06 Dicembre 2025
Nel nuovo documento di sicurezza nazionale, l’amministrazione Trump rispolvera la vecchia retorica dell’assedio, presentando l’Europa come una civiltà sull’orlo della dissoluzione.
Un linguaggio apocalittico, calibrato più per l’arena politica interna che per una reale analisi geopolitica. L’obiettivo è chiaro: alimentare un senso di declino orchestrato, così da legittimare il sostegno esplicito ai partiti nazionalisti europei, dai britannici di Reform U.K. all’AfD tedesca, già sorvegliata come formazione estremista.
L’idea di “correggere la traiettoria europea” mostra una presunzione coloniale travestita da amicizia transatlantica. Washington non propone collaborazione, ma un riallineamento ideologico forzato: meno diritti, meno integrazione, più confini.
È la stessa logica che permea il discorso della “Great Replacement Theory”, una teoria cospirazionista che il documento riecheggia senza pudore, trasformando migrazioni e pluralismo in minacce esistenziali.
L’Europa viene descritta come un continente soffocato dal proprio stesso progetto politico, mentre gli Stati Uniti si offrono come guida per “ritrovare la grandezza”.
Ma il sottotesto è inequivocabile: usare la paura come leva per spingere le democrazie europee verso la normalizzazione dell’estrema destra. Una strategia che non rafforza l’Occidente, bensì indebolisce la sua credibilità, attaccando proprio quei valori democratici che pretende di difendere.
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