10 Dicembre 2025
Bob Vylan Fonte: X @GRINDIN_Radio
Il duo punk-rap britannico Bob Vylan ha avviato un’azione legale contro l’emittente nazionale irlandese RTÉ, accusata di aver travisato il senso dei cori pronunciati sul palco di Glastonbury. Secondo la band, la ricostruzione andata in onda su RTÉ News avrebbe distorto il messaggio politico della loro performance, trasformandolo in un presunto attacco antisemita. Al centro della polemica c’è il coro “morte, morte, alle Idf”, guidato dal cantante Bobby Vylan davanti alla folla del festival. La band sostiene che non si trattasse di odio religioso, bensì di una denuncia contro il genocidio a Gaza.
Il duo Bob Vylan ha deciso di portare RTÉ davanti all’Alta Corte irlandese con un’azione per diffamazione, sostenendo che il servizio realizzato dopo la loro esibizione a Glastonbury abbia attribuito alla band la guida di “cori antisemiti”. A essere contestata è la descrizione della performance del 28 giugno, durante la quale il frontman Pascal Robinson-Foster — in arte Bobby Vylan — ha guidato il pubblico nel coro: “morte, morte, all’IDF”.
Il servizio dell’emittente irlandese avrebbe suggerito che quel passaggio fosse rivolto agli ebrei, un’accusa che il gruppo respinge con fermezza. Phoenix Law, lo studio che rappresenta Robinson-Foster e il batterista Wade Laurence George, ha dichiarato: “Il procedimento nasce da una trasmissione mandata in onda da RTÉ News dopo l’esibizione dei Bob Vylan al Glastonbury Festival del 28 giugno 2025. Durante questa trasmissione sono stati fatti commenti che affermavano che il cantante dei Bob Vylan avesse guidato cori antisemiti. Queste accuse sono categoricamente negate dai nostri clienti e sono del tutto false.”
La band sostiene che i cori e le dichiarazioni fatte sul palco riguardassero esclusivamente la critica all’operato delle Idf e il sostegno all’autodeterminazione palestinese. Secondo i legali, tali espressioni erano “politicamente carichi ma non di natura antisemita”, poiché non rivolti contro persone ebree.
Il loro avvocato Darragh Mackin ha ribadito: i 2 “non sono nuovi all’utilizzo della loro libertà di espressione per denunciare il genocidio a Gaza”, aggiungendo che esiste “una distinzione fondamentale tra parlare criticamente del ruolo delle forze statali israeliane ed essere antisemiti. Il primo è un discorso che rientra nei limiti dell’espressione politica, mentre il secondo è una forma di odio diretto contro le persone ebree”.
La vicenda ha travolto anche la BBC, che aveva trasmesso in diretta l’esibizione e che in seguito si è scusata, anche con la comunità ebraica, riconoscendo la violazione delle proprie linee editoriali e impegnandosi a non mandare più live considerati “ad alto rischio”. La direttrice generale di Ofcom, Dame Melanie Dawes, ha criticato l’emittente britannica sostenendo che dovrebbe “prendere in mano la situazione più rapidamente” quando scoppiano controversie di questo tipo.
Intanto, le indagini sul caso proseguono. La Metropolitan Police aveva già dichiarato di non voler procedere oltre su presunti cori analoghi durante un concerto del gruppo a Londra. La polizia di Avon e Somerset, invece, ha confermato che Robinson-Foster si è presentato volontariamente per un colloquio legato ai fatti di Glastonbury.
Sul piano internazionale, le reazioni sono state dure: gli Stati Uniti hanno condannato quella definita come una “tirata d’odio” e revocato i visti ai due musicisti, mentre diversi festival hanno annullato le loro prossime esibizioni. E nonostante il clamore, Bobby Vylan, intervistato da Louis Theroux a ottobre, ha ribadito di non avere alcun pentimento, dichiarando che quei cori li rifarebbe “domani”.
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