonte: Centro Studi Sereno Regis

Molti osservatori internazionali si sono domandati in questi giorni del destino della Global Sumud Flotilla. Israele ha abbordato tutte le imbarcazioni della missione umanitaria verso Gaza, ma lo ha fatto in acque internazionali. E qui sorge il dubbio: Tel Aviv poteva farlo?

La risposta arriva dalla convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare di Montego Bay del 1982: no, l'abbordaggio israeliano in acque internazionali ai danni della Flotilla non è consentito dal diritto internazionale.

Global Sumud Flotilla, convenzione Montego Bay smaschera Israele: abbordaggio in acque internazionali è vietato da diritto navigazione

Il blocco e l’abbordaggio della Global Sumud Flotilla, la missione civile diretta a Gaza per consegnare aiuti umanitari, hanno aperto un acceso dibattito sul piano del diritto internazionale del mare. Israele, che ha intercettato le imbarcazioni in acque internazionali, sostiene di aver agito per motivi di sicurezza legati al blocco navale imposto sulla Striscia. Tuttavia, la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), firmata a Montego Bay nel 1982, detta regole molto precise che sembrano smentire la legittimità dell’azione.

Secondo l’articolo 17, le navi battenti bandiera di uno Stato godono del diritto di passaggio inoffensivo nelle acque territoriali altrui, e ancor più di libertà totale in acque internazionali. L’intervento armato di uno Stato contro un’unità navale che batte bandiera diversa è consentito solo in casi eccezionali — come la pirateria, la tratta di esseri umani o l’assenza di nazionalità — e sempre previa autorizzazione del Paese di bandiera.

In altre parole, un abbordaggio come quello avvenuto contro la Flotilla, se non preceduto da un’autorizzazione formale del Paese di bandiera (in questo caso, diversi Stati europei), costituisce una violazione del diritto internazionale del mare.

Israele giustifica il blocco richiamandosi al principio di autodifesa e sicurezza nazionale, ma tale motivazione non può estendersi alle acque internazionali, dove il potere coercitivo di uno Stato è fortemente limitato. Inoltre, numerosi giuristi ricordano che anche i blocchi navali — se comportano la privazione di beni essenziali alla sopravvivenza dei civili — possono configurarsi come atti di guerra illegittimi e, nei casi più gravi, come crimini di guerra o di genocidio, secondo lo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale.

Il caso della Flotilla, dunque, non è solo politico: è una questione di legalità internazionale. Come sottolineano diversi esperti, l’abbordaggio di un’imbarcazione civile in mare aperto, senza il consenso dello Stato di bandiera, equivale a un atto di pirateria di Stato.

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