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Oxford, una pietra miliare: studentessa palestinese Arwa Hanin Elrayess eletta alla Presidenza dell'Union, la prima in 202 anni di storia

Arwa Hanin Elrayess scrive la storia in una delle istituzioni accademiche più prestigiose al mondo

07 Dicembre 2025

Oxford, una pietra miliare: studentessa palestinese Arwa Hanin Elrayess eletta alla Presidenza dell'Union, la prima in 202 anni di storia

C'è qualcosa di profondamente simbolico quando le barriere cadono nei luoghi che incarnano il potere e la tradizione. L'Oxford Union, una delle società studentesche più antiche e influenti del Regno Unito, ha eletto una studentessa palestinese come sua Presidente per la prima volta nei suoi 202 anni di storia. Mentre Arwa Hanin Elrayess scrive la storia a Oxford, però, in Cisgiordania si consuma ogni giorno un dramma che è l'esatto opposto di questa conquista democratica.

La sua vittoria rappresenta molto più di un successo personale

Arwa Hanin Elrayess, studentessa palestinese-algerina di Filosofia, Politica ed Economia presso il St Edmund's Hall, guiderà il prestigioso organismo studentesco durante il Trinity Term del 2026 (Middle East Eye). La vittoria è stata netta: 757 voti di prima preferenza, 150 in più del secondo classificato, con un'affluenza di 1.528 votanti, significativamente più alta rispetto alle elezioni precedenti.

Suo padre Mohamed ha espresso su LinkedIn l'orgoglio di tutta la famiglia: è la prima donna araba, la prima palestinese e la prima algerina a ricoprire questa carica. Un triplo primato che racconta di frontiere finalmente superate. Ma chi è Arwa Hanin Elrayess? Non solo una brillante studentessa: è stata coinvolta nella produzione di un documentario intitolato "Heart of a Protest", che ha documentato le manifestazioni di solidarietà con la Palestina a Londra. Un film a budget zero, come lei stessa lo ha definito, realizzato da cinque persone che si interessano a ciò che accade dal 1947. La sua campagna elettorale non è stata priva di ostacoli. In un'intervista a Middle East Eye, Elrayess ha dichiarato che i candidati che hanno espresso solidarietà con i palestinesi sono stati sottoposti a "scrutinio sproporzionato", affrontando campagne diffamatorie e tentativi di rimuoverli dall'incarico. Ha raccontato di essere stata accusata di estremismo, di supportare gruppi terroristici, e che alle persone che volevano unirsi alla sua campagna è stato consigliato di non farlo, con la minaccia di finire sotto indagine antiterrorismo.

Eppure ha resistito. E ha vinto

Nel suo discorso dopo l'elezione, Elrayess ha mantenuto un tono di gratitudine e responsabilità: "Sono grata e onorata della fiducia che i membri dell'Union hanno riposto in me e nella mia squadra. Voglio ringraziare tutti coloro che hanno messo da parte le loro divergenze e si sono uniti per lavorare verso una visione condivisa di questa Union, che tutti noi adoriamo". La sua priorità? Riportare stabilità in un'istituzione che ha attraversato tempi difficili. Come ha dichiarato a Cherwell: "L'Union è un luogo incredibilmente speciale, che sta affrontando tempi molto difficili. Penso che abbiamo bisogno di un nuovo inizio con una governance più trasparente, responsabilità finanziaria e di affermare la nostra posizione come ultimo baluardo della libertà di parola" (Dawn). E sulla questione palestinese, il suo pensiero è chiaro: troppo spesso le conversazioni sulla Palestina avvengono senza che i palestinesi siano nella stanza. È tempo che i palestinesi parlino per se stessi, specialmente su questioni di autodeterminazione e autonomia. Fondata nel 1823, l'Oxford Union è molto più di un club studentesco: è un'istituzione che ha plasmato generazioni di leader politici, intellettuali e pubblici oratori. Ospita dibattiti con personalità di primo piano a livello mondiale, sessioni di domande e risposte, workshop di public speaking. È stata e rimane uno dei luoghi dove si forma la classe dirigente britannica e internazionale.

Per questo la vittoria di Elrayess assume un significato che travalica l'ambito universitario. Come lei stessa ha detto: "Se permettiamo che ostacoli come questo ci spingano fuori da queste istituzioni, allora lo status quo non cambierà mai. Queste istituzioni continueranno a rimanere influenti - e se permettiamo che ci spingano fuori, allora non saremo mai rappresentati".

La sua elezione arriva in un momento in cui gli studenti pro-Palestina nelle università britanniche affrontano una repressione crescente: sospensioni, indagini, cancellazioni di eventi, interrogatori da parte di agenti antiterrorismo. In questo contesto, la vittoria di una giovane donna palestinese alla guida di una delle istituzioni più prestigiose del mondo accademico britannico non è solo una bella notizia. È un segno che la storia, anche quando sembra immobile, si muove. E che le voci che cercano di silenziare trovano sempre un modo per farsi sentire.

È un segno che la storia, anche quando sembra immobile, si muove. E che le voci che cercano di silenziare trovano sempre un modo per farsi sentire.

Mentre Arwa Hanin Elrayess scrive la storia a Oxford, però, in Cisgiordania si consuma ogni giorno un dramma che è l'esatto opposto di questa conquista democratica. Il governo estremista targato Netanyahu ha approvato nel 2024 la più grande espansione territoriale in Cisgiordania dagli accordi di Oslo del 1993: oltre 24 chilometri quadrati di terra palestinese annessi, migliaia di abitazioni per coloni autorizzate, decine di nuovi insediamenti illegali. Il Ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, esponente dell'estrema destra sionista, ovvero colui che oltre ad autodichiararsi fascista, razzista e omofobo, non perde occasione per affermare che per loro sionisti, popolo eletto, il diritto internazionale non vale, non nasconde gli obiettivi: "Continueremo a combattere l'idea pericolosa di uno Stato palestinese e a creare fatti sul terreno", oltre che “E’ il momento della sovranità su Giudea e Samaria", i termini con cui Israele si riferisce alla Cisgiordania occupata.

Dal 7 ottobre 2023, la colonizzazione ha subito un'accelerazione drammatica: 43 nuovi avamposti agricoli, 5 nuove colonie, altri 70 insediamenti illegali legalizzati retroattivamente. Mentre a Gaza si consuma il genocidio sotto gli occhi del mondo, in Cisgiordania procede silenziosa ma inesorabile la pulizia etnica: famiglie espulse dalle loro terre, case demolite, ulivi sradicati, villaggi interi trasformati in "zone militari" per far posto ai coloni.

La vittoria di una giovane palestinese a Oxford ci ricorda che la resistenza ha molte forme. E che ogni conquista di dignità e rappresentanza, per quanto simbolica possa sembrare, è un atto politico contro chi vorrebbe rendere invisibile un intero popolo.

di Eugenio Cardi

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