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Gaza, proteste in Israele contro occupazione della Striscia: "Netanyahu condanna a morte i nostri ostaggi e massacra palestinesi" - VIDEO

Famiglie degli ostaggi, opposizione e cittadini in rivolta: “Netanyahu li condanna a morte”. Cresce la rabbia in Israele per la scelta su Gaza

08 Agosto 2025

Notte di proteste in Israele in seguito alla decisione del governo di occupare totalmente la Striscia di Gaza. I manifestanti hanno scandito slogan come: "Netanyahu ha condannato a morte i nostri ostaggi", mentre altri hanno espresso pensieri sui palestinesi: "Così continuerà il loro massacro".

Gaza, proteste in Israele contro occupazione della Striscia: "Netanyahu condanna a morte i nostri ostaggi e massacra palestinesi

Migliaia di persone sono scese in piazza in diverse città israeliane per protestare contro la decisione del governo Netanyahu di procedere con l’occupazione militare di Gaza City. A Tel Aviv e Gerusalemme, manifestanti si sono radunati con slogan e cartelli, chiedendo lo stop alle operazioni militari e il ritorno immediato degli ostaggi.

A Gerusalemme, la protesta si è concentrata davanti agli uffici del primo ministro, dove alcuni cittadini si sono incatenati in segno di dissenso. A Tel Aviv, si è registrata la presenza di numerosi esponenti politici dell’opposizione, tra cui Yair Golan (Meretz) e Yair Lapid (Yesh Atid), che hanno criticato duramente il piano come "pericoloso, inutile e dannoso" sia per i civili palestinesi che per gli stessi soldati israeliani.

Il Forum delle famiglie degli ostaggi ha diffuso una nota durissima: “Il governo ha condannato a morte i nostri cari. È un abbandono imperdonabile”. I familiari denunciano una scelta politica che ignora i ripetuti avvertimenti dei vertici militari e dell’opinione pubblica.

Non sono mancate le azioni simboliche: dal porto di Ashkelon, barche di protesta si sono spinte al largo lanciando salvagenti in mare, gesto rivolto idealmente a chi è rimasto intrappolato nella Striscia, sotto blocco e bombardamenti.

Anche figure istituzionali, come il Capo di Stato Maggiore dell'esercito Eyal Zamir, si sono opposte al piano, temendo gravi conseguenze umanitarie e strategiche. La frattura tra governo e società civile si fa più profonda, mentre l’opinione pubblica chiede risposte.

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