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Israele, proteste dei riservisti Idf ed ex piloti aeronautica davanti a quartier generale esercito a Tel Aviv: "Stop alla guerra" - VIDEO

A Tel Aviv centinaia di piloti Iaf, in pensione e riserva, chiedono la fine della guerra a Gaza e il ritorno immediato degli ostaggi, sostenendo il capo di stato maggiore

12 Agosto 2025

Serata di proteste in Israele: sono scesi davanti al quartier generale dell'esercito a Tel Aviv centinaia di riservisti dell'Idf e di ex piloti dell'aeronautica dello Stato ebraico, chiedendo al governo Netanyahu di fermare la guerra a Gaza.

Israele, proteste dei riservisti Idf ed ex piloti aeronautica davanti a quartier generale esercito a Tel Aviv: "Stop alla guerra"

Centinaia di piloti in pensione e riservisti dell’Aeronautica militare israeliana si sono riuniti martedì 12 agosto davanti al quartier generale delle Forze di Difesa Israeliane per chiedere “la fine immediata di questa guerra inutile” e un’azione urgente per riportare a casa gli ostaggi detenuti a Gaza da 676 giorni.

La protesta, silenziosa, si è svolta nei pressi del “cancello Shaul” della base, vicino a Hostage Square, nella piazza del Museo di Tel Aviv. I manifestanti hanno espresso sostegno al capo di stato maggiore Eyal Zamir, che si è opposto all’espansione dell’offensiva in Gaza, avvertendo che un’ulteriore escalation metterebbe in pericolo la vita degli ostaggi.

Secondo i promotori, la guerra sta infliggendo “un tributo insopportabile” sia ai prigionieri che ai soldati, causando danni a innumerevoli civili innocenti e danneggiando gravemente l’immagine internazionale di Israele. La manifestazione è nata da un’iniziativa di pochi ex piloti, ma ha rapidamente raccolto adesioni.

Nonostante la presenza di riservisti in servizio attivo, le regole consentono loro di protestare quando non sono in uniforme e fuori dall’orario di servizio. “Il nostro messaggio è semplice – ha spiegato un veterano – Zamir deve restare fermo sui suoi principi e non cedere alle pressioni politiche. Questa guerra si è esaurita e deve finire”.

L’evento si inserisce in un clima di tensione interna all’Iaf: ad aprile, un gruppo di piloti aveva firmato un appello per il ritorno immediato degli ostaggi anche a costo di un cessate il fuoco, provocando la sospensione di alcuni riservisti dal servizio.

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