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Banco BPM, i francesi di Crédit Agricole superano il 20% in Piazza Meda; rafforzata la posizione come primo azionista dell'istituto

La banca francese incrementa la quota complessiva al 20,1% tramite total return swap e conferma la strategia di influenza stabile; intanto, il MEF valuta un asse Mps–Banco BPM per creare un Terzo Polo bancario italiano

05 Agosto 2025

Banco BPM, i francesi di Crédit Agricole superano il 20% in Piazza Meda; rafforzata la posizione come primo azionista dell'istituto

Crédit Agricole incrementa la propria presenza nel capitale di Banco Bpm. Secondo quanto emerge dalle comunicazioni alla Consob, l’istituto francese ha superato la soglia del 20% del capitale attraverso l’utilizzo di strumenti derivati, nello specifico un contratto di tipo total return swap pari allo 0,3%. Tale posizione, detenuta tramite la controllata Delfinances, si aggiunge alla quota del 19,804% già posseduta con diritti di voto, portando la partecipazione complessiva al 20,1%.

Il contratto derivato prevede regolamento in contanti, ma include la possibilità, subordinata all’ottenimento delle autorizzazioni necessarie, di convertire l’operazione con consegna fisica delle azioni sottostanti.

La richiesta alla BCE e la strategia di investimento

L’11 luglio scorso Crédit Agricole aveva presentato alla Banca Centrale Europea una richiesta formale per salire oltre la soglia del 20%, obiettivo dichiarato dalla banca francese come parte di una strategia di rafforzamento dell’investimento in Banco Bpm. In tale contesto, il gruppo ha ribadito che non intende acquisire né esercitare il controllo sull’istituto italiano, mantenendo la propria partecipazione al di sotto della soglia che farebbe scattare un’Opa obbligatoria; ma Olivier Gavalda, nuovo amministratore delegato di Crédit Agricole, e già coinvolto nel progetto, avrebbe il "sogno" di replicare quanto già realizzato da Bnp Paribas con Bnl, rafforzando in modo decisivo la presenza francese nel sistema bancario italiano.

Nessuna intenzione di controllo, ma influenza stabile

In una dichiarazione d’intenti indirizzata alla Consob, Crédit Agricole ha precisato di voler qualificare il proprio investimento da un punto di vista tecnico e contabile nell’ambito dell’"influenza notevole", coerentemente con il ruolo di socio e partner industriale di lungo termine. Il gruppo ha inoltre confermato l’intenzione di esercitare i diritti societari previsti dalla legge e dallo statuto attraverso le proprie partecipazioni, sia dirette sia indirette. Dalle informazioni raccolte da Il Giornale d'Italia però Gavalda starebbe studiando il possibile lancio di un'Opas, in parte cash e in parte azioni, previa verifica con il CdA, accordo con il MEF e il Governo italiano.

Verso il Terzo Polo Bancario: Roma rilancia l’asse Mps–Banco BPM per contrastare Crédit Agricole

La partita per il futuro del sistema bancario italiano è ancora aperta. In attesa del completamento dell’Ops di Mps su Mediobanca (previsto per l’8 settembre), il Ministero dell’Economia sta riattivando i contatti per un’aggregazione tra Mps e Banco BPM. L’obiettivo è creare un Terzo Polo bancario nazionale, con governance italiana e massa critica, in risposta sia al fallimento del progetto UniCredit–Banco BPM sia all’avanzata di Crédit Agricole, che punta a rafforzare la propria presenza in Italia.

Il Mef ha riaperto un tavolo tecnico per valutare la fattibilità dell’operazione, consapevole che la finestra per agire si sta chiudendo. Banco BPM, con la sua forte presenza nel Nord e nel risparmio gestito (rafforzata dall’acquisizione di Anima Holding), è un asset strategico sia per Roma sia per Parigi.

L’AD di Banco BPM, Giuseppe Castagna, ha ribadito la volontà di mantenere l’autonomia, ma resta aperto ad operazioni di consolidamento. Se il piano Mps–Mediobanca andrà a buon fine e il Governo riuscirà a mantenere Banco BPM in orbita nazionale, l’Italia potrà contare su un terzo polo bancario forte e indipendente. Ma la sfida con Crédit Agricole è serrata, e l’autunno sarà decisivo.

Davide Leone sale all’8% di Banco BPM

Il finanziere italo-britannico Davide Leone, tramite il suo hedge fund DL&Partners, ha rafforzato la partecipazione in Banco BPM, salendo all’8,169% e diventando il secondo azionista dopo Crédit Agricole. La partecipazione, valutata circa 1,2 miliardi di euro, è composta da una quota con diritto di voto diretto e da posizioni lunghe. Leone, investitore storico in BPM, affianca così il patto di consultazione delle fondazioni e casse previdenziali (6,51%).

L’incremento della partecipazione è avvenuto poco prima del ritiro dell’offerta di UniCredit e in un momento favorevole per nuove aggregazioni bancarie. Leone, da sempre favorevole al consolidamento del settore, potrebbe ora giocare un ruolo chiave nel futuro risiko bancario italiano.

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