11 Settembre 2025
Lovaglio, Nagel, Donnet, Cattaneo, Palermo, Donnarumma, Mazzoncini, Dal Fabbro, Cingolani, Descalzi, Di Foggia, Rovere, Del Fante, Micillo, Morelli, Bai, Valeri, Mossa
Monte dei Paschi di Siena conquista Mediobanca e prepara l'affondo a Generali, potendo contare sul 30,2% delle azioni, che salgono ad oltre il 50% considerando gli azionisti "vicini": si apre il risiko delle nomine tra "terzo polo allargato", energia e infrastrutture.
Con la riapertura dell’Opas di Mps su Mediobanca il Monte viaggia spedito verso il controllo di oltre i 2/3 del capitale, e conseguentemente anche del 13,2% di Generali detenuta da Piazzetta Cuccia, con la necessità di decidere tra delisting o mantenimento a Piazza Affari della merchant bank, con attenzione a trovare il punto di equilibrio tra massimizzazione delle sinergie / risparmi e presidio della rete (banker e consulenti finanziari), ricavi e attrattività per i top manager.
Mentre è in fase di selezione l'Head Hunter che dovrà supportare la predisposizione della lista per il nuovo CdA di Mediobanca, che da depositare entro il 3 Ottobre, ovvero 25 giorni prima dell'Assemblea prevista per il 28 Ottobre, Mps, con la regia di Caltagirone, Delfin e del Governo, si prepara a muoversi su Generali, all'interno di un disegno che vede la costruzione di un terzo polo di Bankassurance allargato con Banco BPM e Credit Agricole Italia.
La finanza italiana sta infatti vivendo una delle fasi di ridisegno tra le più marcate dal secondo dopoguerra, con uno schema che vede una serie di operazione in sequenza:
Le prime 3 operazioni:
1. il risanamento del Monte dei Paschi di Siena, grazie al lavoro del Ceo Luigi Lovaglio e di tutto il Team di gestione a livello centrale e periferico;
2. l'ingresso in MPS di nuovi soci "forti" al fianco dello Stato, tra i quali Caltagirone, Delfin, Anima - BancoBPM e altri;
3. l'Opas su Mediobanca, con la conquista del 62,3% (che raggiungerà in tutta probabilità i 2/3 del capitale con la riapertura dei termini dell'Opas dal 16 al 22 settembre)
E adesso 2 nuove operazioni si profilano a breve:
4. la creazione del cosiddetto "Terzo Polo", includendo nel perimetro Banco BPM, come da disegno originario del Governo (operazione poi complicatasi a seguito dall'Ops di Unicredit sul Banco, poi ritirata a causa di un discutibile Golden Power imposto a Gae Aulenti, in primis sull'obbligo di fuoriuscita dalla Russia) insieme a Credit Agricole Italia, forte già di una quota di quasi il 25% del Banco, ovvero poco sotto la soglia dell'Opa obbligatoria (istituto al quale, paradossalmente, non si applicano i paletti del golden power previsti dal Governo per Unicredit), operazioni anticipate da Il Giornale d'Italia.
Ove poi Banco Bpm dovesse acquistare Credit Agricole Italia per 5 / 6 miliardi di euro, la Banque Verte potrebbe arrivare a detenere il 35% di Piazza Meda salendo sopra la soglia dell'Opa obbligatoria, ma si ridurrebbe poi a seguito dell'integrazione nel Terzo Polo con MPS, ma questa fase arriverebbe in realtà dopo quella indicata di seguito:
5. l'affondo su Generali, forti di una percentuale di azioni già oltre il 50%: con l'imminente riapertura dell'Opas di Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca, prevista tra il 16 e il 22 settembre, si prevede infatti che la partecipazione di MPS superi il 66,7%, raggiungendo anche l'80%, con la conseguente possibilità sia di incorporare la banca d'affari che di detenere direttamente la quota del 13,2% di Generali.
A tale percentuale va aggiunto il 17% detenuto da Francesco Gaetano Caltagirone e Delfin, la holding creata da Leonardo Del Vecchio (rispettivamente, il 6,90% e il 10,05%), portando la quota combinata al 30,2%. Aggiungendo poi il 6,6% di UniCredit, il 4,86% di Benetton, il 2,5% di Blackrock, il 2,3% di JP Morgan, l'1,9% di CRT e altre piccole quote e considerando il 2% delle azioni proprie detenute dal Leone (che non concorrono ai voti), si arriverebbe ad almeno il 50,5% dei voti di Generali.
In realtà, considerando un'affluenza in Assemblea Generali del 78% / 80% come nelle precedenti, sarebbe sufficiente raggiungere una % del 41.
Lo scenario al vaglio dei nuovi azionisti (prima dell'allargamento del perimetro con le altre banche) sarebbe quindi quello di tentare un cambio di governance prima o in concomitanza della prossima assemblea di Generali che sarà convocata ad aprile 2026 per approvare il bilancio 2025 (bilancio che esprimerà numeri ulteriormente in miglioramento rispetto ai risultati record presentati dal Group Ceo Philippe Donnet in occasione del suo rinnovo per il 4° mandato ad aprile 2025).
In tale sede, con la regia del Governo, il disegno sarebbe quello in primis di far saltare l'operazione con i francesi di Natixis e finalizzare un accordo con il nascente "Terzo Polo allargato" (appunto, MPS-Mediobanca con BancoBpm e Credit Agricole Italia, operatore francese che "compenserebbe" agli occhi del governo francese la mancata operazione su Natixis), realizzando, appunto, un grande player europeo nella Bankassurance.
L'accordo con Natixis consisterebbe in una joint venture 50/50 per la gestione di circa 1.900 miliardi di euro di asset, diventando il secondo player europeo dopo Amundi. Generali conferirebbe 650 miliardi (più 15 miliardi di nuova produzione) e Natixis 1.200 miliardi, creando un leader del risparmio gestito a "trazione Leone". Woody E. Bradford è stato indicato come Chief Executive Officer (CEO) della jv.
Laddove Donnet dovesse optare per un passo indietro, nonostante il suo gradimento da parte degli Investitori Istituzionali che si sono schierati con i proxy advisor e Mediobanca per il suo 4° rinnovo ad aprile 2025, in pole per salire alla guida del Leone c'è Flavio Cattaneo, attuale Ceo di Enel (il cui mandato è in scadenza ad aprile 2025 e che ha comunque in tasca il bis insieme al Presidente Paolo Scaroni), membro del CdA del gruppo assicurativo dal 5 dicembre 2014 all'aprile 2016 e successivamente dal 29 aprile 2022 (nominato da Caltagirone), forte di un profilo manageriale trasversale tra energia, finanza e infrastrutture, con esperienza anche di grandi aziende quotate, gradito a tutti gli azionisti.
Tra Enel e Generali esiste anche una notevole differenza dei livelli di compensation: nel 2024, Flavio Cattaneo ha percepito una retribuzione totale 3,6 milioni di euro, di cui circa 3,3 milioni di Euro corrisposti come stipendio e bonus, mentre Philippe Donnet ha invece percepito uno stipendio da 8,8 milioni di euro, alla quale si è aggiunta la seconda tranche del piano azionario LTI (Long-Term Incentive) pari a 3,4 milioni di euro, per un totale di circa 12,3 milioni di euro (rispetto poi ad FS la differenza è ancor più marcata, risentendo del tetto ai compensi dei dirigenti pubblici, fissato a circa 770mila Euro).
Nel totonomi, a seguire, Fabrizio Palermo, attuale ad di Acea e già amministratore delegato di CDP, interessato ad un ruolo in un'azienda di livello "più nazionale". Anche Palermo è poi membro del CdA di Generali, nomina ottenuta nell'aprile 2025 su indicazione di Caltagirone e anticipata in esclusiva da questa testata:
CdA Generali, ecco i nomi delle liste di Mediobanca (Sironi e Donnet), Caltagirone-Delfin (Cattaneo e Palermo) e Assogestioni (Perotti) - ESCLUSIVA
Allo sfondo anche l'opzione Matteo Del Fante, attuale Amministratore delegato di Poste Italiane, in scadenza con l'approvazione del bilancio 2025, forte della sua esperienza in ambito finanza, servizi bancari, assicurazioni, infrastrutture ed energia.
Resta comunque tra le possibili opzioni quella che "Donnet rimanga come Group Ceo", come rivela a il Giornale d'Italia chi è molto vicino al dossier "a condizione che avvenga un riallineamento tra lo stesso e i nuovi azionisti", procedendo in primis con lo "stop all'operazione Natixis, dando un segnale già in occasione dello step di avanzamento previsto già a settembre". In tal caso, il Ceo potrebbe, "assumere il ruolo di traghettatore almeno fino alla prossima assemblea o per il prossimo anno".
Alcuni investitori istituzionali, raggiunti da il Giornale d'Italia, hanno comunque dichiarato che "Ieri Mediobanca con solo il 13% non controllava Generali e domani continuerà a non controllarla", confermando piena fiducia al Group Ceo.
Se l'operazione su Generali dovesse poi andare in porto, potrebbe tornare in auge, anche se probabilmente non subito, l'opzione di aggregare Banca Generali con Mediobanca Premier e con le attività di Wealth Management di Mps per creare il leader italiano nel risparmio gestito, sotto la guida di Gian Maria Mossa. In ogni caso, in una prima fase, viste anche la diversità, le dimensioni e la struttura di Banca Generali, si potrebbe procedere con l'integrazione delle reti e del private banking delle due entità, ovvero, da un lato, di Mediobanca Premier / CheBanca nella piattaforma di Mps Widiba, forte di un'architettura molto evoluta, e, dall'altro, del private banking di Mps in quello di Piazzetta Cuccia.
Ove si materializzasse l'opzione Cattaneo in Generali, scatterebbe il risiko delle nomine delle partecipate pubbliche e si aprirebbe in primis la partita in Enel dove potrebbe approdare Stefano Donnarumma attuale CEO di FS, ex AD di Acea e di Terna, ruolo già sfiorato tre anni fa, come anticipato da Il Giornale d’Italia. In tandem con Donnarumma, come possibile CFO di Enel si farebbe strada Giuseppe Gola, oggi alla guida di Open Fiber (riaprendo poi il dossier sulla possibile fusione con Fibercop).
Anche per Enel poi potrebbe concorrere Fabrizio Palermo per le caratteristiche suesposte. Non secondaria anche l’opzione interna di Gianni Armani, ex AD di Iren, uomo di fiducia chiamato dallo stesso Flavio Cattaneo come Direttore Enel Grids and Innovation a luglio del 2023, un segmento cruciale che genera ben il 50% dell’EBITDA del Gruppo, sottolineando così l’importanza della sua leadership operativa, o di Nicola Lanzetta, Direttore Enel Italia.
Tra i possibili candidati a seguire anche Luca Dal Fabbro, Presidente Esecutivo di Iren e Presidente di Utilitalia, forte del suo profilo manageriale con competenze in ambito energia, infrastrutture e finanza, stimato a livello internazionale, e Renato Mazzoncini, attuale CEO di A2A e già Ad di FS, la cui vasta esperienza nel settore energetico e nelle infrastrutture lo rende una figura autorevole.
Ove Donnarumma dovesse approdare in Enel, si aprirebbe anche il totonomi per guida di Ferrovie dello Stato, nell’ambito di una nuova struttura, recentemente ridisegnata nei suoi vari ruoli — come anticipato da Il Giornale d’Italia.
Si cercherebbe il nuovo CEO, fermo restando che sarà necessario identificare un profilo di elevata caratura, compatibile con il ruolo da ricoprire e che possa prendere in carico la gestione di una macchina complessa come il Gruppo FS e guidarla nell’esecuzione di un piano industriale che prevede 100 miliardi di euro di investimenti in 5 anni in sviluppo infrastrutturale.
Anche la partita per la guida di Mediobanca entra nel vivo, considerando che la lista per il Cda dovrà essere presentata entro il 3 Ottobre (25 giorni prima dell'assemblea di Piazzetta Cuccia), con le dimissioni di Alberto Nagel attese per il prossimo CdA previsto per il 18 Settembre.
Tra i nomi dei possibili successori per il ruolo di AD, spicca quello del direttore generale di Mediobanca, Francesco Saverio Vinci, che dopo la chiusura dell'Opas di Mps ha mostrato di allinearsi all'operazione, aprendo a Lovaglio. L'opzione di nomina di Vinci alla guida di Mediobanca, rivela a il Giornale d'Italia chi è vicino al dossier, "potrebbe rendere più morbido e indolore il passaggio, con un ruolo di traghettatore di Piazzetta Cuccia all'interno del Gruppo". L'istituto milanese "è una banca a cui dobbiamo qualcosa e dovere qualcosa significa rappresentarla sempre nel miglior modo possibile, quindi far valere la competenza, la qualità dei nostri professionisti e quindi metterli a disposizione anche di una nuova realtà dove secondo me questo aspetto non potrà che essere valorizzato - ha dichiarato Vinci -. Di positivo c'è che non abbiamo aree di sovrapposizione. Sono due business molto distinti, stiamo mettendo insieme due realtà che hanno operato su mercati e con clienti completamente differenti. Ritengo possa essere un punto di partenza interessante". "L'atteggiamento razionale sarà di valorizzare quello che si è comprato" e in questo senso "fare una fusione può aiutare a fare le cose nella maniera migliore".
Tra i possibili successori per il ruolo di AD sono girati anche i nomi di Mauro Micillo (Responsabile di Intesa Sanpaolo IMI), Marco Morelli (Presidente di Axa IM e ex AD di Mps) e Fabrizio Palermo, in scadenza con l'approvazione del bilancio 2025. Non è esclusa poi l'opzione Flavio Valeri, ex Ceo di Deutsche Bank e attuale Presidente di Lazard e di un possibile outsider, proveniente dal mondo del Corporate & Investment banking, con esperienza internazionale.
Micillo, che guida adesso il Corporate & Investment Banking di Banca Intesa, ovvero il primo player italiano, in realtà non sarebbe interessato ad una posizione di fatto analoga in una banca di minori dimensioni. Dalle informazioni raccolte da Il Giornale d'Italia, Micillo si sarebbe già confidato con le persone a lui vicine con un "sto benissimo qui". Rilevante anche il ruolo del Ceo Carlo Messina, che non gradirebbe il rischio di perdere una figura chiave che potrebbe contribuire al rafforzamento di un potenziale concorrente diretto.
Fabrizio Palermo, in lizza anche per Generali ed Enel, il cui incastro con l'approccio hands on di Lovaglio (anche lui in scadenza ad Aprile 2026), non sarebbe del tutto scontato, ha comunque smentito le indiscrezioni sul suo possibile coinvolgimento in Mediobanca, precisando di essere "impegnato nella realizzazione del piano industriale del Gruppo, a conferma del consolidamento dei rilevanti risultati già evidenziati dalla semestrale di luglio".
Altra opzione è un uomo di fiducia di Lovaglio, persona di qualità e attuale Vice Direttore Generale Vicario di MPS Maurizio Bai, nel gruppo dal 1988 (ovvero 37 anni), ipotesi già evidenziata da questa testata: Ops di Mps su Mediobanca, un ex CEO: "Farei guidare il neo gruppo da Piazzetta Cuccia, con Bai a capo della banca commerciale/retail; offerta da arricchire".
La nomina di Bai "cross su tutto il nuovo Gruppo" scoprirebbe però il ruolo all'interno del gruppo e potrebbe essere interpretata da un lato come un atto di forza di Mps su Mediobanca.
In ogni caso, è in corso la selezione degli Head Hunter coinvolti per la predisposizione della lista dei candidati per il CdA del Mediobanca, ivi compresi Ceo e Presidente, con Egon Zehnder, Spencer Stuart, Russell Reynolds, Korn Ferry, Heidrick & Struggles e Key2People già pronti al pitch.
Da ricordare la norma che Mediobanca ha varato durante l'Opas di Mps, che prevede la maturazione e liquidazionie immediata delle stock option dei manager e dipendenti in caso di dimissioni (di fatto, uno scivolo all'uscita).
Nel frattempo, si avvicina anche la stagione delle nomine nelle principali partecipate pubbliche, con numerosi consigli di amministrazione in scadenza nei prossimi mesi oltre ad ENEL: Leonardo, Eni, Poste Italiane e Terna. In tutti questi casi, la sensazione è che si vada verso una riconferma dei vertici attuali, soprattutto alla luce dei risultati positivi messi a segno nel 2024 e della continuità nei piani industriali.
Tra i dossier più delicati figura Leonardo, dove Roberto Cingolani ha portato il gruppo della difesa ad una crescita di oltre 6x in termini di capitalizzazione di Borsa, avviando una profonda riorganizzazione industriale. La sua permanenza appare scontata, sia per i risultati raggiunti che per la centralità di Leonardo nella nuova fase di riarmo europeo, oltre che per la vicinanza alla Premier Meloni (per quanto l'ex Ministro dell'Ambiente avrebbe nel cassetto il "sogno Enel"). Nel primo semestre 2025 Leonardo ha registrato ricavi per 8,9 miliardi di euro, in crescita dell’11,7%, e un EBITA di 581 milioni, +10,9%. Gli ordini hanno raggiunto 11,2 miliardi (+8,9%), mentre il risultato netto ordinario è salito a 273 milioni (+44,4%).
Anche Claudio Descalzi, al vertice di Eni dal 2014, dovrebbe essere confermato: il suo ruolo strategico, soprattutto nei rapporti con l’Africa e il Medio Oriente per la sicurezza energetica italiana, continua a ricevere ampio sostegno. Nel primo semestre 2025, Eni ha registrato un utile netto adjusted di 2,55 miliardi di euro, in calo del 18% rispetto al 2024 ma superiore alle attese. La produzione di idrocarburi è scesa del 4%, a 1,66 milioni di barili al giorno. L’indebitamento netto si è ridotto a 10,2 miliardi di euro, mentre il flusso di cassa operativo ha raggiunto 5,9 miliardi. Altra opzione è quella che Descalzi salga al ruolo di presidente operativo, con la nomina a Ceo del numero 2 dell'azienda Guido Brusco, attuale Chief Operating Officer Global Natural Resources e Direttore Generale del cane a 6 zampe. In tal caso, l'attuale Presidente Giuseppe Zafarana, ex Comandante e capo della GDF "uomo di qualità e di Istituzioni, profondo conoscitore di meccanismi e sistemi", potrebbe approdare a Leonardo o altri ruoli istituzionali di nomina governativa.
Su Terna, Giuseppina Di Foggia si è distinta per un’impostazione manageriale concreta e ben allineata con gli obiettivi di transizione energetica e la sua riconferma è ritenuta molto probabile. Nel primo semestre 2025 Terna ha registrato una forte crescita degli investimenti, superando 1,3 miliardi di euro (+26,6% rispetto al 2024), con un aumento significativo anche dei ricavi (+8%) e dell’EBITDA (+8,2%). L’utile netto è cresciuto del 7,9%, attestandosi a 587,7 milioni di euro. L’azienda conferma un outlook positivo per il 2025, prevedendo ricavi per 4,03 miliardi, un EBITDA di 2,70 miliardi e un utile netto di 1,08 miliardi, sostenuti da un piano investimenti di circa 3,4 miliardi per sviluppare un sistema elettrico più sicuro ed efficiente.
Per quanto riguarda Poste Italiane, l’attuale Consiglio di Amministrazione, nominato dall’assemblea dell’8 maggio 2023, rimarrà in carica fino all’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2025. Silvia Maria Rovere, Presidente (al suo secondo mandato), e Matteo Del Fante, Amministratore Delegato (al terzo mandato), viaggiano verso una probabile riconferma, insieme al Condirettore Generale Giuseppe Lasco, grazie anche ai risultati ottenuti dal gruppo negli ultimi anni e al consolidamento di progetti strategici come Polis. Lanciato ufficialmente a fine ottobre 2022, con il via libera della Commissione europea e presentato pubblicamente il 30 gennaio 2023, il Progetto Polis ha l’obiettivo di trasformare circa 7.000 uffici postali nei piccoli comuni in sportelli unici digitali. Il piano, finanziato con 800 milioni di euro del PNRR e 400 milioni di investimenti da parte del gruppo, prevede anche la realizzazione di 250 spazi di coworking e interventi a supporto della transizione digitale ed energetica. Laddove poi Matteo Del Fante dovesse salire alla guida di Generali, Giuseppe Lasco salirebbe alla guida di Poste Italiane garantendo una sostanziale continuità.
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