05 Dicembre 2025
Trump e Netanyahu (screen video ItalPresse)
Il presidente americano Donald Trump ha insistito nelle ultime ore per l'implementazione della fase 2 del suo "piano di pace" per Gaza, che prevede un percorso vede l'autodeterminazione del popolo palestinese e il passaggio della gestione della Striscia a un'Autorità palestinese riformata rispetto a quella di oggi.
Il provvedimento, prima di entrare in vigore, doveva obbligatoriamente passare da un sì della Knesset, il Parlamento israeliano, che lo ha effettivamente approvato senza voti contrari. Importante da sottolineare, però, che i membri della coalizione del governo di Benjamin Netanyahu hanno lasciato l'aula durante il voto. Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha poi commentato: "Non esisterà mai uno Stato palestinese in questa terra".
La pressione degli Stati Uniti per far partire la Fase 2 del "piano di pace" a Gaza si intensifica proprio mentre in Israele esplodono nuove tensioni politiche. Secondo Axios, Donald Trump intende annunciare prima di Natale la composizione del nuovo governo tecnico per la Striscia, passaggio centrale per l’avvio della seconda fase del piano siglato a ottobre.
L’esecutivo provvisorio sarà composto da 12-15 palestinesi indipendenti da Hamas, Fatah o altri partiti, scelti per competenze manageriali e amministrative. Alcuni risiedono oggi a Gaza, altri vi torneranno dopo anni all’estero. A sovrintendere il progetto sarà il Consiglio per la Pace, guidato personalmente da Trump e formato da una decina di leader arabi e occidentali. Nel suo organo esecutivo siederanno figure di alto profilo, tra cui Tony Blair, Steve Witkoff e Jared Kushner, gli stessi che hanno architettato il genocidio e la deportazione dei gazawi e l'occupazione della Cisgiordania.
Il Premier israeliano Benjamin Netanyahu volerà presto negli Stati Uniti per discutere direttamente con Trump la struttura del governo tecnico e i dettagli della fase 2, che prevede anche il ritiro israeliano da gran parte di Gaza e il dispiegamento della Forza Internazionale di Stabilizzazione (Isf) già approvata dall’Onu. Indonesia, Azerbaijan, Egitto e Turchia avrebbero già dato disponibilità a inviare contingenti.
Tutto ciò avviene a poche ore dal voto alla Knesset, dove la mozione presentata da Yair Lapid per sostenere il piano Trump è passata con 39 voti favorevoli e nessun contrario solo perché la coalizione Netanyahu ha abbandonato l’aula, evitando di esporsi su una fase politica che l’estrema destra rifiuta apertamente.
La frattura interna è evidente: mentre Trump punta a consolidare il cessate il fuoco e proiettare Gaza verso una nuova governance, i ministri Ben Gvir e Smotrich ribadiscono che “uno Stato palestinese non nascerà mai”. La prima fase del piano, attiva da ottobre, ha portato al quasi completo rilascio degli ostaggi di Hamas, ma gli attacchi israeliani nelle ultime settimane hanno provocato oltre 300 vittime palestinesi.
Il boicottaggio israeliano consente alla mozione di avanzare verso la Commissione Esteri e Difesa, dove la coalizione di governo potrà facilmente affossarla. Ma la frattura politica resta evidente, proprio mentre Trump spinge per accelerare la fase successiva del suo piano per Gaza.
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