Ucraina, svelato piano di pace con Russia: "Kiev in Ue entro 2027 e soluzione 'coreana' ai territori", Lavrov: "Usa dalla nostra parte"

Instaurare una zona cuscinetto demilitarizzata quale soluzione "coreana" lungo la linea di cessate il fuoco, e far entrare l'Ucraina nell'Unione Europea nel 2027: sarebbero questi due dei principali punti contenuti nel piano di pace aggiornato su cui Kiev e Washington si sono trovati oggi a deliberare.

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Le ultime vicende Washington-Mosca in seno alla negoziazione della pace tra Russia e Ucraina convincono che l'unica soluzione possibile sia, per Kiev, la cessione di territori e la cristallizzazione delle conquiste russe nella "cintura fortezza" a sud-est, come anticipato dal Giornale d'Italia. La gestione della pace sarebbe in mano russo-statunitense, partner che prevedono anche altri livelli di accordo, di natura economico-commerciale

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Il contenuto dell'accordo è stato svelato dall'opinionista del Washington Post David Ignatius, e conferma una volta ancora le previsioni già fatte dal Giornale d'Italia. A quanto riferito, nel pacchetto negoziale si discute di tre importanti documenti relativi, rispettivamente, alle condizioni del piano di pace, alle garanzie di sicurezza post belliche, nonché al successivo piano di ripresa economica. Ovvero, la ricostruzione - tanto edile quanto economica - attraverso ingenti investimenti europei e statunitensi. Proprio questo piano di pace è dunque al centro dei colloqui odierni tra Usa e Ucraina, mentre per domani, 11 dicembre, è fissata la videoconferenza della Coalizione dei Volenterosi.

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Dunque, tra le proposte esplorate e avanzate nella bozza, vi sarebbe l'ingresso in Europa di Kiev, un delicato passaggio che potrebbe essere osteggiato da alcuni Paesi europei (come l'Ungheria), ma che dovrebbe favorire commercio e investimenti. Inoltre, gli Stati Uniti garantirebbero sicurezza sulla falsa riga dell'"Articolo 5 della Nato" in caso di violazione russa del patto, mentre gli Stati europei firmerebbero garanzie separate. Aperte rimangono le discussioni sulla quantità di uomini nell'esercito (800.000 anziché 600.000), ma soprattutto al centro dei colloqui c'è la ridefinizione dei confini territoriali.

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Come già detto dal Giornale d'Italia, tra il Donetsk-Zaporizhzhia-Kherson verrebbe istituita una zona demilitarizzata che di fatto "spaccherebbe" l'Ucraina in due, sul modello della divisione tra Corea del Nord - Corea del Sud. L'Ucraina si troverebbe così a cedere alle pressioni russe, rinunciando a molti fazzoletti di terra, incluso il Donbass e la Crimea, che Putin ha dichiarato "storicamente russa" e su cui Zelensky stesso ha ammesso di "non avere la forza né il sostegno degli alleati per riconquistare la penisola di Crimea e gli altri territori occupati". Secondo l'establishment trumpiano infatti, quei territori sono comunque destinati a "restare" in mano russa: qualora Kiev decidesse di continuare a combattere per riprenderne il controllo, le perdite in termini di vite umane sarebbero troppe. Di contro, la centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d'Europa, non sarebbe più sotto occupazione russa. Anzi: potrebbe - nelle ipotesi - passare sotto gestione Usa, rappresentando così un possibile deterrente a qualsivoglia futuro attacco russo.

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