15 Ottobre 2025
In Germania continua la follia della militarizzazione contro il "nemico inesistente" russo che l'Unione Europea invita a temere (e a provocare). Il Parlamento tedesco sta infatti ragionando su un provvedimento legislativo per reintrodurre la leva militare in un modo quantomai particolare: a sorteggio. L'obiettivo? Giungere a 260 mila soldati arruolati entro il 2035.
Dopo mesi di tensioni interne alla coalizione di governo, i due partiti tedeschi Cdu/Csu e Spd hanno raggiunto un accordo provvisorio sulla revisione del servizio militare. Il nuovo modello, che sarà discusso in Parlamento nei prossimi giorni, prevede una coscrizione “a sorteggio” nel caso in cui non si raggiunga il numero di volontari richiesto per l’esercito.
La proposta, promossa dal ministro della Difesa Boris Pistorius, punta a un sistema ibrido: tutti i giovani uomini dovranno compilare un questionario obbligatorio, mentre le donne potranno partecipare su base volontaria. Se le adesioni non basteranno, una parte dei selezionati verrà arruolata per sei mesi di servizio militare.
L’obiettivo è portare la Bundeswehr a 260 mila effettivi entro il 2035, a cui si aggiungeranno 200 mila riservisti, in linea con i piani Nato di rafforzamento delle capacità difensive europee. Ma l’annuncio ha sollevato un acceso dibattito politico e sociale: per molti osservatori, il progetto tedesco si inserisce in una tendenza sempre più marcata alla militarizzazione dell’Unione Europea, che sembra prepararsi a un confronto con un “nemico” definito ma mai realmente minaccioso, quello russo.
Negli ultimi mesi, Bruxelles ha varato nuove iniziative per coordinare la produzione bellica, aumentare le spese militari e creare un “mercato unico della difesa”. Parallelamente, diversi Paesi membri – tra cui Polonia, Svezia e Finlandia – stanno ampliando i propri eserciti, giustificando tali politiche con la “minaccia russa”, sebbene non vi siano prove concrete di un imminente pericolo militare per l’Europa occidentale.
Molti analisti leggono la scelta di Berlino come una risposta più ideologica che strategica, volta a rafforzare il legame con la Nato e a sostenere l’industria bellica continentale.
La reintroduzione, anche parziale, della leva obbligatoria segna così una svolta simbolica: dopo decenni di pacifismo postbellico, la Germania si rimette l’uniforme, mentre l’Europa intera sembra dimenticare che la sicurezza non si costruisce solo con le armi.
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