15 Ottobre 2025
Camion con aiuti umanitari, fonte: Facebook, @Israele in Italia
Hamas ha consegnato alla Croce Rossa le salme di quattro ostaggi israeliani, portando a otto il numero complessivo dei prigionieri deceduti restituiti. Tre dei 4 corpi sono stati identificati ieri notte dalle famiglie rimaste in attesa per due anni. La famiglia del giovane soldato Tamir Nimrodi, la cui salma è stata restituita ieri da Hamas, ha dichiarato che è stato ucciso durante un raid dell’Idf: "È stato rapito vivo dalla base in cui prestava servizio e poi ucciso da un bombardamento dell’esercito israeliano mentre era sequestrato".
Secondo fonti israeliane, circa venti corpi si troverebbero ancora nella Striscia. Israele, Stati Uniti, Qatar ed Egitto hanno deciso di istituire una task force congiunta per localizzare gli ostaggi uccisi a Gaza. L’obiettivo del gruppo sarà restituire entro 72 ore il maggior numero possibile di salme e dei prigionieri vivi a Israele, accelerando così il processo di restituzione e sostenendo gli sforzi diplomatici per consolidare la tregua.
Dopo giorni di stallo, la linea rossa di Rafah, principale punto di collegamento tra Egitto e Striscia di Gaza, è stata riaperta per consentire il passaggio dei convogli umanitari. Tuttavia, il flusso degli aiuti rimane fortemente limitato: Israele ha autorizzato solo la metà dei camion previsti dall’accordo di tregua, motivando la decisione con il "ritardo" nella consegna dei corpi degli ostaggi deceduti.
Secondo il World Food Programme, sono stati 137 i camion umanitari entrati finora a Gaza, carichi soprattutto di farina, medicinali e beni essenziali. Secondo l’agenzia ONU, tali rifornimenti potranno garantire la sopravvivenza di migliaia di palestinesi per solo tre mesi.
Il clima resta estremamente teso, anche per via dei continui bombardamenti di Israele. Gli sforzi diplomatici si concentrano ora sulla definizione della "seconda fase" della tregua, che dovrebbe consolidare il cessate il fuoco e garantire un flusso costante di aiuti umanitari.
La tregua potrebbe tuttavia subire un brusco stop per via delle azioni di Israele e delle parole del primo ministro Benjamin Netanyahu, che ha minacciato: "Se Hamas non si disarma, scateneremo l’inferno".
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