09 Settembre 2025
François Bayrou, fonte: imagoeconomica
François Bayrou ha rassegnato le sue dimissioni. Si chiude così, dopo meno di 9 mesi, la cronistoria politica del governo Bayrou che ieri è caduto perché sfiduciato in Parlamento con 364 voti contrari e appena 194 quelli a favore. Ora che la Francia è ripiombata nel caos, Macron è deciso a procedere con il successore: il nome più gettonato al momento è quello del ministro della Difesa Sébastien Lecornu. Sempre oggi la sinistra radicale presenterà una mozione di destituzione per il Presidente Macron.
Il Paese "ha bisogno molto rapidamente di un primo ministro" dinnanzi al "rischio di disordini": queste le parole del ministro dell'Interno Bruno Retailleau in riferimento alle manifestazioni previste a Settembre a partire da quella di domani, 10 settembre, del movimento "Blocchiamo tutto". La crisi parigina è palpabile:ieri, per la prima volta nella storia della Quinta Repubblica francese, un governo è crollato non perché i partiti lo abbiano sfidato con una mozione di censura, ma perché lo stesso premier ha chiesto la fiducia senza ottenerla. La "prova della verità" l'aveva definita ieri Bayrou con l'obiettivo di mettere davanti al Parlamento e ai francesi lo stato di emergenza in corso sulle finanze pubbliche. Una caduta preannunciata ma comunque dolorosa. Nessuno dei predecessori di Bayrou (da Élisabeth Borne a Gabriel Attal, passando per Michel Barnier) si era mai azzardato a presentarsi all'Assemblea nazionale. A Bayrou dunque spetta il triste primato di capo del governo costretto a lasciare l'incarico dopo un voto da lui stesso sollecitato.
Le possibilità sul tavolo dopo la sfiducia del governo erano tre: un nuovo governo, lo scioglimento delle Camere, le dimissioni dello stesso Macron. Il più probabile, al momento, è che il Presidente affidi l'incarico ad un nuovo ministro che passi il bilancio e tenga duro almeno fino alle prossime elezioni presidenziali previste per il 2027. Difficile, dicono gli analisti, che il nome esca dalle file del Partito Socialista (Ps) che non avrebbe i numeri: un'Assemblea comunque nata dopo le elezioni anticipate dell'estate 2024 e dove nessuna maggioranza sembra essere realmente all'orizzonte. Per questo Marine Le Pen è intervenuto chiedendo elezioni anticipate: "se avremo la maggioranza assoluta andremo a Matignon per raddrizzare il Paese". Oltre a Lecornu altri sono i nomi che girano: Catherine Vautrin (Lavoro e Sanità), Éric Lombard (Economia), e Gérald Darmanin (Giustizia).
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