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Francia, cade governo Bayrou dopo sfiducia, domani le dimissioni, in bilico anche Marcon, Le Pen: “Dissoluzione un obbligo, ora nuove elezioni”

Dopo 9 mesi cade il governo guidato da François Bayrou: 194 i voti a favore del premier uscente, 364 i contrari. Bayrou sarà dunque ricordato come il primo capo del governo costretto a lasciare l’incarico dopo un voto da lui stesso sollecitato. Per sostituirlo i nomi in ballo sono quelli di Pierre Moscovici, Eric Lombard e Gérald Darmanin. In bilico anche Macron

08 Settembre 2025

Francia, cade governo Bayrou dopo sfiducia, domani le dimissioni, in bilico anche Marcon, Le Pen: “Dissoluzione un obbligo, ora nuove elezioni”

Bayrou e Macron Fonte: Imagoeconomica

È caduto il governo di François Bayrou dopo non aver ottenuto questa sera il voto di fiducia dell’Assemblea nazionale: 194 i voti a favore del premier uscente, 364 i contrari. Domani presenterà le proprie dimissioni al presidente Emmanuel Macron, ora in bilico anch’egli. È la prima volta, nella storia della Quinta Repubblica, che un esecutivo cade per un voto di fiducia chiesto direttamente dal premier. Una mossa che ha aperto uno scenario inedito e potenzialmente esplosivo per gli equilibri politici del Paese. Per Marine Le Pen la “dissoluzione del governo è un obbligo, ora nuove elezioni”.

Francia, cade governo Bayrou dopo sfiducia, domani le dimissioni, in bilico anche Marcon, Le Pen: “Dissoluzione un obbligo, ora nuove elezioni”

Nessuno dei predecessori di Bayrou – da Élisabeth Borne a Gabriel Attal, passando per Michel Barnier – aveva infatti rischiato un simile passo. Tutti avevano evitato di presentarsi all’Assemblea nazionale con una maggioranza solo relativa. L’ultimo voto di fiducia richiesto risale addirittura al luglio 2020, con l’arrivo a Matignon di Jean Castex. Bayrou sarà dunque ricordato come il primo capo del governo costretto a lasciare l’incarico dopo un voto da lui stesso sollecitato.

Ora lo sguardo è tutto rivolto all’Eliseo. Emmanuel Macron dovrà individuare una figura capace di garantire maggiore stabilità e di raccogliere sostegno trasversale. Si fanno i nomi del socialista Pierre Moscovici, presidente della Corte dei conti, o di Eric Lombard, attuale ministro dell’Economia, considerato vicino alla gauche ma aperto al dialogo con il centrodestra. Non è esclusa, però, una virata a destra con Gérald Darmanin, oggi Guardasigilli.

L’incognita più grande resta però la posizione del Rassemblement national, che insieme alla France insoumise di Jean-Luc Mélenchon spinge per il ritorno immediato alle urne, non solo per una nuova Assemblea ma anche per le dimissioni dello stesso Macron. Il presidente, dal canto suo, ha più volte ribadito di voler restare in carica fino al termine del secondo mandato, previsto nella primavera 2027. Ma se lo stallo politico e la crisi economica dovessero aggravarsi, la pressione potrebbe diventare insostenibile.

Marine Le Pen non ha perso tempo nell’attaccare l’esecutivo uscente, parlando di “un momento politico speciale”, in cui “i responsabili sono costretti a confrontarsi con i risultati disastrosi di decenni di cattiva gestione, le cui conseguenze influenzeranno le generazioni future”.

Per la leader del Rassemblement national il dibattito in Parlamento ha segnato “la fine dell'agonia di un governo fantasma”, che a suo avviso “non governava, ma semplicemente amministrava” il Paese. Da qui la richiesta di nuove elezioni: “Per Macron la dissoluzione dell'Assemblea Nazionale non è un'opzione ma un obbligo”.

La linea resta dura: “Rifiutando lo scioglimento, sarà lui il promotore dell'instabilità”, ha affermato Le Pen in un’intervista a Lci, indicando comunque le sue condizioni in caso di nuovo esecutivo: “Che non aumentino le tasse” e che “si risparmi sulle spese estremamente tossiche” come l’Assistenza Medica Statale.

Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente del partito, Jordan Bardella, che poco prima del voto aveva scritto su X: “Con Marine Le Pen, abbiamo riunito il gruppo del Rassemblement National all'Assemblea Nazionale. Come annunciato, voteremo contro la fiducia sollecitata dal primo ministro (Francois Bayrou). Emmanuel Macron ha tra le mani l'unica soluzione per far uscire il nostro Paese dall'impasse politica: il ritorno alle urne”.

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