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Cavi sottomarini tranciati nel Mar Rosso a 20 miglia da Jeddah, disservizi per Microsoft Azure, utilizzato da Mossad: ipotesi attentato - RETROSCENA

Tagliati i cavi SMW4 e IMEWE al largo di Jeddah: colpita Microsoft Azure, nodo usato anche da Israele per spiare e conservare informazioni sui palestinesi. L'ipotesi dell'attentato da part degli Houthi è per ora la spiegazione più probabile, anche se alcuni hanno provato a incolpare un'ancora di una nave mercantile

08 Settembre 2025

Cartina dei cavi sottomarini nel Mar Rosso

Cartina dei cavi sottomarini nel Mar Rosso, fonte: X, @middleeasteye

Nella notte fra sabato 6 e domenica 7 settembre, ci sono stati diversi disservizi per Microsoft in Medio Oriente, soprattutto per quanto riguarda il cloud Azure. Dopo alcune ore si è scoperto che il problema derivava da alcuni cavi sottomarini di fibra ottica tranciati nel Mar Rosso, a circa 20 miglia nautiche dalla città di Jeddah, in Arabia Saudita, a circa 300 metri di profondità.

Diversi osservatori hanno ritenuto decisamente strano un guasto tecnico di origine naturale, considerato che Azure è il cloud utilizzato dal Mossad israeliano per captare e conservare milioni e milioni di informazioni sui palestinesi di Gaza e Cisgiordania. Si sta facendo largo la pista dell'attentato, probabilmente da parte degli Houthi dello Yemen, geograficamente molto vicino sia al sistema di cavi colpiti, sia a Jeddah, che hanno già diversi precedenti nel compiere azioni di guerriglia, anche comunicativa, nei confronti di Tel Aviv.

 

Cavi sottomarini tranciati nel Mar Rosso a 20 miglia da Jeddah, disservizi per Microsoft Azure, utilizzato da Mossad: ipotesi attentato - RETROSCENA

Un presunto incidente nel Mar Rosso ha messo in ginocchio la connettività globale. Nella notte tra il 6 e il 7 settembre 2025, più cavi sottomarini in fibra ottica sono stati tranciati a nord-ovest della città saudita di Jeddah, a una profondità media stimata tra 300 e 500 metri, a circa 20–25 miglia nautiche dalla costa. Secondo fonti di NetBlocks, i sistemi colpiti sono il SEA-ME-WE 4 (SMW4) e l’IMEWE, due dorsali fondamentali che trasportano dati dall’Asia all’Europa passando per il Medio Oriente.

La conseguenza immediata è stata un aumento drastico della latenza e difficoltà di accesso per milioni di utenti. La piattaforma cloud Microsoft Azure, seconda al mondo dopo AWS, ha registrato i maggiori disagi: il traffico proveniente dall’Asia e diretto all’Europa è stato costretto a essere re-instradato su percorsi più lunghi, con ritardi significativi per applicazioni sensibili come trading, videoconferenze e database distribuiti. Problemi analoghi sono stati segnalati dai clienti di Akamai/Linode.

Microsoft ha confermato in una nota: Il traffico che attraversa il Medio Oriente può subire latenza maggiore a causa dei tagli alla fibra. Continueremo a monitorare e ribilanciare.

Secondo NetBlocks, i paesi più colpiti sono stati India, Pakistan e Emirati Arabi Uniti, ma rallentamenti si sono registrati anche in Europa.

Alcuni osservatori hanno ipotizzato che i cavi possano essere stati accidentalmente recisi da un’ancora di nave mercantile, un incidente che in passato ha già causato simili interruzioni. Tuttavia, la coincidenza temporale e la posizione dei guasti alimentano i sospetti di un sabotaggio mirato.

Già nel 2024 i ribelli Houthi dello Yemen avevano minacciato di colpire le dorsali nel Mar Rosso come strumento di pressione contro Israele, accusato di genocidio a Gaza.

Un dettaglio rilevante: Azure, oltre a servire aziende globali, è stato  associato anche a usi da parte dei servizi segreti israeliani, incluso il Mossad, per attività di sorveglianza digitale di informazioni dei palestinesi. Se confermato, il sabotaggio assumerebbe una chiara valenza geopolitica.

Il Mar Rosso è un chokepoint critico: qui passa circa il 17% del traffico internet mondiale e l’80% dei flussi tra Asia ed Europa. La sua geografia lo rende vulnerabile: fondali relativamente bassi, passaggi obbligati e una giurisdizione marittima condivisa tra Arabia Saudita, Egitto, Sudan ed Eritrea.

Riparare i cavi richiederà settimane e milioni di dollari, con navi specializzate che dovranno intervenire sotto protezione militare.

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