01 Agosto 2025
La partita sul sistema bancario italiano è tutt’altro che chiusa. In attesa del completamento dell’Ops lanciata da Mps su Mediobanca – operazione destinata a concludersi l’8 settembre – il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha riattivato i contatti sul dossier Banco BPM. Dalle informazioni raccolte da Il Giornale d'Italia, l’obiettivo è rilanciare il progetto del Terzo Polo bancario italiano, con Mps come perno e Piazza Meda come partner strategico. Un progetto già pensato prima dell’irruzione di UniCredit, che torna ora di stretta attualità dopo il passo indietro della banca guidata da Andrea Orcel.
Fonti vicine al dicastero confermano che il ministro Giancarlo Giorgetti ha riaperto il tavolo tecnico interno che segue le operazioni di sistema. Coordinato dalla direzione competente del Tesoro, il gruppo di lavoro – probabilmente con il coinvolgimento diretto di Riccardo Barberi Hermitte – analizza le condizioni per rilanciare un’operazione tra Mps e Banco BPM che possa consolidare un player bancario nazionale con massa critica, ampia copertura territoriale e governance italiana.
Si tratta di una risposta sia alla fine del progetto UniCredit–Banco BPM, sia all’avanzata di Crédit Agricole, che dopo aver rastrellato quasi il 20% del capitale, ha chiesto alla BCE di salire ulteriormente, con l’idea (sempre più concreta) di lanciare un’Opas.
Il Governo è consapevole che la finestra per agire si sta restringendo. L’operazione Mps-Mediobanca si concluderà entro settembre, e già in autunno potrebbe essere tecnicamente possibile avviare un nuovo percorso aggregativo. Al tempo stesso, l’iniziativa francese su Banco BPM avanza, e con essa il rischio che un pilastro del sistema bancario finisca sotto influenza estera.
Diversamente dal caso UniCredit, che è stato bloccato usando lo strumento del golden power, Crédit Agricole soddisfa tutti i requisiti imposti all’epoca dal Governo: assenza di esposizione in Russia, disponibilità a investire in titoli di Stato italiani tramite Amundi e rispetto (almeno formale) dei parametri sugli impieghi. Ciò rende molto più difficile un eventuale stop politico o normativo.
Banco BPM, con la sua forte presenza nel Nord Italia, l’esposizione nel credito alle imprese e un pacchetto consistente nel risparmio gestito, rappresenta un asset strategico nel mosaico bancario nazionale. La sua recente acquisizione del controllo di Anima Holding rafforza questa posizione, e rende la banca ancora più appetibile per chi intende costruire un gruppo bancario a tutto tondo. Da qui l’interesse di Parigi, ma anche la necessità per Roma di muoversi rapidamente.
L’AD Giuseppe Castagna ha più volte difeso l’autonomia del gruppo, ma senza chiudere la porta a eventuali operazioni. Dopo il ritiro di UniCredit, ha parlato esplicitamente della necessità di restare vigili: «Siamo sotto i riflettori di chiunque abbia progetti di aggregazione», ha scritto ai dipendenti. Un modo per dire che la pressione del mercato – e quella politica – non si sono fermate.
La posta in gioco è alta. Se l’operazione tra Mps e Mediobanca si chiuderà positivamente, e se il Governo riuscirà a mantenere un ruolo centrale nel dossier Banco BPM, l’Italia potrebbe tornare a disporre di un terzo polo bancario forte, autonomo e strategico. Ma la competizione è aperta, e Crédit Agricole ha già fatto la sua mossa. L’autunno sarà il momento della verità: il tempo stringe, e Roma non intende restare a guardare.
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