14 Ottobre 2025
Il Giornale d'Italia, in viaggio in Israele nei primi giorni di ottobre, si è recato anche al valico di Kerem Shalom, situato al confine meridionale di Gaza, passaggio verso l'Egitto. Dai filmati girati in loco, si può notare il filo spinato che circonda tutte le strutture, i muri di cemento armato e i numerosi check point dell'Idf che impediscono il passaggio a civili e ai camion di aiuti umanitari per la maggior parte del tempo.
Dal confine sud della Striscia di Gaza, le immagini raccolte da Il Giornale d'Italia raccontano più di mille parole: un labirinto di reti metalliche, torrette di sorveglianza e blocchi di cemento armato circonda il valico di Kerem Shalom, tra Gaza e l’Egitto. È qui che passa – o meglio, non passa – la speranza di migliaia di palestinesi in cerca di aiuti, cure e vie di fuga.
Il video mostra il doppio sistema di sicurezza israeliano: barriere di filo spinato all’esterno e muri di cemento all’interno, intervallati da checkpoint militari. Gli orari di ingresso dei camion degli aiuti umanitari sono rigidissimi: un'ora e mezza la mattina, 7:30 alle 9:00, e un'ora il pomeriggio, dalle 15:30 alle 16:30.
Secondo fonti delle Nazioni Unite, la chiusura parziale del varco, decisa da Israele mesi fa, aggrava ogni giorno la crisi umanitaria: i magazzini dell’UNRWA sono quasi vuoti e le forniture mediche insufficienti. “Non si tratta di sicurezza, ma di strangolamento”, ha commentato un funzionario palestinese, denunciando che anche i malati in attesa di evacuazione non possono lasciare la Striscia.
Kerem Shalom, unico valico operativo in modo limitato dopo la chiusura di Rafah, rappresenta oggi il simbolo più concreto dell’assedio di Gaza: un confine blindato che separa non solo due territori, ma due mondi.
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