05 Dicembre 2025
Musk, fonte: imagoeconomica
La Commissione europea ha inflitto una multa da 120 milioni di euro a X, la piattaforma di Elon Musk, per violazioni del Digital Services Act (Dsa). Bruxelles contesta al social una gestione giudicata ingannevole della "spunta blu", una scarsa trasparenza dell’archivio pubblicitario e l’assenza di un accesso adeguato ai dati pubblici da parte dei ricercatori. Si tratta della prima sanzione ufficiale per non conformità emessa nell’ambito del nuovo regolamento Ue.
Secondo la Commissione, il sistema con cui X presenta la "spunta blu" indurrebbe gli utenti in errore: chiunque può ottenerla pagando, ma senza alcuna verifica dell’identità reale. Per Bruxelles, questo meccanismo viola l’obbligo del Dsa di evitare design ingannevoli, aumentando il rischio di truffe e manipolazione. Un secondo fronte riguarda la trasparenza pubblicitaria: l’archivio delle inserzioni non garantirebbe informazioni sufficienti su origine, targeting e diffusione delle campagne, rendendo difficile il lavoro di ricercatori e società civile nel rilevare operazioni coordinate e contenuti manipolativi. Infine, X non avrebbe attuato procedure adeguate per permettere agli studiosi di accedere ai dati pubblici, imponendo barriere inutili e limitando l’analisi dei rischi sistemici legati a disinformazione, viralità dei contenuti e funzionamento dell’algoritmo.
Parallelamente alla multa, resta aperta l’indagine europea sulle possibili violazioni relative ai contenuti illegali: Bruxelles vuole verificare se X disponga di strumenti sufficienti per individuare, limitare e rimuovere materiali proibiti in modo efficace. Il procedimento formale contro X era stato avviato il 18 dicembre 2023. Ora la piattaforma ha 60 giorni per comunicare le misure che adotterà per correggere l’uso della "spunta blu" e 90 giorni per presentare un piano d’azione relativo all’archivio pubblicitario e all’accesso ai dati pubblici. C'è la possibilità di un ulteriore penalità di mora se non rispetterà la decisione
Restano numerosi i dubbi sul ruolo del Digital Services Act e sulla sua reale capacità di individuare le vulnerabilità delle grandi piattaforme online e dei principali motori di ricerca senza, tuttavia, violare la privacy di milioni di utenti né alimentare forme di censura mediatica.
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