25 Agosto 2025
In Israele continuano gli scontri fra il governo di Benjamin Netanyahu e l'Idf. Il generale maggiore Eyal Zamir ha infatti smentito le previsioni del premier di Tel Aviv di occupare completamente la Striscia in solamente cinque mesi, dicendo anzi che per distruggere solo Gaza City, l'esercito israeliano avrà bisogno di "almeno un anno", con una conseguente crisi di consenso da parte dei riservisti, che già è palpabile.
Israele si prepara a un nuovo bagno di sangue a Gaza. Dopo Rafah e Beit Hanoun, ora nel mirino c’è Gaza City, la città più popolosa della Striscia, dove sopravvivono circa 1,2 milioni di palestinesi, gran parte dei quali già sfollati e ridotti alla fame da mesi di assedio. Secondo quanto trapela da fonti militari, il governo Netanyahu ha ordinato all’esercito di prepararsi a demolire l’intera città, sopra e sotto terra.
Il capo di Stato maggiore, generale maggiore Eyal Zamir ha però lanciato un avvertimento: radere al suolo Gaza City richiederà “più di un anno” e provocherà una crisi ancora più grave nelle forze di riserva, già minate da morale basso e rifiuti crescenti. Per l’operazione servirebbero 60mila riservisti, ma la disponibilità è ridotta: sempre più israeliani non intendono continuare una guerra che sembra non avere fine.
Netanyahu, sostenuto dagli ultranazionalisti come il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, spinge invece per un attacco rapido: “Chi resta senza acqua e senza elettricità morirà di fame o si arrenderà”, ha dichiarato Smotrich, invocando di fatto una politica di sterminio contro i civili palestinesi.
Il generale Zamir, pur fedele al suo ruolo, ha posto una condizione: non partirà alcuna offensiva fino a quando non sarà creata una “zona umanitaria” per gli sfollati. Ma a oggi nessuna area sicura è stata predisposta, mentre i carri armati già avanzano nei quartieri di Zeitoun e Sabra, preludio a un assalto più vasto.
Dietro lo scontro tra governo e Stato maggiore c’è una realtà che Netanyahu cerca di occultare: l’occupazione totale di Gaza City significherebbe un massacro senza precedenti, con migliaia di morti civili e un’intera popolazione intrappolata tra fame e bombardamenti. Il premier israeliano sembra ignorare le implicazioni legali di crimini di guerra che persino ufficiali dell’Idf iniziano a denunciare.
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