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"Indian Oil compra petrolio russo pagandolo in yuan", la strategia di Nuova Delhi per rafforzare l'asse economico con Pechino e Mosca

Già nel corso del 2023, alcune raffinerie statali indiane avevano iniziato a regolare gli acquisti di greggio russo in yuan, ma avevano poi sospeso questa modalità a causa del malumore del governo indiano, legato alle tensioni geopolitiche con la Cina. Le raffinerie private, al contrario, hanno continuato a utilizzare la valuta cinese

09 Ottobre 2025

petrolio

Alcuni trader che commercializzano petrolio russo hanno cominciato a sollecitare le raffinerie statali indiane a effettuare i pagamenti in yuan cinesi, interpretando i segnali di un recente riavvicinamento diplomatico tra India e Cina come un'opportunità per semplificare le operazioni con gli acquirenti indiani. Lo riferiscono diverse fonti di mercato a conoscenza delle trattative in corso.

Secondo queste fonti, Indian Oil Corporation (IOC) – la più grande compagnia di raffinazione indiana controllata dallo Stato – avrebbe già effettuato pagamenti in valuta cinese per due o tre carichi di petrolio russo nelle ultime settimane. La società non ha però rilasciato commenti in merito alla richiesta inviata da Reuters.

"Indian Oil compra petrolio russo pagandolo in yuan", la strategia di Nuova Delhi per rafforzare l'asse economico con Pechino e Mosca

Le sanzioni occidentali imposte a Mosca in seguito all’invasione dell’Ucraina nel 2022 hanno portato a una crescente adozione di valute alternative al dollaro statunitense – come lo yuan e il dirham emiratino – nelle transazioni legate all’energia. Il sistema tradizionale, fortemente ancorato al dollaro, ha subito modifiche sostanziali per aggirare le restrizioni e mantenere operativa la filiera del petrolio russo.

Nel corso del 2023, alcune raffinerie statali indiane avevano iniziato a regolare gli acquisti di greggio russo in yuan, ma avevano poi sospeso questa modalità a causa del malumore del governo indiano, legato alle tensioni geopolitiche con la Cina. Le raffinerie private, al contrario, hanno continuato a utilizzare la valuta cinese.

Oggi, però, i trader stanno tentando di eliminare una fase costosa nel processo di pagamento. Finora, per acquistare petrolio russo, era necessario convertire prima in dirham o dollari, per poi trasformarli in yuan, gli unici accettati per i pagamenti in rubli verso i produttori russi. «Stanno cercando di semplificare tutto, rimuovendo un passaggio intermedio», ha spiegato un trader coinvolto nelle operazioni.

Le fonti aggiungono che i trader quotano il petrolio in dollari, così da rispettare il tetto massimo di prezzo imposto dall’Unione Europea, ma chiedono che il pagamento effettivo avvenga in yuan. Questo sistema consentirebbe maggiore flessibilità e garantirebbe il rispetto delle normative internazionali, pur favorendo la logica dei pagamenti alternativi al dollaro. Inoltre, l'asse Pechino-Mosca-Nuova Delhi si rafforzerebbe, in uno scambio monetario e di risorse energetiche che si proponga come alternativo al sistema occidentale.

L’India, nel frattempo, si è affermata come principale acquirente mondiale di petrolio russo scontato trasportato via mare, dopo che numerosi paesi occidentali hanno interrotto le importazioni da Mosca in seguito all’adozione delle sanzioni.

Secondo le fonti, l’ampliamento dell’uso dello yuan potrebbe rendere il petrolio russo più accessibile per le raffinerie statali indiane, anche perché alcuni trader non accettano altre valute oltre a quella cinese.

Questo nuovo scenario si inserisce in un più ampio contesto di graduale distensione nei rapporti tra Nuova Delhi e Pechino. Dopo oltre cinque anni di sospensione, sono ripresi i voli diretti tra India e Cina, e lo scorso mese il primo ministro Narendra Modi ha visitato la Cina per la prima volta in sette anni, in occasione di un vertice dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), il forum regionale dedicato alla sicurezza.

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