08 Dicembre 2025
Hamas Gaza Fonte: Al Jazeera
Hamas ha dichiarato che, per Gaza, è “pronta a discutere del congelamento o dello deposito” del proprio arsenale nell’ambito del cessate il fuoco con Israele. Parallelamente, dall’Onu arriva un monito per la Palestina: servono almeno 4 miliardi di dollari di aiuti per far fronte al genocidio e alla crisi umanitaria nei Territori occupati.
In un’intervista concessa ad Associated Press da Doha, Bassem Naim, membro dell’ufficio politico decisionale di Hamas, ha dichiarato che il gruppo è pronto a discutere il “congelamento o lo stoccaggio” delle proprie armi nel quadro del cessate il fuoco con Israele. Pur rivendicando il “diritto di resistere”, Naim ha affermato che Hamas sarebbe disposto a valutare la deposizione delle armi all’interno di un processo politico volto alla creazione di uno Stato palestinese.
Secondo Naim, si tratterebbe di un percorso graduale, sostenuto da una tregua di lungo periodo: una pausa di 5 o 10 anni, ha spiegato, potrebbe offrire lo spazio necessario per affrontare il dossier più sensibile del negoziato. “Questo tempo deve essere utilizzato in modo serio e completo”, ha affermato, sottolineando che Hamas è “molto aperta” sulle possibili modalità di gestione dell’arsenale.
“Possiamo parlare di congelamento, stoccaggio o deposizione, con la garanzia palestinese di non utilizzarle affatto durante questo periodo di cessate il fuoco o tregua”, ha precisato.
Restano però incerti i margini affinché la proposta possa soddisfare le richieste israeliane, orientate a un disarmo totale del movimento armato. “Siamo disponibili ad adottare un approccio globale per evitare ulteriori escalation o per evitare ulteriori scontri o esplosioni”, ha aggiunto Naim.
Parallelamente, dalle Nazioni Unite arriva un nuovo segnale d’allarme. Presentando a New York il Global Humanitarian Overview 2026, il capo delle operazioni umanitarie dell’Onu, Tom Fletcher, ha indicato i Territori Palestinesi come il più grande singolo piano di aiuti dell’intero programma per il prossimo anno.
Per raggiungere 3 milioni di persone, saranno necessari 4,1 miliardi di dollari. Una cifra che supera anche quella destinata al Sudan, definito dall’Onu la più vasta crisi di sfollamento al mondo, per il quale servono 2,9 miliardi a beneficio di 20 milioni di persone.
Fletcher ha spiegato che il nuovo piano si fonda su criteri di riforma, efficienza e concentrazione delle risorse nelle aree più colpite: le organizzazioni umanitarie stanno tagliando duplicazioni e verificando che ogni dollaro arrivi direttamente a chi ne ha bisogno.
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