15 Ottobre 2025
Corpi palestinesi restituiti, fonte: Telegram, @war_zone
Come parte dell'"accordo di pace" a Gaza, Israele aveva l'obbligo di riconsegnare, oltre ai detenuti palestinesi in carcere, anche le salme di chi è stato ucciso. 45 corpi sono giunti al complesso medico Nasser di Kahn Younis, come da progetto, ma quello che lascia perplessi riguarda la loro condizione. Il ministero della Salute dell'Anp ha denunciato infatti che su molti cadaveri siano presenti segni di tortura, maltrattamenti ed esecuzioni.
Come parte dell’accordo che ha previsto la restituzione di oltre 1900 detenuti, il Ministero della Salute di Gaza ha annunciato di aver ricevuto da Israele i corpi di 45 palestinesi deceduti. Le salme sono state consegnate al complesso medico Nasser di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, dove i medici hanno riferito di aver riscontrato evidenti segni di tortura, maltrattamenti e ferite compatibili con esecuzioni sommarie.
Secondo quanto riportato dai media locali e da fonti internazionali come Reuters, i corpi sarebbero stati trasportati dalla Croce Rossa, che ha coordinato il trasferimento insieme alle autorità israeliane e palestinesi. Le vittime erano state prelevate dall’esercito israeliano durante l’offensiva militare a Gaza e trattenute in Israele per settimane.
La situazione sanitaria a Gaza, già drammatica, rende particolarmente complesso il processo di identificazione delle salme. Il giornalista locale Rushdi Abualouf ha spiegato alla BBC che nella Striscia non esistono laboratori di analisi del Dna o strutture adeguate per condurre esami forensi approfonditi. “Non sappiamo come riusciranno a gestire questo processo – ha dichiarato – perché mancano completamente le attrezzature necessarie”.
Intanto, Israele ha dimezzato il flusso di aiuti umanitari verso la Striscia, sostenendo che Hamas non avrebbe rispettato i termini dell’accordo mediato dagli Stati Uniti, che prevedeva anche la restituzione dei corpi degli ostaggi israeliani ancora trattenuti a Gaza.
La consegna dei corpi palestinesi, accompagnata da nuove tensioni sul fronte umanitario, rischia di compromettere ulteriormente i negoziati già fragili. Le autorità di Gaza chiedono un’indagine internazionale indipendente sulle circostanze delle morti e sulle condizioni di detenzione dei prigionieri palestinesi, denunciando “violazioni gravi e sistematiche dei diritti umani”.
Mentre le famiglie delle vittime si preparano a funerali collettivi a Khan Younis, cresce la richiesta di trasparenza e di giustizia per i morti restituiti, simbolo di una guerra che continua a lasciare ferite profonde nel tessuto civile della Striscia di Gaza.
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