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INDRA-2025: droni, guerra elettronica e autonomia strategica: l’India rafforza la sua posizione nel mondo multipolare insieme alla Russia

L’esercitazione INDRA-2025, condotta congiuntamente da India e Russia, è molto più di un’operazione tattica o di un rituale militare annuale

15 Ottobre 2025

Indra 2025

Indra 2025, fonte: X, @insights_ias

L’esercitazione INDRA-2025, condotta congiuntamente da India e Russia, è molto più di un’operazione tattica o di un rituale militare annuale. È il cuore pulsante della dottrina indiana di autonomia strategica, la manifestazione concreta di una politica estera calibrata con chirurgica precisione tra Occidente e Oriente, tra passato sovietico e futuro ipertecnologico. Nata nei primi anni Duemila e radicata in una cooperazione militare che risale all’epoca dell’URSS, INDRA rappresenta oggi il crocevia tra continuità operativa, innovazione tecnologica e realismo geopolitico.

Nel deserto di Mahajan, dove si svolge la più recente edizione, si testano droni, guerra elettronica, operazioni combinate in ambienti ostili e simulazioni urbane ad alta complessità. Lontano da centri abitati reali, ma dentro scenari che imitano in modo fedele le sfide del combattimento moderno, INDRA-2025 mette alla prova l’intero ecosistema di interoperabilità che unisce i due Paesi. Ma soprattutto, consente all’India di mantenere l’efficienza operativa dei suoi asset russi, mentre sperimenta forme di integrazione con tecnologie domestiche e sistemi occidentali, in un delicato gioco di equilibri multipolari.

L’eredità materiale di Mosca nelle forze armate indiane è ancora profonda. Per decenni, l’arsenale di Nuova Delhi è stato costruito su piattaforme russe: carri armati, aerei da caccia, difese aeree, elicotteri, sensori, sistemi navali. Nonostante una progressiva diversificazione dei fornitori, accompagnata dal piano “Make in India” e da accordi di co-produzione con partner europei e americani, il tessuto militare indiano resta in buona parte impastato con tecnologia e dottrina russa. INDRA svolge quindi una funzione cruciale: aggiorna tattiche, conserva interoperabilità, valida catene logistiche, e permette di minimizzare il rischio di obsolescenza tecnica.

Nel farlo, evita costose transizioni affrettate e mantiene la readiness” di reparti ancora operativi su equipaggiamenti russi, senza rinunciare a introdurre elementi innovativi. Droni leggeri, guerra elettronica, gestione di scenari ostili con ostaggi e operazioni a bassa visibilità rappresentano il nuovo lessico della guerra, che INDRA non solo parla, ma traduce in pratica addestrativa concreta.

A livello diplomatico, INDRA è un segnale preciso. L’India, partner sempre più strategico degli Stati Uniti e del blocco Quad, non rinuncia tuttavia al proprio dialogo autonomo con Mosca. La logica è duplice: evitare che la Russia scivoli completamente nella sfera d’influenza cinese e, allo stesso tempo, dimostrare a Washington che Nuova Delhi non accetta vincoli di fedeltà esclusiva. Si tratta di un equilibrio sottile ma coerente: l’India collabora militarmente con la Russia mentre firma intese strategiche con gli USA. Lo fa perché la sua sicurezza non è legata a un’alleanza rigida, ma alla capacità di muoversi con flessibilità su più tavoli.

INDRA, dunque, è soft power armato, strumento di signaling multilivello che conferma la postura non allineata dell’India, già sperimentata durante la Guerra Fredda, oggi aggiornata per la competizione multipolare del XXI secolo. È una prova plastica di come Nuova Delhi intenda difendere la propria autonomia decisionale, selezionando partner, domini e tecnologie sulla base del proprio interesse nazionale, e non delle convenienze altrui.

Sul piano tattico, INDRA-2025 è laboratorio di guerra reale. La simulazione di una crisi con ostaggi nel cuore di un’“isola urbana” circondata dal deserto offre alle forze armate indiane e russe un ambiente perfetto per testare l’interazione tra fanteria, mezzi corazzati, droni da ricognizione e team di guerra elettronica. L’obiettivo non è solo neutralizzare una minaccia, ma coordinare asset diversi in una sequenza temporale precisa, dove la superiorità informativa e la resilienza delle comunicazioni sono determinanti.

I droni, in particolare, diventano nodi chiave nella catena di comando: occhi nel cielo, sensori mobili, moltiplicatori di forza. Servono a riconoscere movimenti sospetti, distinguere ostaggi da ostili, e — quando necessario — chiudere la killchain con un intervento chirurgico, grazie a feed video a bassa latenza e correzione in tempo reale del fuoco indiretto. La guerra elettronica, invece, plasma il campo di battaglia in modo invisibile: satura frequenze, inganna segnali, protegge i link amichevoli, mentre consente alla manovra terrestre di agire in sicurezza. È fuoco che non spara, ma che decide il successo dell’operazione.

Al di là della dimensione militare, INDRA si inserisce in un contesto più ampio di cooperazione industriale e tecnologica. Il progetto europeo Comp4Drones, guidato da Indra (omonima solo per coincidenza), mostra come i droni non siano più strumenti solo bellici, ma tecnologie trasversali per trasporti, logistica, edilizia, agricoltura, sicurezza civile. L’India, con le sue competenze nel software e nell’intelligenza artificiale, ha tutto l’interesse a sperimentare applicazioni dual-use, integrando componenti civili e militari all’interno di un ecosistema nazionale. INDRA, anche in questo, è una piattaforma perfetta: consente di testare hardware straniero con software domestico, e viceversa, accelerando l’apprendimento senza correre i rischi di una guerra vera.

In definitiva, INDRA-2025 è molto più di un’esercitazione. È il sintomo di una postura strategica consapevole, di un approccio pragmatico alla sicurezza, di una volontà politica che rifiuta le scorciatoie ideologiche. L’India non partecipa per nostalgia, ma per convenienza strategica. Tiene in vita il proprio arsenale russo, esplora nuove frontiere tecnologiche, mantiene margini negoziali aperti. INDRA è la palestra dove si sperimenta la dottrina della libertà di manovra, il luogo dove i droni volano, ma anche dove la geopolitica tocca terra. E in un mondo dove i blocchi si irrigidiscono e la complessità cresce, questa potrebbe essere la vera forma di superiorità adattiva.

 

Di Riccardo Renzi

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