15 Dicembre 2025
L’intervista a Roberto Masiero, presidente di TIG – The Innovation Group, restituisce una lettura nitida dello stato dell’innovazione pubblica in Italia. Non un esercizio celebrativo, ma un’analisi basata sui dati raccolti dal Digital Italy Summit, divenuto negli anni un punto di riferimento per imprese, istituzioni e policy maker. TIG, nato nel 2009, ha assunto il ruolo di osservatorio permanente: una piattaforma che raccoglie visioni, esigenze e strategie dei decisori pubblici e privati, contribuendo alla definizione delle politiche digitali nazionali.
Il valore economico della PA: perché l’innovazione è imprescindibile
Masiero parte da un dato tutt’altro che marginale: nei Paesi avanzati la Pubblica Amministrazione pesa tra il 30% e il 50% del PIL. È quindi un attore macroeconomico centrale. Per questo la sua efficienza – o inefficienza – incide direttamente sulla competitività nazionale. Nell’economia dell’informazione, la capacità della PA di raccogliere, gestire e trasformare dati in servizi determina la velocità del sistema produttivo. Da qui il ruolo strategico dell’Intelligenza Artificiale, vista come leva capace di migliorare produttività, qualità regolatoria e tempestività decisionale.
Le luci: piattaforme digitali mature e interoperabilità crescente
Gli investimenti del PNRR hanno prodotto risultati tangibili. Oltre 40 milioni di cittadini dispongono di un’identità digitale attiva; la piattaforma PagoPA gestisce volumi di pagamento elevatissimi; la Piattaforma Digitale Nazionale Dati registra circa 50 milioni di scambi mensili tra 8.000 amministrazioni. Questi “mattoni” infrastrutturali – identità, pagamenti, interoperabilità – configurano una Digital Public Infrastructure coerente, finalmente paragonabile agli standard europei. La PA dispone oggi di strumenti moderni, integrati e scalabili.
Le ombre: burocrazia stratificata e regole inadatte alle differenze territoriali
I progressi infrastrutturali non bastano però a garantire un’amministrazione davvero moderna. Masiero individua tre criticità strutturali. Primo, una burocrazia stratificata, frutto di decenni di norme sovrapposte senza una regia organica, che rende complesso semplificare i procedimenti: piattaforme digitali avanzate finiscono così per convivere con processi antiquati. Secondo, un sistema di regole uniformi applicate a soggetti profondamente diversi – ministeri, agenzie, Regioni, Comuni – che genera inefficienze e ostacola l’adattamento alle esigenze locali.
Competenze e ricambio generazionale: la sfida più urgente
Il terzo snodo è quello delle competenze. Con 700.000 pensionamenti previsti nei prossimi anni, la PA affronta un passaggio critico. Senza meccanismi efficaci di selezione e attrazione dei talenti, il rischio è che l’amministrazione diventi un rifugio di profili non qualificati, perdendo l’occasione storica di rinnovarsi con figure tecniche e gestionali capaci di sostenere la trasformazione digitale. Una PA moderna necessita di meno personale, ma più specializzato.
Verso una PA predittiva: l’IA come struttura portante del servizio pubblico
Il futuro delineato da Masiero guarda a modelli come l’Estonia, dove la PA diventa “invisibile”, integrata e capace di anticipare bisogni e situazioni. Anche in Italia emergono segnali incoraggianti: l’INPS utilizza algoritmi predittivi per analizzare il mercato del lavoro; Sogei ha avviato circa 50 progetti di IA. L’obiettivo è trasformare l’amministrazione da erogatore reattivo a soggetto proattivo, capace di offrire servizi personalizzati basati sui dati disponibili.
Interoperabilità europea e nuova idea di welfare
Il percorso italiano si inserisce nel quadro europeo del Single Digital Gateway, che punta a uniformare l’accesso ai servizi digitali nei 27 Stati membri. La sfida è duplice: garantire inclusione digitale, soprattutto in un Paese tra i più anziani al mondo, e utilizzare i dati per costruire un welfare personalizzato, capace di intercettare i bisogni prima che diventino emergenze. Ciò richiede infrastrutture solide, cloud pubblico e ibrido, cybersecurity rafforzata e servizi digitali pienamente accessibili.
Governance, formazione, visione: le condizioni della svolta
La quantità di investimenti – cloud, interoperabilità, cybersecurity, competenze – è imponente. Ma senza una governance stabile, capace di coordinare enti, standard e piattaforme, il rischio è la dispersione delle risorse. È qui che si giocherà la vera partita della PA italiana. Per un Paese che vuole essere liberale, europeista e riformista, la digitalizzazione non è un ornamento, ma la condizione essenziale per competitività, sostenibilità della finanza pubblica e credibilità istituzionale.
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