06 Dicembre 2025
Un video-riassunto intitolato "Fake News Wrapped" ispirato direttamente ai contenuti Spotify, contenente la classifica delle cinque testate giornalistiche maggiormente accusate di diffondere disinformazione. È quanto è stato pubblicato recentemente dalla Casa Bianca per prendere di mira alcuni dei più importanti giornali americani ritenuti "colpevoli di pregiudizi mediatici".
Gli attriti tra l'establishment trumpiano e i più importanti nomi dell'informazione giornalistica continuano, dopo le restrizioni imposte alla stampa dal Capo del Pentagono Pete Hegseth, e che hanno portato alla formazione del neo nato Pentagon Press Corps. La Casa Bianca ha così pubblicato ufficialmente un video ispirato, per musica, format e contenuti, a Spotify Wrapped - il riepilogo personalizzato offerto dalla piattaforma sulle abitudini di ascolto annuali degli ascoltatori. Solo che qui nel video non si parla di musica, bensì delle prime cinque testate "colpevoli di pregiudizi mediatici" ("media bias offenders").
Tra loro figurano, dal primo all'ultimo, rispettivamente: il Washington Post ("Ha pubblicato una bugia infondata per indebolire le operazioni antiterrorismo del Dipartimento di Guerra"), la Reuters ("Ha riportato falsamente che il DOGE si è sciolto"), MSNBC ("Ha demonizzato la Guardia Nazionale dopo che due militari sono stati colpiti da colpi d'arma da fuoco, di cui uno ucciso"), il New York Times ("Affermando che il Presidente è incapace di rispondere ai doveri della Presidenza senza prove concrete"), e infine l'Associated Press ("Ha omesso il contesto vitale per promuovere la sua agenda anti-Trump").
Nel breve filmato vengono inoltre indicati i volti di due noti giornalisti del Washington Post accusati di fake news: Alex Horton, giornalista reporter specializzato in esercito Usa, ed Ellen Nakashima, giornalista che si occupa di sicurezza nazionale. Tutto questo si apprende mentre, dal canto suo, il New York Times annuncia di voler fare causa al Dipartimento della Guerra e al suo Segretario Hegseth per aver approvato una serie di misure tese, secondo la testata, a "ostacolare la libertà di stampa e l'informazione indipendente" nonché a "limitare i movimenti dei giornalisti intorno al quartier generale del comando militare di Arlington".
La situazione tra governo e stampa si fa così sempre più accesa: nelle intenzioni del giornale, la causa federale depositata presso il tribunale distrettuale di Washington vorrebbe così contrastare norme che "violano i diritti costituzionali del primo Emendamento". Ma il Pentagono tira dritto: "Questo è ciò che è meglio per le nostre truppe e per la sicurezza nazionale" ribatte Sean Parnell, assistente del Segretario alla difesa per gli affari pubblici.
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