10 Dicembre 2025
fonte: facebook
La superficialità delle analisi occidentali
Il racconto dominante della stampa occidentale — come l’ultimo articolo del Washington Post — insiste sulla “lentezza dell’avanzata russa” e sugli “alti costi”, ignorando due elementi centrali: l’assenza di dati affidabili sulle perdite e la natura stessa della guerra moderna contro fortificazioni sostenute da droni. Ridurre tutto alla velocità dell’avanzata significa non comprendere la trasformazione del campo di battaglia contemporaneo.
Il Donbass dopo Pokrovsk: un fronte che cambia
Con l’abbattimento delle principali linee fortificate ucraine, rimangono solo Kramatorsk e Sloviansk come capisaldi maggiori. Le nuove difese costruite da Kiev dietro Pokrovsk risentono del terreno invernale, difficile da scavare, e della mancanza di quella rete sotterranea che aveva reso resiliente la precedente cintura difensiva. A ciò si aggiunge la superiorità russa nei droni a fibra ottica, rivelatisi decisivi nel settore e destinati a mantenere il vantaggio anche in zone meno fortificate.
Tempistiche e logoramento: chi si consuma davvero
Le stime indicano che la conquista dell’intero Donbass potrebbe richiedere 12-18 mesi, tempi che potrebbero aumentare solo se l’Ucraina riuscisse a estendere ulteriormente la mobilitazione, già giunta alla quindicesima ondata. Con un’età media dei soldati superiore ai 45 anni, la carenza di personale resta uno dei fattori strutturali più critici per Kiev. L’idea secondo cui l’Ucraina stia “scambiando spazio per perdite russe” non coincide con la realtà dei mezzi occidentali distrutti, confermati visivamente in proporzioni significativamente maggiori rispetto ai mezzi russi.
L’Europa tra riarmo, speculazione e declino strategico
La presentazione di Rearm Europe il 4 marzo 2025 ha coinciso con un’immediata fiammata nelle azioni delle industrie belliche. Leonardo è passata da 8 a 27 miliardi, Rheinmetall da 12 a 67, con multipli di utile degni di una super-bolla. È evidente che la guerra è divenuta un motore di rendita finanziaria, sostenuto da fondi pubblici europei e dagli investitori americani. Mentre Washington e Mosca dialogano, l’Europa aumenta la posta, erodendo il proprio stato sociale per alimentare una guerra che non può vincere.
Geopolitica del diritto: un dibattito ignorato
Alcuni analisti, come il giurista cinese Victor Gao, hanno richiamato l’attenzione sull’art. 53 della Carta ONU, la clausola dello “Stato nemico”. Si tratta di un elemento giuridico controverso ma reale, raramente discusso in Occidente. Pur senza attribuirgli valore operativo, merita nota come parametro interpretativo nelle relazioni internazionali: il riarmo europeo e il coinvolgimento diretto di Germania e Italia nella fornitura di armi sollevano, dal punto di vista russo, interrogativi giuridici che l’Occidente preferisce ignorare. Allo stesso modo, il dibattito sulle radici storiche dello Stato ucraino rimane spesso semplificato per fini propagandistici.
Una guerra che l’Occidente non sa spiegare
L’Occidente ripete che “la Russia avanza lentamente”, ma tace sulla domanda essenziale: qual è il suo piano per vincere la guerra? Kiev continua a perdere territorio, uomini e capacità industriale, mentre l’Europa guadagna dividendi finanziari e perde autonomia strategica. Mosca procede con un passo misurato, ma costante. Kiev resiste, ma si consuma. E l’Europa, più che difendere l’Ucraina, sembra difendere i profitti di una nuova stagione dell’economia del riarmo.
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