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La folle idea di Netanyahu di invadere e occupare militarmente Gaza City: l'illusione di una vittoria totale su Hamas

Dopo quasi due anni di continua aggressione militare sui palestinesi della Striscia di Gaza, la decisione del governo Netanyahu di occupare militarmente Gaza City rappresenta un'escalation senza precedenti

20 Agosto 2025

La faccia di bronzo di Netanyahu: parla di reazioni spropositate se vengono colpiti i civili, proprio lui!

Netanyahu, fonte: imagoeconomica

Dopo quasi due anni di continua aggressione militare sui palestinesi della Striscia di Gaza, la decisione del governo Netanyahu di occupare militarmente Gaza City rappresenta un'escalation senza precedenti, che rivela tanto l'impossibilità di "sconfiggere definitivamente" Hamas quanto le pressioni politiche interne che spingono verso una guerra perpetua.

La decisione dell'occupazione

Il gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato all'unanimità il piano di Netanyahu di invadere e occupare Gaza City, una decisione che comporterà lo sfollamento di massa dei palestinesi di Gaza (verso dove?), con Netanyahu che ha dichiarato che circa il 75% di Gaza è già sotto controllo militare israeliano.

Il piano, approvato unanimemente in una riunione del gabinetto di sicurezza di Netanyahu, richiederà la mobilitazione di decine di migliaia di riservisti nelle prossime settimane. Un'offensiva israeliana a Gaza City sicuramente comporterebbe lo sfollamento/deportazione di decine di migliaia di persone in più e rendere ancora più difficile la consegna di aiuti umanitari ad un popolo composto soprattutto di donne e bambini che già vive in condizioni estremamente precarie e di grande sofferenza.

Le cifre dello sfollamento

La portata del dramma umanitario è impressionante: lo Stato occupante di Israele (tale è la definizione delle Nazioni Unite che parla di territori palestinesi occupati) ha già causato lo sfollamento di oltre il 90% della popolazione della Striscia di Gaza, 1,9 milioni di palestinesi (stime ONU). Molte persone sono state sfollate ripetutamente, alcune 10 volte o più.

Il folle e pericolosissimo piano dovrebbe compiersi a fasi, in circa cinque mesi, durante i quali un milione di palestinesi a Gaza City e in altre zone della Striscia sarebbero nuovamente costretti nelle aree di evacuazione nel sud di Gaza.

La mobilitazione dei riservisti: una macchina militare in difficoltà

L'IDF ha annunciato lo scorso sabato che sta procedendo nell'invio di decine di migliaia di ordini di chiamata ai riservisti, mentre l'esercito si prepara ad espandere significativamente la sua offensiva contro Hamas nella Striscia di Gaza. Israele prevede di mobilitare decine di migliaia di riservisti per questa nuova fase dell'operazione. Tuttavia, l'esercito israeliano sta affrontando una crisi senza precedenti tra i riservisti; molti infatti si rifiutano di riprendere in mano le armi e l'esercito israeliano dal canto suo si astiene dall'inviare ordini di chiamata ai riservisti che sa che non intendono presentarsi in servizio, rifiutandosi anche di rivelare le percentuali di risposta al richiamo militare.

Resistenza etica all'interno dell'IDF

La maggioranza di coloro che sfidano gli ordini di arruolamento sono quelli conosciuti come "obiettori grigi", persone che non hanno una reale obiezione ideologica alla guerra ma piuttosto sono diventate demoralizzate, stanche, o stufe che la pesante aggressione armata sui palestinesi di Gaza si stia trascinando così a lungo. Come già riportato in altro mio articolo, quasi 1.000 riservisti e pensionati dell'aeronautica israeliana hanno firmato una lettera pubblica chiedendo di porre fine ai combattimenti.

La resistenza palestinese: Hamas e il terreno

Nonostante quasi due anni di bombardamenti intensivi, Hamas continua a opporre resistenza. Non ultimo, nel marzo 2024, Haaretz (importante testata giornalistica israeliana) ha intervistato diversi comandanti dell'esercito permanente e comandanti di riserva che hanno chiaramente messo in dubbio le cifre ufficiali di Israele su quanti "terroristi" fossero stati uccisi. Molti di quelli inclusi nel conteggio dei combattenti uccisi erano semplicemente "palestinesi che non hanno mai tenuto in mano un'arma nella loro vita".

L'illusione della vittoria totale

"Hamas ha posto condizioni impossibili, non solo a nostro avviso, ma anche secondo gli Stati Uniti", ha affermato Netanyahu nei giorni scorsi. Allo stesso tempo però circa seicento ex funzionari della sicurezza israeliana—inclusi ex direttori dell'esercito e dell'agenzia di intelligence Mossad—hanno scritto una lettera aperta al Presidente americano Donald Trump, chiedendogli di guidare Netanyahu con l'obiettivo di porre fine alla guerra e riportare a casa gli ostaggi. Hamas non rappresenta più una minaccia strategica per Israele, hanno scritto.

In realtà dietro le inquietanti e imbarazzanti dichiarazioni di Netanyahu tutti sanno che c'è dietro dell'altro, ovvero il suo forte timore che nel caso in cui smettesse di martoriare il popolo palestinese i suoi alleati estremisti di destra (Ben-Gvir Smotrich) farebbero cadere il governo e lui finirebbe probabilmente in carcere, essendo già sotto processo in Israele per corruzione e tante altre accuse. Infatti, prima che Netanyahu potesse presentare un eventuale accordo di pace con Hamas, Smotrich entrò nella stanza e dichiarò che "se un accordo di resa come questo viene presentato, non hai più un governo".

Non c'è altro modo per spiegarlo: Israele ha deliberatamente violato l'accordo di cessate il fuoco con Hamas – con l'approvazione americana – perché non voleva rispettare i termini nei confronti dei quali si era impegnato due mesi fa.

"Il primo ministro personalmente è prigioniero di un gruppo di partner messianici nel governo di coalizione che tengono le redini. E minacciano che se la decisione sarà diversa, faranno crollare il governo", ha infatti dichiarato Ehud Olmert (ex Primo Ministro di Israele).

Le conseguenze umanitarie

In tutto ciò, al 30 luglio 2025, oltre 63.000 persone (61.805 palestinesi e 1.983 israeliani) hanno perso la vita, dallo scorso 7 ottobre 2023, secondo il Ministero della Salute di Gaza (GHM) e il Ministero degli Affari Esteri israeliano.Un'indagine di Al Jazeera's Fault Lines ha accusato Israele di aver sistematicamente negato aiuti e acqua alle persone affamate a Gaza. I bambini stanno morendo di fame a Gaza, ed è cosa ormai bene nota a tutti su questo Pianeta.

Reazioni internazionali

I Ministri degli Esteri di Spagna, Portogallo, Norvegia e altri paesi europei hanno firmato domenica una lettera congiunta che critica il piano di Israele, dicendo che peggiorerebbe la crisi umanitaria a Gaza, metterebbe in pericolo gli ostaggi rimanenti e "porterebbe a un numero inaccettabilmente alto di morti e lo sfollamento forzato di quasi un milione di civili palestinesi".

La Germania ha annunciato venerdì scorso che smetterà di esportare equipaggiamento militare a Israele che potrebbe essere usato nella Striscia di Gaza.

In conclusione, la decisione di occupare Gaza City rappresenta l'ultimo capitolo di una strategia fallimentare che ha prodotto solo morte, distruzione e instabilità. L'illusione di "chiudere i conti con Hamas" attraverso la forza militare si è rivelata non solo irrealizzabile, ma controproducente.

Le cifre parlano chiaro: dopo quasi due anni di continui attacchi al popolo palestinese via aria e via terra, Hamas mantiene la capacità di resistenza, mentre l'esercito israeliano affronta una crisi di reclutamento senza precedenti. La resistenza etica all'interno dell'IDF e il crescente numero di obiettori di coscienza dimostrano che anche parte dell'establishment militare israeliano riconosce l'insostenibilità della situazione attuale.

Lo sfollamento di massa di 1,9 milioni di palestinesi, la morte di oltre 60.000 persone e la devastazione di Gaza non hanno portato alla "vittoria" promessa da Netanyahu, ma hanno solo alimentato un ciclo di violenza destinato a perpetuarsi.

La vera tragedia è che è di tutta evidenza di come questa escalation militare serva più agli interessi politici di Netanyahu – la sopravvivenza della sua coalizione e la sua permanenza al potere – che agli interessi di sicurezza di Israele o al benessere dei palestinesi. Come hanno scritto centinaia di ex funzionari della sicurezza israeliana, Hamas non rappresenta più una minaccia strategica esistenziale, e solo una soluzione politica può spezzare questo ciclo di violenza.

L'occupazione di Gaza City non segnerà la fine di Hamas, ma potrebbe segnare invece l'inizio di una nuova fase di resistenza, mentre la comunità internazionale assiste impotente al perpetuarsi di una tragedia umanitaria che ha già superato ogni limite di sopportazione.

Di Eugenio Cardi

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