La Germania ha annunciato la sospensione immediata di tutte le esportazioni militari verso Israele che possano essere impiegate nella Striscia di Gaza. Una decisione senza precedenti, arrivata dopo l’approvazione da parte del gabinetto di sicurezza israeliano del piano per l’occupazione totale di Gaza City e la deportazione della popolazione palestinese entro il 7 ottobre 2025.
“Israele ha il diritto di difendersi contro il terrorismo di Hamas”, ha affermato il cancelliere tedesco Friedrich Merz, “ma l’azione militare ancora più dura decisa ieri rende sempre più difficile vedere come questi obiettivi possano essere raggiunti”. In un comunicato ufficiale, Merz ha sottolineato che Berlino continuerà a sostenere la liberazione degli ostaggi e i negoziati per un cessate il fuoco duraturo, ma ha anche evidenziato le gravi conseguenze umanitarie delle nuove operazioni militari.
Secondo il governo tedesco, Israele ora ha una “responsabilità ancora maggiore” nel garantire la sopravvivenza della popolazione civile nella Striscia. Berlino chiede che venga consentito un pieno accesso agli aiuti umanitari da parte delle Nazioni Unite e delle Ong internazionali. Inoltre, la Germania ha esortato Israele a non compiere “ulteriori passi verso l’annessione della Cisgiordania”.
Lo stop tedesco assume un significato rilevante anche sul piano pratico: la Germania è il secondo fornitore di armi di Israele dopo gli Stati Uniti, con una quota pari a circa il 30% delle esportazioni negli ultimi anni. Storicamente alleata di Tel Aviv per ragioni politiche, Berlino aveva evitato per decenni critiche pubbliche nei confronti del governo israeliano. Tuttavia, il progressivo inasprirsi della crisi umanitaria a Gaza e la decisione israeliana di allargare l’offensiva sembrano aver spinto la leadership tedesca verso una linea più cauta e responsabile.