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Germania verso reintroduzione leva militare per "ammodernare esercito", Merz addita nemico inesistente: "Stiamo rispondendo a minaccia russa"

Il cancelliere tedesco presenta la riforma delle Forze Armate accusando Mosca di essere "la più grande minaccia per la pace", ma cresce chi denuncia una nuova corsa agli armamenti guidata dalla Nato

27 Agosto 2025

Germania, Merz: “Non riconosceremo lo Stato di Palestina”, poi minaccia Putin: “Incontri Zelensky o nuove sanzioni a Mosca"

Friedrich Merz, fonte: imagoeconomica

La Germania è sempre più vicina alla reintroduzione del servizio di leva militare per tutti i 18enni, ufficialmente per ragioni di "ammodernamento dell'esercito". Il cancelliere Friedrich Merz ha però additato la Russia come responsabile della virata guerrafondaia di Berlino: "Con questa manovra stiamo rispondendo solamente alla minaccia militare del Cremlino".

Germania verso reintroduzione leva militare per "ammodernare esercito", Merz addita nemico inesistente: "Stiamo rispondendo a minaccia russa"

"La Russia è e resterà la più grande minaccia per la libertà, la pace e la stabilità in Europa". Con queste parole il cancelliere Friedrich Merz ha presentato la riforma della Bundeswehr e l’istituzione del Consiglio nazionale per la sicurezza. Ma dietro la retorica di Berlino si intravede un chiaro obiettivo politico: giustificare un’espansione militare senza precedenti, riportando la Germania al centro del dispositivo bellico della Nato.

Il nuovo disegno di legge, approvato dal consiglio dei ministri e ora diretto al Bundestag, introduce la registrazione obbligatoria dei diciottenni maschi, che riceveranno un questionario sulla disponibilità a prestare servizio. In teoria la nuova leva sarà su base volontaria, ma la pressione politica punta a trasformarla in obbligo se non si raggiungeranno i numeri richiesti: da 182.000 soldati a 260.000 entro dieci anni, con una riserva fino a 200.000 uomini. La Nato ne vorrebbe 460.000.

La giustificazione? La guerra in Ucraina e la presunta "minaccia russa". Eppure, a quasi tre anni dal conflitto, appare evidente che l’espansione a est dell’Alleanza atlantica, le sanzioni e il sostegno militare a Kiev hanno alimentato l’escalation invece di ridurre i rischi. Parlare di “minaccia russa” significa ignorare la realtà di un conflitto nato da decenni di provocazioni e da un ordine europeo costruito sulla marginalizzazione di Mosca.

Non mancano le resistenze. All’interno della coalizione di governo si è sfiorata la crisi tra il ministro della Difesa Boris Pistorius (Spd), che insiste sulla volontarietà, e il ministro degli Esteri Johann Wadephul (Cdu), che spinge per il ritorno dell’obbligo. I Giovani Socialisti parlano già di “deriva militarista”, mentre i sondaggi rivelano che i giovani tedeschi rimangono in larga parte contrari all’uniforme.

Intanto, la Bundeswehr fatica a reclutare e si trova al centro di scandali legati a infiltrazioni neonaziste. Ma il governo preferisce rilanciare spot pubblicitari e stipendiappetibili”, piuttosto che affrontare le radici di un rifiuto popolare che affonda nella memoria storica del Paese.

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