03 Settembre 2025
Banca Lussemburgo, fonte: Instagram, @aprireconto
Dopo le proteste contro le politiche genocidiarie di Israele, l'Irlanda ha dato lo stop al controllo dei "Diaspora Bond" di Tel Aviv, i fondi che finanziano le comunità ebraiche in tutto il mondo e lo Stato ebraico dal valore medio di 2,7 miliardi di dollari all'anno. L'approvazione dei bond passa quindi alla Banca Centrale del Lussemburgo.
Israele ha trasferito dal controllo irlandese a quello lussemburghese l’approvazione dei suoi “Diaspora bond”, strumenti finanziari utilizzati per raccogliere fondi tra le comunità ebraiche nel mondo. Una mossa che arriva dopo mesi di forte mobilitazione in Irlanda, dove parlamentari e movimenti pro-Palestina avevano chiesto alla Banca centrale di smettere di facilitare la vendita di titoli legati a uno Stato impegnato da quasi due anni in un’offensiva militare devastante a Gaza.
Dal 2021, la Banca centrale irlandese era l’autorità incaricata di approvare il prospetto annuale necessario per collocare i bond israeliani sul mercato europeo. L’istituto aveva sempre sostenuto di essere “legalmente obbligato” a concedere l’ok una volta rispettate le condizioni tecniche. Ma l’opposizione politica e civile è cresciuta fino a trasformarsi in pressione concreta. Manifestazioni, denunce pubbliche e un rapporto di una commissione parlamentare hanno spinto il governatore Gabriel Makhlouf ad annunciare che l’approvazione sarebbe passata al Lussemburgo con la scadenza del prospetto 2023.
Il trasferimento è stato confermato dal nuovo documento pubblicato sul sito di Israel Bonds, la società che gestisce l’emissione. Israele non ha fornito spiegazioni ufficiali, ma la scelta appare come un tentativo di aggirare l’ostacolo politico irlandese, nel momento in cui Dublino si distingue come uno dei Paesi europei più solidali con la causa palestinese.
I numeri mostrano la portata dello strumento: sin dal lancio del programma nel 1951, le vendite cumulative hanno superato i 54 miliardi di dollari. Alla fine del 2023 risultavano in circolazione circa 5,4 miliardi di dollari di obbligazioni, pari a una quota significativa del debito estero israeliano. Negli ultimi anni, le vendite hanno toccato nuovi record, con oltre 2,7 miliardi di dollari raccolti nel 2024, mentre solo nelle prime settimane dopo il 7 ottobre 2023 erano già stati emessi bond per oltre 200 milioni di dollari.
Per le associazioni pro-Palestina, però, non si tratta di numeri neutri: quei fondi finiscono per sostenere le casse di un governo che finanzia una guerra costata oltre 63.000 vite a Gaza, secondo le autorità locali. "Non possiamo chiudere gli occhi mentre Israele raccoglie capitali in Europa per alimentare una macchina bellica che colpisce quotidianamente civili", denunciano i movimenti.
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